Breve commento ai dati macroeconomici dell’Italia pubblicati dall’Istat e dal documento di aggiornamento al DEF 2020. Commentiamo così quello che è avvenuto e quello che avverrà.
PIL
A peggiorare la riduzione del PIL la contrazione dei consumi dei privati, la riduzione degli investimenti e delle esportazioni.
L’indebitamento netto previsto nel quadro programmatico del Governo per il 2020 è pari al 10,8% a fronte di un avanzo primario del 7,3%. Nello stesso documento programmatico il Governo si impegna a un piano di rientro dell’indebitamento netto che già nel 2023 dovrebbe raggiungere il fatidico 3%. Considerato però che, alla luce dei dati evidenziati, un disavanzo del 10,8% risulta del tutto insufficiente a uscire dalla recessione, un percorso di risanamento dei conti è destinato a condannare l’economia italiana in breve tempo alla distruzione degli asset produttivi e alla svendita a interessi stranieri.
E se si parla dell’annientamento dell’economia italiana non può mancare la voce di chi ripete, anche oggi, che il rigore dei conti che il Governo attuerà negli anni futuri è poco e troppo in là nel tempo. Carlo Cottarelli ricorda al Governo, nell’articolo di qualche giorno fa “Una manovra a corto raggio”, che serve maggiore “coraggio” nell’intraprendere il recupero della rotta del rigore. Lo scenario a cui stiamo assistendo è destinato a peggiorare.
Tasso di inflazione
Continua la discesa anche nel campo dei valori negativi del tasso di inflazione, che per il mese di settembre collassa al -0,6%. Questo tasso di inflazione è la misura della forte contrazione subita in questi mesi dalla domanda aggregata interna di beni e servizi, ma anche dell’inutilità del sostegno che doveva venire dalle manovre economiche del Governo.
Bilancia dei pagamenti con l’estero
La bilancia dei pagamenti continua a ridursi in valore assoluto ma rimane sempre positiva per la contestuale riduzione delle esportazioni e delle importazioni, che risentono della minor capacità di domanda interna dell’Italia. Considerando i primi otto mesi dell’anno le esportazioni sono diminuite del 13,3% e le importazioni del 16,4% a causa della crisi scatenata dal Coronavirus.
Disoccupazione
La crisi in corso ha impattato in misura più acuta quei settori che fanno maggiore ricorso a forme di lavoro a tempo determinato, esponendo i lavoratori a termine a un grado di vulnerabilità più elevato.
Il lavoro misurato in ore lavorate ha subito un marcato arretramento del 7,5% nel primo trimestre rispetto al trimestre precedente e una caduta ancor più profonda nel secondo trimestre pari al 15,2% (sempre trim/trim). Essendo la riduzione delle ore lavorate superiore a quella dell’occupazione, nel semestre si è registrata anche una significativa riduzione delle ore lavorate per occupato. La riduzione dell’attività di ricerca di lavoro ha determinato l’espansione dell’inattività, con un aumento dell’1,8% del primo trimestre 2020 rispetto al precedente e un ulteriore aumento del 5,5% nel secondo trimestre. L’aumento dell’inattività ha nascosto nel periodo del primo semestre le tracce di una disoccupazione presente ma non espressa. A partire da maggio si è registrato un aumento dei disoccupati che ha determinato un aumento del tasso di disoccupazione (8,7% dal 7,4% di aprile) e una conseguente flessione del tasso di inattività (36,7% dal 37,6% di aprile). Questo andamento si è confermato nei mesi successivi con il 9,7% del tasso di disoccupazione di agosto a fronte di un tasso di inattività del 35,5%.