Il Bollettino Economico MMT

Commento ai dati macroeconomici dell’Italia – Novembre 2020

Commento ai dati macroeconomici dell'Italia – Novembre 2020

I dati macroeconomici dell’Italia relativi al mese di novembre pubblicati dall’ISTAT confermano la gravità della crisi economica italiana e contemporaneamente l’insufficienza delle azioni del Governo. I numerosi decreti ristori nei fatti si sono rivelati tardivi rispetto alle urgenze dei settori coinvolti ed inutili rispetto alle esigenze.

PIL

Il dato sul prodotto interno lordo rappresenta un aggiustamento sui dati stimati a ottobre per i primi 3 trimestri di quest’anno. Il terzo trimestre 2020 è in miglioramento rispetto al precedente ma ben peggiore rispetto al terzo trimestre del 2019, come lo erano i precedenti due.

Disoccupazione

Il tasso di disoccupazione a ottobre è salito al 9,8% rispetto al 9,7% di settembre. Il dato è determinato da un contestuale aumento dei disoccupati e da una riduzione dell’occupazione, scesa a 22˙843 milioni di unità. Resta elevatissimo il numero delle persone inattive, circa 25,3 milioni, ovvero un numero pari alla somma degli occupati e dei disoccupati.

È come se in una partita di calcio un allenatore decidesse di giocare con soli 6 giocatori anziché 11 e lasciasse in panchina 5 giocatori che potrebbero benissimo giocare se solo l’allenatore (la nostra classe politica) lo volesse.

Un vero suicidio economico.

Più significativo il peggioramento del tasso di disoccupazione giovanile, salito al 30,3% dal 29,7% di settembre.

Tasso di inflazione

Il dato sull’inflazione identifica la continua riduzione della domanda aggregata interna, ovvero la diminuzione del potere di acquisto degli Italiani dovuta all’aumentare della disoccupazione e alla riduzione degli stipendi.

Il dato rappresenta soprattutto una categorica smentita delle teorie neoliberiste: sino a poco tempo fa la narrazione sul deficit aveva l’obiettivo di terrorizzare l’opinione pubblica, voragini nei conti pubblici e disastri finanziari erano le minacce a fronte della possibilità di sforare il fatidico 3%. Oggi nonostante i deficit viaggino a doppia cifra viviamo in piena deflazione, confermando quanto nel 1995 riportava Mosler nel suo lavoro Soft Currency Economics.


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