In tanti hanno evidenziato il fallimento dei Navigator, quelle figure professionali (circa 2˙900 persone) che dovrebbero aiutare i percettori del reddito di cittadinanza nella ricerca del lavoro.
L’attività dei Navigator è iniziata a dicembre 2019 dopo un percorso formativo specialistico e prima ancora la fase di selezione. Il profilo del Navigator medio è una donna di 35 anni, laureata in Giurisprudenza con 107/110 (dati ANPAL – Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro).
I destinatari del supporto dei Navigator non sono tutti i percettori del RdC ma chi tra questi ha sottoscritto il Patto per il lavoro, quindi poco più di 1˙000˙000 di adulti. Chi è ritenuto non in condizione di lavorare viene indirizzato ai servizi sociali del proprio Comune per la sottoscrizione del Patto per l’inclusione sociale (parliamo di circa 1˙000˙000 di adulti secondo i dati ANPAL dello scorso settembre).
Sino ad agosto 2020 solo circa 100˙000 persone hanno trovato un posto di lavoro. C’è chi attribuisce la responsabilità ai Navigator e chi al fatto che il Patto per il lavoro viene sottoscritto solo a valle dell’assegnazione del RdC e non prima come condizione vincolante all’assegnazione (è dura a morire l’idea che il disoccupato sia causa della sua condizione…).
Entrambe le posizioni orientano lo sguardo nella direzione sbagliata. Anche chi difende l’attività dei Navigator, giustificando gli scarsi risultati con il lockdown che ha ritardato gli incontri di orientamento e depotenziato l’efficacia del supporto, in realtà sta guardando il dettaglio perdendo di vista il contesto.
È impossibile trovare un lavoro quando i posti di lavoro non ci sono. Ci sono più disoccupati che posti di lavoro disponibili e il gap è destinato a salire. Ripescando la metafora di Phil Harvey dei 100 cani e dei 95 ossi (qui spiegata da Warren Mosler in Primavera Economica) ci sarà sempre un certo numero di cani che non potranno ottenere l’osso se gli ossi sono in numero inferiore ai cani. I Navigator non ne hanno colpa e tanto meno ne hanno i disoccupati. In una situazione drammatica come quella dell’economia ai tempi dell’epidemia facciamo il tifo per il rinnovo dei contratti dei Navigator; serviranno a poco ma rischiano di aumentare le fila dei disoccupati.
Il problema è la domanda aggregata ed è necessario aumentare il deficit per far ripartire l’economia. Urge l’attivazione di un Piano di Lavoro Transitorio, che le istituzioni dell’ambito delle politiche attive del lavoro potrebbero gestire in collaborazione con Regioni e Comuni. Un Piano di Lavoro Transitorio raggiunge quel risultato che le politiche attive del lavoro non possono ottenere. Chiaramente per tutto il tempo dei lockdown parziali o totali che non rendono possibile la ripresa delle attività è necessario prorogare e ampliare tutte le misure di sostegno al reddito e all’economia, come abbiamo illustrato qui.
I livelli occupazionali e la povertà sono una questione di macroeconomia. I Navigator non c’entrano.