L'Editoriale

Renzi, ci sei quasi, un piccolo sforzo ed è fatta!

Renzi, ci sei quasi, un piccolo sforzo ed è fatta!

Il Premier in una lettera a Repubblica ammette che fare deficit aiuta l’economia

Il Premier Renzi scrive una lettera a Repubblica ed afferma:

I Paesi che sono cresciuti in Europa lo hanno fatto soltanto perché hanno violato in modo macroscopico le regole del deficit

citando Regno Unito e Spagna. L’ammissione è quindi esplicita: per crescere serve più deficit pubblico. Parole sante e benedette. Nella lettera il Premier prende altresì le dovute distanze dall’ennesimo tentativo di voler imporre più Europa per risolvere il problema dell’economia in UE, liquidando come non centrale la questione del super ministro europeo del Tesoro.

Sin qui tutto giusto, peccato, ma davvero peccato, che Renzi affermi anche che l’austerità non basta, e che l’Europa sta peggio di 8 anni fa. Ora sul fatto che l’Europa stia peggio di 8 anni fa non c’è il minimo dubbio. Purtroppo la frase del Premier, nella parte in cui afferma che l’austerità non basta, si pone in palese contraddizione con il tenore generale della sua presa di posizione anti rigore. Dire che l’austerità non basta equivale a disconoscere il fatto che sia proprio l’austerità la causa del grave disagio socioeconomico che l’Europa attraversa ormai da troppi anni. Ed inoltre vuol dire anche, letteralmente, che l’austerità è considerata addirittura utile ma non sufficiente, non basta appunto. Tuttavia nel suo insieme il contenuto della lettera, a parte l’ingiusta accusa di demagogia rivolta aprioristicamente a chi vorrebbe uscire dall’euro, appare apprezzabile perché trasferisce il messaggio che lo sforamento dei limiti ai deficit pubblici è necessario per risollevare le sorti dell’economia in Eurozona.

Non dovrebbe essere difficile, a questo punto, far capire a Renzi che è proprio il mantenimento dell’austerità (tasse troppo alte e spesa troppo bassa) a pregiudicare lo sforamento dei vincoli di bilancio e quindi la ripresa economica.

Su, ancora uno sforzo e ci siamo, fai presto però Matteo, milioni di disoccupati e di poveri stanno ancora aspettando le risposte che avevi promesso di saper dare.


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