Tra le tante voci che si stanno finalmente levando contro l’euro si annovera con piacevole sorpresa quella del Movimento 5 Stelle, rimasto con una posizione dubbia fino a poco tempo fa.
Grillo tuona dal Circo Massimo, dal suo blog, a Bruxelles, contro quella che può tranquillamente considerarsi un’arma devastante che sta causando effetti paragonabili a quelli di una vera e propria guerra, ormai visibile ad occhio nudo.
Sorvolando sull’opportunità e sulla fattibilità di un referendum sulla moneta unica, resta un punto fondamentale: basta uscire dalla moneta unica?
No, occorre una gestione accurata del ritorno alla lira, in quanto il problema non è solo la moneta che si usa (nel senso del soggetto che la emette) ma delle politiche macroeconomiche ad essa collegate; la MMT ha una exit strategy che si avvale di un secolo di economia per il benessere pubblico, in grado di riportare il paese sul sentiero di una vera ripresa, sia economica che sociale; il 5 Stelle ha numeri di consenso politico e tanta buona volontà ma per ora Grillo esprime idee un po’ confuse, su alcuni punti fondamentali. Vediamone alcuni.
Con l’euro il debito pubblico non potrà che continuare a crescere.
Se denominato in moneta sovrana (quindi per noi in lire) la crescita del debito pubblico non presenta criticità di sostenibilità finanziaria per lo Stato, che può sempre onorarlo nella moneta di cui è monopolista;
Il debito pubblico va ridenominato in una nuova moneta associata al valore della nostra economia.
In caso di euroexit il debito pubblico va semplicemente emesso in una valuta che lo Stato emette e gestisce in regime di monopolio; non è un problema di economia “forte” o “debole”. Ricordiamo che l’Italia della lira era quinta potenza industriale e terza economia al mondo per risparmio privato.
Va inoltre ricordato, in un’ipotesi di euroexit, che l’emissione di titoli di Stato non è necessaria ma anzi sconsigliata nelle proposte MMT di uscita dall’Euro da parte dell’Italia.
Lo stato ricomincerebbe ad utilizzare il suo avanzo primario di cui già dispone.
Uno Stato che può spendere a deficit la propria moneta non spende a seguito dell’accumulo di avanzi primari (ottenuti con una pressione fiscale superiore alla spesa pubblica), non deve risparmiare un “gruzzoletto” per poter spendere una moneta che emette come monopolista. Avviene il contrario: lo Stato spende realizzando un deficit del settore pubblico a cui corrisponde un accredito a favore del settore non-pubblico. A tal proposito occorre anche ricordare la necessaria eliminazione del pareggio di bilancio inserito in Costituzione, in caso contrario lira o euro cambierà poco: lo Stato avrà un vincolo che lo costringerà a perseguire almeno il pareggio tra entrate ed uscite.
Le PMI italiane potranno tornare nuovamente competitive.
Esportare beni reali (vera ricchezza) per ottenere beni finanziari (la moneta) che lo Stato monopolista può emettere è un costo; le imprese possono concentrarsi sul mercato interno se i consumi supportano adeguatamente la loro crescita, permettendo l’applicazione di condizioni lavorative migliori slegate dalla guerra al ribasso dettata dal mercato globale.
Gli investitori stranieri finanzieranno comunque il nostro debito.
Che bisogno c’è di ricorrere al mercato di capitali (stranieri) per reperire risorse monetarie quando lo Stato può emettere la propria moneta? Nessuno. Come già sopra accennato non occorre emettere titoli di Stato per elemosinare i soldi necessari a pensioni, sanità e spesa pubblica in generale: lo Stato spende per primo e poi ritira una parte di tale spesa con le tasse.
Il perno di una corretta strategia di euro exit è la conoscenza della moneta moderna, presupposto fondamentale per una corretta politica economica che riporti l’Italia fuori dal disastro dell’euro. Confrontiamoci per il bene di tutti.