L’editoriale di Francesco Giavazzi per il Corriere della Sera dello scorso 17 giugno dimostra ancora una volta come la narrazione dei soldi dei contribuenti che finanziano la spesa pubblica sia un’abile invenzione per far digerire alla collettività le scelte a favore dei mercati. Questa volta Giavazzi mette in allerta il contribuente sul pericolo che, con la scusa della crisi Covid-19, i suoi soldi vengano usati per salvare quelle imprese di cui i mercati hanno già decretato la fine.
Nell’usare il denaro dei contribuenti per «salvare» le imprese bisogna quindi esercitare discrezione. D’altronde è il segnale che ci danno i mercati azionari: nel primo trimestre dell’anno il prezzo delle azioni di alcune compagnie di navigazione si è dimezzato mentre quello delle società hi tech è balzato. In altre parole, i prezzi di mercato di alcune aziende sono crollati perché gli investitori, temendo altre pandemie, le considerano esposte ad un rischio molto elevato.
La maggior parte dei lettori indovinerà facilmente l’esempio che Giavazzi porta nelle righe successive come evidenza. Alitalia, of course.
Diverso è prendere a prestito un euro per tenere in vita un’impresa che non è profittevole, né prima del lockdown, né dopo. I tre miliardi di euro spesi per salvare Alitalia ne sono un esempio. Quel denaro lo Stato dovrà rimborsarlo, ma le risorse dovranno mettercele i cittadini.
L’invito al vederci chiaro su come lo Stato utilizza i soldi esercita sempre un grande fascino sul contribuente, che noi di Rete MMT ci sentiamo però di tranquillizzare: le tasse non finanziano la spesa pubblica. Lo Stato non ha necessità delle tasse dei contribuenti per risollevare l’economia e aiutare le imprese in fortissima difficoltà a causa dell’emergenza Covid-19. Qui spieghiamo perché.
Lo Stato può aiutare Alitalia e allo stesso tempo le imprese hi-tech senza che questo abbia un impatto sulla dichiarazione dei redditi del contribuente. I contribuenti statunitensi non hanno visto aumentare le tasse dopo che il Congresso ha varato il pacchetto di stimolo all’economia e probabilmente i cittadini giapponesi si chiederanno quale sia il senso del dibattito, tutto europeo, su come i Governi dei Paesi dell’Eurozona finanzieranno i piani di rilancio. Mentre qui si dibatte su quale strumento sia meno doloroso tra Recovery Fund, MES, SURE, ecc, fuori dall’Eurozona le Banche Centrali svolgono il proprio ruolo… e fine dei discorsi.
Lo Stato ha il dovere di orientare progettualità e azione in una direzione diversa da quella voluta dai mercati. I mercati non credono nel rilancio di Alitalia perché guardano alla redditività dell’investimento. Lo Stato deve perseguire l’interesse pubblico. Quando gli aerei di linea erano fermi per il lockdown, Alitalia, in coordinamento con l’Unità di Crisi della Farnesina, era impegnata a facilitare il ritorno in Italia di tanti connazionali all’estero. La domanda che il contribuente deve farsi è: “ci sono vantaggi per la collettività nell’avere una compagnia di bandiera?”.
E i lavoratori? Anche qui Giavazzi fa presa sulle preoccupazioni del contribuente per far passare la linea del più mercato meno Stato:
Proteggere i posti di lavoro solo se si è ragionevolmente certi che le imprese in cui lavorano ce la faranno, altrimenti si gettano al vento i denari dei contribuenti.
È una missione ardua quella di Giavazzi, erigere nuove mura a sostegno del liberismo nonostante l’emergenza Covid-19 abbia dimostrato quanto lo smantellamento dell’intervento statale abbia comportato per tutti maggiori rischi e minori difese dalla pandemia.
Nell’editoriale scrive:
Osserva il filosofo Carlo Lottieri (Il Giornale, 17 giugno): «La nostra è una società che, a tutti i livelli, è in attesa di aiuti pubblici che, il più delle volte, non ci sono e non arriveranno. Non soltanto la miseria è divenuta un fenomeno di massa, ma spesso siamo psicologicamente incapaci di reagire, dominati dall’illusione che debbano essere altri a risolvere i nostri problemi. Colpisce l’assoluta inconsapevolezza di un governo che continua a moltiplicare regole e misure a favore di questo o quel gruppo, quando invece sarebbe necessario comprendere le vere radici della povertà: un insieme di leggi e imposte che stanno progressivamente riducendo la produttività delle imprese. E quando il sistema produttivo si ferma, sono proprio gli ultimi a pagare il prezzo più elevato».
Le frasi riportate da Giavazzi sintetizzano, a loro modo con efficacia, le fondamenta del pensiero liberista e di come la trovata narrativa dei soldi dei contribuenti che finanziano la spesa pubblica sia un’invenzione funzionale agli interessi del solo mercato. Chiaramente l’editoriale si chiude con la raccomandazione a ricordarsi dei vincoli di bilancio.
Mentre in Italia Giavazzi utilizza l’emergenza Covid-19 per ridare forza all’agenda liberista, negli USA Pavlina Tcherneva, intervistata da Huffpost, spiega come solo un importante intervento dello Stato potrà dare forma a una società post-Covid equa, moderna e orientata all’interesse collettivo.
Confrontate le parole dell’economista MMT con quelle di Giavazzi: questa è una battaglia tra due visioni di società opposte.
Il job guarantee … è un’opzione pubblica per un lavoro che fornisce salario e benefici di base. Se non riesci a trovare lavoro per un motivo o per un altro, puoi essere certo che puoi andare all’ufficio di disoccupazione e ti verrà garantito … ci sarà un’opportunità di lavoro lì. Oggi abbiamo un problema su larga scala. Quindi sono necessari tutti i tipi di impiego e assunzione. Abbiamo alcune cose molto concrete da affrontare, come la crisi Covid, che richiedono un servizio pubblico … Dobbiamo assicurarci che gli anziani siano curati e che i centri sanitari abbiano personale adeguato…
Ma anche prima di questa pandemia abbiamo avuto molte comunità in difficoltà. Abbiamo persone che vivono in condizioni terribili e comunità inquinate che non hanno acqua pulita. Quello che sto dicendo è che il servizio pubblico è stato trascurato per così tanto tempo che abbiamo bisogno di un settore pubblico molto robusto solo per soddisfare queste esigenze…
… Ma la garanzia di lavoro è che se ti succede qualcosa e hai bisogno di un lavoro, devi devi poter entrare in un centro per l’impiego e ottenerne uno.
Smantellare la credenza della spesa pubblica finanziata dalle tasse consente al contribuente di emanciparsi dai meri criteri ragionieristici con cui è indotto a valutare le scelte politiche ed economiche e di riappropriarsi della dimensione di cittadino. E di non cadere vittima delle narrazioni alla Giavazzi.