La S.ra Pina possiede un immobile adibito ad uso commerciale che da tanti anni concede in locazione ad un pizzaiolo il quale sistematicamente le chiede di vendergli il locale. La risposta della S.ra Pina è sempre la stessa: io compro non vendo. Tale risposta esplicita una chiara evidenza, chi vuole comprare è in grado di farlo, se lo può permettere e magari lo ostenta anche, proprio come fa la S.ra Pina con il pizzaiolo rispondendogli fieramente, chi invece vende spesso è costretto a farlo a causa di contingenze negative o difficoltà finanziarie alle quali tenta di porre rimedio cedendo beni di sua proprietà (la propria ricchezza reale).
Questo esempio, peraltro reale (la s.ra Pina esiste veramente), è un caso in cui, contrariamente al solito, un ragionamento micro può essere ribaltato in un ottica macroeconomica.
Un Paese esportatore netto, di fatto, vende ad altri Paesi più beni di quanti ne acquisti. Ciò spesso è reso possibile sacrificando i lavoratori che vengono sottopagati e, più in generale, sotto tutelati per abbassare i costi di produzione e conseguentemente rendere i prodotti competitivi in termini di prezzo all’estero (modello cinese). Ne consegue che la maggior parte della popolazione patisce una condizione particolarmente svantaggiosa, si sfianca di lavoro e non beneficia dei beni reali che produce perché i bassi salari comprimono la capacità di acquisto dei lavoratori riducendo la domanda interna.
In Europa il rispetto dei vincoli di bilancio, cui gli Stati aderenti si sono sottoposti, di fatto impone ad ogni singolo Paese la realizzazione di surplus commerciali con l’estero innescando una selvaggia competizione internazionale che spinge gli Stati europei ad avvicinarsi sempre di più al modello cinese cui le tanto sospirate riforme strutturali in realtà tendono. L’Italia, già nel 2014, ha raggiunto il quarto posto nel mondo per surplus commerciale estero (escluso l’energia), qualcuno nota benefici? In definitiva le nazioni europee, pregiudicando l’interesse dei loro stessi popoli, hanno deciso di non comprare bensì di vendere, ma le vendite celano una svendita, quella dei diritti dei lavoratori costretti a rinunciare a fondamentali conquiste sociali.
La S.ra Pina ha capito tutto poiché ha compreso che in Economia, parafrasando Warren Mosler, è meglio prendere che dare.