Il Commento

È una questione di narrazione? No, di realtà

Sono settimane di intenso lavoro per chi crede che la soluzione al malcontento sia una nuova narrazione europea. Gli specialisti della narrazione e dello storytelling sanno bene cosa non funziona più agli occhi dei cittadini ma ancora non hanno messo a punto qualcosa di nuovo che possa funzionare meglio.

Anni di austerità, disoccupazione che non scende, deficit di democrazia e populismi alle porte. Il “costruttore di narrazione” si configura oggi come uno dei lavori più complessi.

La narrazione usata sino ad oggi non fa più presa. Il sogno europeo ha il sapore di una promessa infranta, l’EuropadiAltieroSpinelli non fa presa sui giovani e la generazione Erasmus scatena la reazione collerica della stessa generazione Erasmus. Che i tecnici della narrazione tirino fuori qualcosa di emozionante e moderno!

La necessità di creare un racconto affascinante o semplicemente in grado di dare un senso ad una decisione (spesso impopolare) non è una questione degli ultimi anni. Tutti i sistemi di potere hanno necessità di una narrazione e quelli privi di una base di legittimazione popolare un po’ di più.

La novità dei nostri tempi è che si esplicita, anche formalmente, che l’orizzonte del cambiamento è una nuova narrazione e non il cambiamento stesso delle politiche. La soluzione è raccontare la realtà in un modo diverso e non cambiare la realtà che ha creato il malcontento.

Una nuova narrazione europea è il tema su cui ogni associazione europeista sta lavorando. È vero che la mappa non è il territorio, come ci ricordano gli esperti di comunicazione, ma qui si corre il rischio che si lavori ad una bella mappa che raffigura un territorio prosperoso che in realtà è secco come il deserto. Una efficace narrazione non è un fatto negativo o positivo di per sé ed è strettamente legata all’azione politica ed economica di qualsiasi indirizzo. Ma la questione è un’altra: abbiamo bisogno di una nuova narrazione o di una nuova realtà?

New Narrative for Europe è un progetto della Commissione europea che ha lo scopo di avvicinare maggiormente l’UE ai cittadini. Il progetto fu lanciato nel 2013 dall’allora Presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso, per rispondere al crescente dissenso dei cittadini verso le istituzioni europee “In questo periodo in cui molti cittadini europei sono costretti a fare i conti con la disoccupazione, l’incertezza e una crescente diseguaglianza, si è venuta a creare un certo affaticamento europeo”.

Quell’eufemistico “affaticamento europeo” ha reso urgente per la Commissione Europea lavorare ad un nuovo racconto in grado di riscaldare cuori tiepidi e menti scettiche. E infatti cambiano i toni della narrazione: dall’Unione Europea orgogliosamente diversa e distante dai governi indisciplinati all’Europa risultato delle battaglie di civiltà che la rendono ancora oggi, nonostante la crisi, il migliore dei mondi possibili. Poco importa se nella realtà le politiche europee sono volte a smantellare proprio quelle battaglie di civiltà condotte prima dell’era del rigore dei conti. Siamo sul piano della narrazione non della realtà.

Così Martin Schulz conquista l’elettorato tedesco con “L’Unione europea è il più grande risultato del secolo scorso nella nostra civiltà e sono tutt’ora convinto che sia vero. Dobbiamo avere il coraggio di lottare per l’Europa!” Juncker presenta il Libro Bianco per l’Europa con  “Possiamo andare fieri di quanto abbiamo realizzato da allora. Il nostro giorno peggiore del 2017 sarà in ogni caso di gran lunga migliore rispetto a uno qualsiasi dei giorni che i nostri antenati hanno trascorso sul campo di battaglia”.

Al di là dell’efficacia del nuovo approccio comunicativo, la domanda è sempre quella: abbiamo bisogno di una diversa narrazione per una nuova legittimazione, o di modificare il vincolo del 3% del rapporto deficit/PIL?


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