Il Commento

Inps e Istat

Loghi Inps e Istat

Il report mensile dell’osservatorio sul precariato dell’Inps pubblicato il 10 agosto sui nuovi contratti di lavoro è stato salutato con grandissima soddisfazione dal Governo ed in particolare dal presidente del Consiglio Renzi. Quei dati sono stati interpretati come una conferma del presunto miglioramento dell’economia italiana attribuibile, secondo il Governo, alle riforme strutturali come il Jobs Act:

I dati dell’Inps sull’occupazione stabile sono indizi, ancora parziali, ma molto chiari che l’Italia sta proseguendo nella direzione giusta, quella dell’uscita dalla crisi

ha dichiarato Lorenzo Guerini, vicesegretario del Pd, ma sono stati letti anche come “correzione” ai dati sulla disoccupazione pubblicati dall’Istat relativi al mese di giugno.

In realtà sia i dati Istat sia i dati Inps sono tra loro perfettamente congruenti.

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L’Istat ha presentato fondamentalmente la fotografia al 30 giugno 2015: il numero assoluto delle persone che possono lavorare, di quelle che hanno lavorato, e di quelle rimaste disoccupate.

L’Inps, per lo stesso periodo, ha fotografato il numero dei rapporti di lavoro attivati nel primo semestre 2015. Pertanto l’Inps riporta come dato quanti contratti di lavoro sono stati aperti, rinnovati o modificati tra le persone che erano occupate nello stesso periodo.

Il dato dell’Inps ci informa che l’obiettivo del Jobs Act è stato sicuramente raggiunto, ovvero il Jobs Act ha trasformato i contratti a tempo determinato in contratti a tutele crescenti a tempo indeterminato, garantendo ai datori di lavoro di usufruire della stessa flessibilità in uscita già utilizzata con i contratti a tempo determinato.

In definitiva le riforme strutturali hanno portato ad un consistente aumento delle variazioni contrattuali ma non hanno creato posti di lavoro in più.

Questo è quanto la fotografia di quello che normalmente succede nell’economia: i posti di lavoro non si creano per decreto ma sempre e semplicemente se aumenta la domanda aggregata di beni e servizi. Obiettivo difficile se si continua a tagliare la spesa pubblica per privilegiare il rigore dei conti.


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