L'Editoriale

Che differenza c’è tra un consumatore ed un contribuente?

Che differenza c’è tra un consumatore ed un contribuente?

Che il primo viene spennato molto più del secondo!

L’essere consumatore o contribuente è uno status che viene assunto dalle persone a seconda dell’azione posta in essere dalle stesse.

Quando il denaro che si possiede viene utilizzato per acquistare un bene o servizio sul mercato si agisce da consumatore, quando invece si utilizza per pagare una tassa si agisce da contribuente. La provenienza del denaro (inteso come ricchezza finanziaria netta [1]), tuttavia, è sempre la stessa, trattandosi, in ogni caso, di denaro originariamente introdotto dallo Stato nel sistema economico con la spesa pubblica.

Ma, visto che la provenienza è la medesima, come mai si tende a fare una distinzione tra il denaro ad esempio percepito da un manager pubblico da quello percepito da un manager privato, tollerando molto meno il primo, nonostante sia mediamente parecchio più basso del secondo?

Il tutto è frutto di una visione non corretta della realtà economica. Si ritiene comunemente che una qualsiasi componente della spesa pubblica, come può essere lo stipendio di un dipendente dello Stato, venga finanziata dalle tasse che versano i contribuenti, i quali, pertanto, desiderando pagare meno tasse, ritengono che l’unico modo per farlo sia ridurre il più possibile la spesa pubblica. Ciò è empiricamente falso perché, in realtà, lo Stato ritira successivamente con le tasse, almeno in parte, ciò che ha prima speso. Quindi è vero il contrario: più lo Stato spende, più denaro introduce nel sistema economico, più i cittadini possono spendere.

Siccome contribuenti e consumatori utilizzano denaro che, comunque, deriva dalla spesa dello Stato, la differenza che intercorre tra gli uni e gli altri ha fondamenti diversi rispetto a quelli comunemente percepiti. Serve innanzitutto a legittimare dinanzi all’opinione pubblica gli elevati, e molto spesso spropositati, compensi di chi opera nel settore privato a cui, proprio perché non percepisce gli impropriamente detti soldi pubblici, viene riconosciuta la possibilità e la legittimazione di guadagnare qualsiasi cifra. Ne consegue che le privatizzazioni, invocate dal pensiero dominante come strumento per ridurre la spesa pubblica e quindi le tasse, diventano il mezzo per creare le condizioni affinché un ristretto numero di persone possa trarre più profitto possibile a danno degli ignari cittadini che, pur indotti a credere il contrario, vengono catapultati nella condizione di trasferire ancora più ricchezza finanziaria alle classi dominanti.


Note

1.^ Le banche creano attività finanziarie non nette. Per maggiori informazioni leggere qui


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