La Teoria

Il mito della capacità della Fed di controllare l’offerta di moneta

Il mito della capacità della Fed di controllare l'offerta di moneta

Mosler e i Post-Keynesiani

Scopo di questa sezione è mostrare i parallelismi tra l’analisi di Mosler e la visione post-keynesiana della moneta. Saranno esaminati i punti e le conclusioni comuni in materia di teoria monetaria.

Il mito della capacità della Fed di controllare l’offerta di moneta

Uno dei punti focali in Soft Currency Economics, punto che è anche parte integrante della discussione post-keynesiana sulla moneta endogena è l’affermazione di politica monetaria riportata di seguito:

La politica monetaria determina il prezzo del denaro e ne determina la quantità solo indirettamente. (Mosler, 1995, p. 3)

Questo postulato è anche al cuore della teoria post-keynesiana della moneta endogena. Molti economisti hanno affermato lo stesso imperativo ripetutamente:

Il sistema bancario non ha […] controllo diretto sulla quantità di moneta. La principale influenza diretta che il sistema bancario esercita è sul tasso d’interesse a breve termine. (Keynes, 1930)

È noto che in tutte le economie basate sulla moneta-credito il livello nominale dei tassi d’interesse è fissato in maniera esogena dalla banca centrale piuttosto che dallo stock di moneta nominale […]. (Moore, 1988, p. 254)

La determinazione del tasso d’interesse non è soggetta ad alcuna legge generale […] Il livello dei tassi d’interesse in ogni situazione data è chiaramente determinato dalle autorità monetarie… (Pivetti, 1988, p. 282 come riportato in Lavoie, 1992, p. 194)

Gli economisti Post-Keynesiani riconoscono che le banche centrali possono controllare il tasso d’interesse ma non l’offerta di moneta. Riconoscono inoltre che la determinazione del tasso d’interesse di breve termine è il principale strumento della politica monetaria. Mosler è sulla stessa linea:

La Fed ha il controllo ultimo sul tasso d’interesse […] il tasso d’interesse overnight * è lo strumento primario della politica monetaria. (Mosler, 1995, p. 3)

* Mosler usa l’espressione “tasso d’interesse overnight” in luogo di “tasso d’interesse di breve termine” usato dai Post-Keynesiani.

Ciò è coerente con la valutazione del tasso d’interesse di Kaldor:

Il tasso d’interesse […] è il solo strumento sotto il pieno controllo del Governo. (Kaldor, 1985, come citato in Wray, 1990, p. 133)

Come fa notare Moore (1988) la stessa conclusione è stata ripetuta anche da Goodfriend e Greider, i quali sottolineano che il controllo sul tasso d’interesse è lo strumento fondamentale a disposizione delle autorità monetarie anche se poi queste si rifiutano di riconoscerlo per ragioni politiche (Moore, 1988, p. 137). La conclusione di Mosler è valida non solo negli Stati Uniti ma in tutto il mondo. Goodhart scrive che in molti Paesi le autorità monetarie centrali hanno fallito nel controllo dell’offerta di moneta. Pertanto hanno abbandonato il monetarismo e hanno smesso di porsi obiettivi in termini di aggregati monetari per concentrarsi sulla determinazione dei tassi d’interesse. (Goodhart, 1989, p. 297)

L’analisi di Mosler mostra che con le regole di contabilità della riserva vigenti la Fed non ha modo di controllare direttamente l’offerta di moneta.

Egli espone alcuni dei fattori che contribuiscono a ciò:

Anche se questo sistema è detto di contabilizzazione corrente è, nella pratica, un sistema di contabilità differita perché prevede ancora un ritardo di due giorni nella contabilizzazione […]. (Mosler, 1995, p. 7)

Con il sistema di contabilizzazione differita i requisiti di riserva sono essenzialmente determinati in anticipo. Pertanto:

Il mercato delle riserve è inelastico nel brevissimo periodo [e] di fatto le banche non possono modificare i requisiti di riserva obbligatoria vigenti. (ibid.)

