L'Editoriale

Se tutti facessero i bravi

Immaginiamo una società senza corruzione ed evasione fiscale dove i cittadini fanno il loro dovere, si comportano come si deve e rispettano la legge. Inoltre le imprese, efficientissime, esportano a più non posso come, magari, immaginiamo possano fare anche le imprese di tutti gli altri Paesi. Lo Stato, dal suo canto, dovrebbe essere, come si suol dire, virtuoso e pareggiare i suoi conti, da bravo Stato, appunto.

Insomma una società ed un mondo ideale all’interno del quale tutti i cittadini adempiono i loro doveri, tutti gli Stati tengono i conti in ordine e tutte le imprese esportano. Se tutti, ma proprio tutti, facessero il loro dovere le cose andrebbero benone e sicuramente ne guadagnerebbero sia i cittadini che le imprese che gli Stati, perché è impossibile immaginare che se nessuno fa il furbo o il cialtrone qualcun altro possa rimetterci.

La realtà delle cose è, però, ben diversa. Se tutti facessero i bravi ci sarebbe comunque chi ci guadagna e chi ci rimette, chi vince e chi perde.

Non tutti, infatti, possono guadagnare poiché il reddito di qualcuno è sempre determinato dalla spesa di qualcun altro, né tutti possono esportare più di quanto importano perché, per il medesimo principio, deve esistere in un altro Paese qualcuno che importa.

Se uno Stato, poi, scelleratamente, realizzasse il pareggio di bilancio, cioè raccogliesse con le tasse tutto quello che spende, l’unica possibilità per l’insieme dei cittadini e delle imprese di quello Stato di realizzare un saldo finanziario positivo sarebbe costituita proprio dall’esportare più di quanto importa, il che, tra l’altro, comporterebbe un sacrificio in termini reali per il Paese esportatore.

Quindi se tutti facessero i bravi ci ritroveremmo un mondo sicuramente molto virtuoso, elevato moralmente ed eticamente, ma non universalmente in attivo e, si badi bene, chi perde avrebbe comunque fatto il proprio dovere.


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