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La meglio gioventù

Sono stati usati ai propri fini nella retorica della “generazione Erasmus” e si sono sentiti dire che le riforme del lavoro erano fatte per il loro radioso futuro: sono i giovani.

Ma quei giovani iniziano a puntare il dito contro i colpevoli. E quando lo fanno sono diretti ed efficaci. Come Cristina Re, dell’associazione Rethinking Economics, che giovedì scorso è intervenuta all’incontro pubblico a Bologna davanti a Romano Prodi, mostrando come il re sia nudo.

Dietro la retorica della gioventù Erasmus c’è una generazione condannata dalle politiche europee alla disoccupazione.

Pubblichiamo il video del suo intervento e, qui di seguito, il testo del post su Facebook con cui Cristina ha denunciato la distorsione con cui l’agenzia stampa Agi ha riassunto le sue parole.


Ieri sera è uscito un articolo su Agi in cui si dichiara che durante l’incontro di Rethinking Economics Bologna con Prodi una studentessa (io) “aveva espresso dubbi sul progetto europeo auspicando un ritorno alle frontiere tra gli Stati Ue”.

Tuttavia io non ho mai in nessun momento detto una cosa del genere ma ho piuttosto richiesto all’ex presidente del consiglio e della commissione europea di riconoscere le sue responsabilità ed i suoi errori nell’implementare politiche neoliberiste che ci hanno portato alla situazione attuale.

Questo perché “mi rifiuto di vivere in un paese che soffre di deficit di memoria. Che trasforma i carnefici in vittime e i colpevoli in eroi”.

Prodi, che fa il politico di mestiere, ha ovviamente deviato il discorso mettendomi in bocca parole non mie.

Però mentre da un lato mi aspetto un comportamento del genere da un politico dall’altro mi auguro, forse ingenuamente, che la stampa non rappresenti in modo distorto la realtà.

Riporto quindi qui il mio intervento postando anche il video nel quale si nota che sono pure stata maleducatamente interrotta da un probabile fan di Prodi.

Salve professore,

Sono Cristina di Rethinking economics Bologna e la ringrazio per aver accettato il nostro invito. Detto ciò, però, questo è l’unico ringraziamento che mi sento di farle. Mi permetta di rubarle due minuti.

Le parlo come componente di quella che viene definita “Generazione Erasmus”. Eccola qui, la generazione Erasmus: una generazione nata e cresciuta all’interno dell’Unione Europea ed educata con la favola di un’Europa di cooperazione e obiettivi comuni, di uno spazio in cui viaggiare liberamente ed educarsi alla diversità. Un luogo di pace, prosperità e libertà.

La favola della nuova generazione Europea di studenti colti, aperti e con alta mobilità si scontra però con la realtà, ossia con la generazione dei disoccupati e dei lavoratori poveri. Infatti, solo l’1% degli studenti italiani partecipa a progetti di mobilità, mentre gli altri si trovano in situazioni di precarietà o disoccupazione. La disoccupazione giovanile nel 2017 è arrivata a superare il 40% e coloro che trovano lavoro sono costretti ad accettare orari e salari da fame con contratti a termine o retribuiti tramite voucher. In tantissimi sono costretti ad emigrare; alcuni svolgono attività di ricerca qui sotto finanziata altri sono costretti a lavori non qualificati e sottopagati, nonostante l’alto livello d’istruzione.

Il futuro dei giovani italiani è un futuro grigio e di cui lo Stato ha deciso di non farsi carico. Siamo una generazione abbandonata dalle istituzioni e, certo, non sarà tutta colpa dell’Unione europea, ma sicuramente per capire come migliorare bisogna prima individuare le colpe ed i colpevoli. L’italia ha scelto di condividere e mettere in atto lo smantellamento dello stato sociale: ha tagliato educazione, istruzione, protezioni sociali, investimenti industriali, ecc. Una situazione di cui nessuno vuole farsi responsabile ma che è strettamente collegata con l’adesione dell’Italia alle politiche neoliberiste.

Professore, lei, il 18 gennaio ha rilasciato un’intervista al Quotidiano.net in cui dice “la mia Europa è morta. Ma spero che la crisi la svegli. Ora possiamo solo aggiungere: preghiamo.

Beh, troppo semplice così.

Mi dispiace ma mi rifiuto di vivere in un paese che soffre di deficit di memoria. Che trasforma i carnefici in vittime e i colpevoli in eroi.

Non possiamo non dimenticare che lei, come presidente dell’IRI ha svenduto il patrimonio economico italiano a società private.

Lei partecipò in prima persona alla nascita dell’euro, prima come Presidente del Consiglio e poi come Presidente della commissione europea.

Lei non si è battuto per cambiare i criteri scellerati del trattato di Maastricht, nei quali l’Italia non rientrava, ma promise riforme future. Da quel peccato originale è succeduto un vortice di privatizzazione, tagli al welfare, sottomissione ai diktat franco- tedeschi, attacco ai salari e ai diritti dei lavoratori con l’unico obiettivo di ridurre il nostro debito pubblico, rientrare nei parametri di Maastricht e renderci “competitivi”. Fu proprio durante il suo governo che venne approvato il pacchetto Treu che diede inizio al fenomeno della precarietà in Italia.

Durante il suo secondo mandato da Presidente del consiglio, poi, fu lei a firmare il trattato di Lisbona che di fatto era uguale alla Costituzione europea bocciata nel 2005 da francesi e olandesi.

Mi dispiace ma non può dire che questa non è la sua Europa. Questa è proprio la sua Europa.

Lei ha svenduto il nostro futuro e in cambio di cosa? Ecco cosa abbiamo ottenuto: la libertà di andare all’estero a fare i camerieri o di vivere una vita di precarietà e misera. Una vita che ha condotto molte persone alla disperazione ed alcuni anche al suicidio.

Adesso, non le chiedo, come fa qualcuno, di formare un nuovo partito o ricandidarsi per riparare alla situazione. No, quello spetta a noi.

Però le chiedo, come minimo, che riconosca le sue responsabilità e i suoi errori; e che magari ci chieda anche scusa.

Qui il link all’articolo.


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