L'Editoriale

Grecia: la fine di uno Stato

Sulla questione Grecia, risoltasi in modo deflagrante per il paese ellenico e, soprattutto, per i suoi cittadini, continua a parlarsi di un accordo che il “povero” Tsipras non poteva far altro che accettare.

Sul punto qualche interrogativo sarebbe d’obbligo.

Come si fa a difendere Tsipras, un pupazzo che dice di voler combattere l’austerità restando nell’euro e nei trattati europei (come dire di voler dimagrire ingurgitando 8000 kCal al giorno seduto sul divano)?

Mettere fine all’austerità implica per forza fare più deficit, cioè sforare il limite del 3% imposto dai trattati UE, diversamente non vi è alcuna alternativa che proseguire nelle cosiddette “riforme” che, a tratti, sembrano richiamare le famose “docce” destinate ai prigionieri dei nazisti nei campi di concentramento.

Questo termine,“riforme”, ormai ripetuto all’ossessione, altro non è che un insieme di operazioni di compressione dello Stato e delle sue funzioni sociali di sostegno alla cittadinanza, con riduzione, fino alla scomparsa, del suo intervento nella società e la progressiva spoliazione di tutti i suoi beni e funzioni a garanzia dell’interesse pubblico.

Dov’è l’accordo quando, contrariamente alla volontà espressa dal popolo, viene FORZATAMENTE previsto di depredare un Paese sotto la minaccia di lasciarlo senza denaro, cioè senza quei “bit” generati con un pulsante dalla BCE? Quale accordo può fare qualcuno che si trova al tavolo con una resa da firmare e la pistola puntata alla tempia? Ovviamente la tempia non è quella di Tsipras che già si comportava come kapò per conto della Troika, bensì quella del popolo greco che non ha mai avuto scelta, solo la breve illusione di un refendum-farsa, abdicazione della politica.

A ben guardare stiamo assistendo alla fine della Grecia come soggetto giuridico, alla sua liquidazione a seguito di procedura fallimentare al pari di una qualunque società commerciale, perché è finita la sua quota di “bit” sul computer.

Quindi non se ne può che dedurre il fine ultimo dell’eurozona: la cancellazione dello Stato come ente giuridico, delle sue funzioni e della sua ragion d’essere. In questo contesto i Governi dei singoli Paesi sono ridotti a meri commissari liquidatori a favore del mercato, vero dominus dell’eurozona. Il prossimo Paese potrebbe essere l’Italia, già in fila per le “docce” delle riforme Renziane e, prima ancora, Montiane.


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