Dopo aver scongiurato una pericolosissima riforma costituzionale, quanto farebbe bene al Paese un’accozzaglia di partiti contro l’austerità?
Tutti i partiti che non sono al Governo, sia di destra sia di sinistra, compreso il Movimento 5 Stelle, si sono schierati uniti contro la riforma costituzionale ed hanno invitato i cittadini a votare No al referendum. Il Premier Renzi, com’è noto, li aveva definiti un’accozzaglia. Tuttavia l’esperienza referendaria ha dimostrato che esiste, nella più ampia e proficua trasversalità politica, lo spazio di adoperarsi per il raggiungimento di obiettivi comuni.
La vera battaglia che dovrebbe impegnare tutte le forze politiche è il rifiuto convinto dell’austerità, perché solo abbandonando una permanente politica fiscale restrittiva si aprirà la possibilità di ridurre l’imposizione fiscale, come piace alla destra, e di rafforzare il welfare, come piace alla sinistra. Aver impedito la modifica della parte seconda della Costituzione servirà a poco o nulla se non si rimuove l’ostacolo che impedisce a tutti i partiti di promuovere politiche economiche destinate a migliorare la condizione socioeconomica del Paese. La rimozione dell’austerità dovrebbe, quindi, essere un obiettivo comune a tutte le forze politiche, da perseguire allo stesso modo di come è stata affrontata la campagna referendaria a favore del No.
Che ben venga un’altra accozzaglia allora, possibilmente ancora più cospicua, purché conduca il Paese fuori dall’agonia, provocata dal sistema euro e dai dogmatici vincoli europei di bilancio, alla quale è stato condannato.