Il Servizio

Festival del Lavoro 2014 – Fiuggi 26/06/2014

Lo scorso 26 giugno la MMT – Modern Money Theory ha colto l’occasione per offrire spunti di riflessione e confronto attraverso l’analisi e la proposta d’intervento che intende inserire nel mainstream socio-economico e politico italiano attuale.

Il contesto è stato il Festival del lavoro di Fiuggi, evento annuale promosso dall’ordine dei consulenti del Lavoro. Warren Mosler è stato invitato come relatore nel panel “Europa sì, Europa no. L’Europa dei lavoratori”, a seguito dei seminari tenuti da Mosler stesso a Marzo 2014 in Calabria, organizzati in cooperazione da Università degli studi di Bergamo, Università della Calabria, Ordine dei Consulenti del lavoro e Associazione Rete MMT.

Mosler è intervenuto con la consueta lucidità, individuando nei limiti alla possibilità di indebitamento imposti ai Paesi dell’Eurozona dai Trattati europei la causa determinante dell’elevata disoccupazione e, evidenziata la causa del problema, ha – poi – proposto soluzioni alternative:

Restare nell’Eurozona con gli aggiustamenti seguenti:

  • dare un ultimatum alla Banca Centrale affinché allenti il vincolo all’indebitamento dal 3% all’8%;
  • attribuire ex lege alla Banca Centrale Europea il ruolo di Garante del debito dei Paesi membri;
  • applicare i Piani di lavoro transitorio.

Oppure:

  • tornare alla Lira, abbandonare il vincolo costituzionale auto-imposto di pareggio di bilancio e perseguire l’obiettivo di politica economica di piena occupazione.

Ha poi indicato possibili scenari nei quali il Paese potrebbe trovarsi, qualora la Banca Centrale rifiutasse l’ultimatum:

  • se decidesse di restare in Eurozona, continuerebbe a subire le politiche attuali e a soffrire la disoccupazione;
  • se tornasse alla lira e non superasse il vincolo costituzionale del pareggio di bilancio, addirittura peggiorerebbe la sua situazione.

Superare i vincoli imposti dai Trattati Europei e ricominciare a spendere a deficit è l’unica via per risolvere il problema della disoccupazione.

La maggior parte degli interlocutori presenti – come l’On. Matteo Colaninno (che sottolinea una presunta

non reversibilità

dell’Euro), il Sottosegretario Enrico Zanetti e il Presidente della Link Campus University – Vincenzo Scotti – ritengono opportuno che l’Italia rispetti le regole con l’intento di migliorarle in modo da poter fare – quindi – leva sulla sua affidabilità in Europa. E pur in presenza dei rigidi vincoli dell’architettura Eurozona tutti riconoscono, contraddittoriamente, la necessità di realizzare nuovi investimenti. Propongono, ad esempio, di non computare gli investimenti stessi nel limite del rapporto del 3% debito/PIL; al tempo stesso invece c’è chi, come Zanetti, dichiara di

non voler lasciare il debito

ai propri figli.

In particolare, Colaninno e il Presidente Scotti ritengono sia importante agire su una politica industriale volta ad alleggerire la burocrazia e a riposizionare le imprese manifatturiere italiane sul mercato internazionale, in modo da poter far fronte ad un aumento di domanda proveniente dall’export e sperimentare nuove produzioni. La proposta è quindi quella di proseguire nella costruzione di un sistema economico manifatturiero orientato alle esportazioni, senza il riferimento alla priorità della piena occupazione come obiettivo primario e con il rifiuto della proposta dei transition jobs.

Al contrario, le posizioni più vicine all’analisi e alla proposta della MMT sono state quelle di Walter Rizzetto (parlamentare M5S) e della scrittrice Elena Marisol Brandolini (autrice del libro “Morire di non lavoro”).

Il primo si è dimostrato favorevole all’aumento della spesa a deficit dello Stato, soprattutto nei settori welfare e delle infrastrutture sottolineando che i tagli alla spesa hanno come effetto la mancanza di commesse per le imprese, e la conseguente riduzione di assunzioni e opportunità di lavoro.

Elena Marisol Brandolini ha evidenziato come le varie forme di “resistenza dal basso” non siano più sufficienti né adeguate, ed ha invocato la necessità di attuare politiche attive del lavoro.

Da rilevare che – purtroppo – il dibattito sui punti strutturali messi in luce da Warren Mosler relativamente alla struttura istituzionale dell’Eurozona e all’impossibilità per gli Stati (sancita dai Trattati) di spendere con deficit adeguatamente ampi, non ha affrontato in modo chiaro e deciso questi temi che costituiscono il nodo macroeconomico del problema disoccupazione.

Allontanandosi dalla chiarezza e la logica dell’intervento di Mosler, gli interventi dei successivi relatori hanno lasciato irrisolte questioni di fondo che – non foss’altro per spirito di confronto in un dibattito aperto – avrebbero dovuto essere argomentate e giustificate. Altrimenti il titolo più corretto avrebbe dovuto essere: “Europa sì. A prescindere da come stiano i lavoratori”.

Le previsioni finali sugli sviluppi economici futuri in Italia, per ora, sono di una tendenza marginalmente positiva nel terzo trimestre, a cui seguirà probabilmente un peggioramento nel quarto trimestre. Deve avvenire un grosso cambiamento politico per risolvere il problema della disoccupazione.

Cambiamento che non si vede arrivare.


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