Uno dei concetti cardine della Modern Money Theory è la distinzione tra utilizzatore ed emettitore della valuta. Capire la differenza non è un mero esercizio di ragionamento macroeconomico, ma equivale a comprendere i meccanismi fondamentali che regolano i rapporti sociali e orientano i comportamenti verso gli altri e l’esterno. Significa entrare nel terreno dell’Etica.
Cogliere la differenza tra emittente e utilizzatore della valuta permette di non cadere vittime dell’errore di paragonare il comportamento dello Stato a quello del padre di famiglia, il quale può spendere solo quello che ha guadagnato in precedenza (e mettere da parte qualche soldo per i tempi difficili). Il padre di famiglia è un utilizzatore della valuta mentre lo Stato ne è l’emettitore (laddove gli Stati non si sono autoimposti regole diverse). Il pensiero liberista ha utilizzato il paragone Stato-padre di famiglia con un intento preciso: ricondurre la progettualità dello Stato da una dimensione di alta potenzialità ad una decisamente ridotta, alla stregua degli altri attori economici.
Il mainstream economico di orientamento liberista è declinato intorno all’esigenza del singolo individuo di cercare la massima soddisfazione economica nella gestione delle risorse scarse che l’economia mette a disposizione. Lo stesso benessere collettivo è visto come somma del benessere dei singoli, compreso lo Stato, concepito come singolo soggetto economico.
Riconoscere allo Stato il ruolo di esclusivo emettitore della moneta significa rompere il paradigma individualista. Il monopolista della valuta è in grado, creando moneta dal nulla, di traguardare l’obiettivo del benessere collettivo perché è l’unico che può attivare tutti i beni e le risorse reali presenti.
Nessun soggetto privato e nessuna logica di profitto può garantire istruzione e cure per tutti, solo lo Stato è in grado di pagare tutti gli insegnanti e i medici necessari. Questo è il valore sociale della sua progettualità.
La sostenibilità ambientale rischia di trasformarsi in uno slogan se a guidare il cambiamento non sarà lo Stato con adeguati investimenti per la transizione energetica. Le intelligenze, le competenze, le potenzialità di cui disponiamo sono risorse reali che aspettano di essere attivare dalla spesa in deficit, ovvero dalla creazione di moneta dal nulla.
Non è possibile affrontare il tema dell’etica in finanza in maniera disgiunta dalla teoria macroeconomica e dalla comprensione dei sistemi monetari. Lo Stato, quando agisce nel ruolo di monopolista della valuta, è l’unico soggetto economico capace di creare ricchezza e benessere collettivo realizzando quello spazio sociale ed economico in cui i singoli possono esprimersi nel pieno compimento dei diritti costituzionali.
Articolo pubblicato sulla rivista Bergamo Economia nel mese di Luglio 2021