Si tratta della stessa spiegazione adottata da Moore:

I depositi correnti […] determinano in anticipo l’ammontare della riserva […] la domanda di riserve in ciascun periodo di mantenimento è inelastica. (Moore, 1988, p. 114)

Mosler prosegue la sua discussione sul sistema di contabilizzazione delle riserve sostenendo che l’adozione nel 1984 del sistema vigente, riducendo il ritardo tra il periodo di contabilizzazione e quello di mantenimento, non aumentò il grado di controllo della Fed sull’offerta di moneta. Questa trattazione è supportata anche da Robert D. Laurent:

La riduzione del ritardo nella contabilizzazione non ha aumentato (e non poteva farlo) il grado di controllo della Fed sull’offerta di moneta perché i requisiti di riserva degli istituti di deposito si basavano sull’ammontare complessivo dei depositi del periodo contabile precedente. (Laurent, 1982, p. 3536)

Mosler arriva anche alla conclusione che, poiché il sistema bancario ha a che fare con “una riserva obbligatoria fissa in prossimità del termine di ciascun periodo di calcolo”, la Fed non può fare altro che agire sulla difensiva nei mercati monetari e offrire le riserve di cui il sistema bancario ha bisogno. L’opinione di Mosler secondo cui la Fed deve soddisfare le necessità del sistema bancario è coerente con l’analisi Post-Keynesiana:

A meno che la Fed non fornisca riserve aggiuntive […] almeno una banca non riuscirà a soddisfare i requisiti di riserva obbligatoria. (Mosler, 1995, p. 8)

Se la banca centrale non offre la quantità necessaria di base monetaria, nessun altro lo farà! (Lavoie, 1992, p. 165)

Se le banche non riescono a ottenere sul mercato dei fondi federali le riserve di cui necessitano, indipendentemente dal fatto che queste siano calcolate con i sistemi LRA o CRA [1], saranno costrette a rivolgersi alla Fed e a prendere a prestito dalla finestra di sconto. (Moore, 1988, p. 139)

Wray cita l’affermazione di Moore secondo cui il sistema di contabilizzazione corrente della riserva non ha eliminato l’obbligo per la Fed di agire come prestatore di ultima istanza. Infatti la Fed deve offrire le riserve necessarie negli ultimi due giorni [del periodo di contabilizzazione] per consentire alle banche di soddisfare i requisiti di riserva obbligatoria cui sono soggette. (Wray, 1990, p. 197)

Nell’ulteriore discussione sull’inelasticità Mosler sostiene che le decisioni di prestito sono in genere indipendenti dalle necessità di riserve. Sostiene che “la domanda di prestiti è sintomo di crescita economica ed è molto rigida nel brevissimo periodo”. Lo stesso sostengono Musella e Panico, secondo cui “nei sistemi finanziari moderni le banche non sono in grado di modificare di loro iniziativa il volume dei prestiti pendenti” (Musella e Panico, 1993, p. 39). Mosler afferma inoltre che il sistema bancario statunitense non è in grado di espandere o contrarre il volume dei depositi nell’immediato al fine di soddisfare i requisiti di riserva di breve periodo, pertanto la Fed è costretta a intervenire nuovamente. Questa analisi è stata sostenuta in numerosi altri contributi in letteratura:

[…] la stabilità del sistema finanziario richiede che la Fed intervenga come prestatore di ultima istanza poiché a livello aggregato è impossibile per il sistema bancario privato liquidare asset per ottenere riserve. (Wray, 1990, p. 210)

La funzione di prestatore di ultima istanza della banca centrale […] le rende impossibile fissare limiti rigidi alla quantità di contante che è disposta a mettere a disposizione delle banche commerciali tramite un nuovo sconto. La finestra di sconto non può essere chiusa. (Kaldor, 1981, p. 456)

 

Note del Traduttore

1.^ LRA: Lagged Reserve Accounting, metodo di contabilizzazione differita della riserva. CRA: Contemporaneous Reserve Accounting, metodo di contabilizzazione corrente della riserva.

 

Originale pubblicato nel giugno 1996

Traduzione a cura di Andrea Sorrentino, Supervisione di Maria Consiglia Di Fonzo


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