Approfondimento

La Sanità ai tempi del Covid è il risultato dell’austerity

La Sanità ai tempi del Covid è il risultato dell'austerity

Art. 32: La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.

È realmente così?

In questi mesi è cresciuta la consapevolezza che il Covid non è un’emergenza in assoluto, ma lo è se visto in riferimento alla carenza di posti letto. Il nostro sistema sanitario, seppure composto da ottimi professionisti, sta incontrando notevoli difficoltà a gestire i contagiati proprio a causa della carenza di strutture. Una carenza che non è un dato imposto dalle leggi della natura, ma il risultato delle scelte politiche ed economiche degli ultimi venticinque anni. Facciamo un breve ma sempre utile bilancio.

Riportiamo su un grafico la variazione in percentuale che i dati hanno subito rispetto al valore più alto registrato nei 25 anni presi in considerazione:

  • numero di posti letto in ospedale ogni 1˙000 abitanti
  • numero di ospedali ogni milione di abitanti
  • numero di posti in terapia intensiva ogni 100˙000 abitanti

Per dare un colore politico alle scelte relative alla sanità, abbiamo indicato in rosso i periodi dei Governi di centro-sinistra, in azzurro quelli di destra e in giallo quelli di “unità nazionale”, che corrisponde al periodo del Governo Monti.

Dati ISTAT sullo stato della sanità in Italia, 1996-2018

Numero di posti letto in ospedale ogni 1˙000 abitanti

A partire dal 1996, il 1997 è stato l’anno che ha registrato il maggior numero di posti letto per 1˙000 abitanti, con un valore assoluto pari a 6,55. Pertanto le variazioni percentuali per questo dato sono riferite al 1997, che nel grafico è valorizzato con 1. A partire dal 1997 si è registrata una costante discesa fino al 2018, quando i posti letto si sono ridotti a 3,18 per 1˙000 abitanti. In 25 anni la politica ha dimezzato i posti letto negli ospedali riducendoli a un valore pari al 49,3% di quello più alto. La discesa più rapida, per tutti e tre gli indici, si registra durante i Governi presieduti da Dini, Prodi, D’Alema e Amato dal 1996 al 2000, mentre negli anni successivi è proseguita la politica di riduzione delle strutture ospedaliere, seppure con minore velocità.

Ospedali per milione di abitanti

Nel 1996 il numero di ospedali in Italia per milione di abitanti era di 28,09. Dopo 25 anni di tagli alla sanità abbiamo 17,56 ospedali per milione di abitanti, ovvero una riduzione pari al 37,5% del valore iniziale. Anche in questo caso la riduzione è costante, con una discesa più rapida nel periodo 1996-2000.

Numero di posti in terapia intensiva, riabilitazioni e cure critiche ogni 100˙000 abitanti

L’ultimo dato analizzato è strettamente legato all’attualità in quanto si riferisce anche ai posti di terapia intensiva, oggi fondamentali. Anche in questo caso i posti letto per terapia intensiva, riabilitazione e cure critiche sono stati ridotti dalle scelte politiche di entrambi gli schieramenti del 50%, ovvero dimezzati.

Questa drastica e drammatica riduzione delle strutture ospedaliere ha origine dalla folle e malsana ricerca del pareggio di bilancio, perseguita non solo attraverso i tagli ma anche in modo più subdolo tramite un progressivo definanziamento del Servizio Sanitario Nazionale. Dati finanziari dal Report Osservatorio GIMBE n. 7/2019.

Nel decennio 2010-2019, il finanziamento pubblico del SSN è aumentato complessivamente di € 8,8 miliardi (figura 1), crescendo in media dello 0,9% annuo, tasso inferiore a quello dell’inflazione media annua pari a 1,07% (figura 2). In altre parole, l’incremento del FSN (finanziamento del sistema sanitario nazionale, nda) nell’ultimo decennio non è stato neppure sufficiente a mantenere il potere di acquisto.

Figura 1. Finanziamento pubblico del SSN: trend 2010-2019

Figura 2. Finanziamento pubblico del SSN: variazioni percentuali 2010-2019

In un passaggio successivo il report spiega la strategia politica seguita per la distruzione del SSN:

Questa strategia politico-finanziaria documenta inequivocabilmente che per nessun Governo nell’ultimo decennio la sanità ha mai rappresentato una priorità politica. Infatti, quando l’economia è stagnante la sanità si trasforma inesorabilmente in un “bancomat”, mentre in caso di crescita economica i benefici per il SSN non sono proporzionali, rendendo di fatto impossibile il rilancio del finanziamento pubblico.

La spesa sanitaria degli ultimi venticinque anni non ha tenuto il passo con l’invecchiamento della popolazione, l’esigenza di una migliore medicina di avanguardia, la necessità di prevenzione. Lo Stato ha definanziato il SSN, giustificando l’operazione agli occhi dei cittadini con la narrazione delle ottimizzazioni, che altro non sono che tagli di ospedali, posti letto e ricerca.

Per i Governi di questi ultimi venticinque anni la vita delle persone ha avuto un prezzo, che ora paghiamo con gli interessi.

Art. 54: Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge.


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