È una sensazione tangibile quella che imprenditori, artigiani, commercianti, lavoratori provano quotidianamente: per quanto si adoperino per essere preparati e all’altezza del contesto, non riescono a vivere dignitosamente del loro lavoro. Alcuni di loro vivono il disagio come una colpa anche se, nella realtà, sono le scelte macroeconomiche ad orientare l’esito dei loro sforzi. Le scelte economiche dell’Unione Europea sono il frutto di un’impostazione culturale, in questo momento egemonica, che impone alla società il proprio esclusivo punto di vista. Non solo lo impone, ma lo fa interiorizzare tramite un sistema articolato di credenze, creando così i presupposti per un sistema di controllo dei rapporti di forza.
L’attenzione e le priorità dei Governi è volutamente spostata dall’economia reale alla finanza, nell’interesse di chi produce tutto tranne che beni e servizi reali.
La costruzione istituzionale dell’UE obbliga gli Stati a orientare le politiche pubbliche in base agli umori dei broker e alle loro scelte schizofreniche di portafoglio nei mercati virtuali. Le manovre economiche degli Stati e le scelte politiche non rispondono più alle esigenze dei popoli e di chi anima l’economia reale (occupazione, risparmio, consumo, servizi, ecc) ma sono al servizio della contabilità dei gruppi che creano soldi dai soldi.
Nonostante l’egemonia di questa cornice culturale, si è sviluppato nel mondo un solido background scientifico che pone il progresso del tessuto produttivo e sociale al centro del ragionamento.
La Carta di Madrid parte da lì, dando corpo e sostanza alla migliore ricerca macroeconomica. Un progetto sociale di ampio respiro che guarda al futuro come qualcosa da costruire e non da subire passivamente con paura.
La base scientifica della Modern Money Theory può ribaltare i dogmi portanti del discorso economico attuale: austerità, tagli agli investimenti, aumento delle tasse, sacrifici. Non c’è alcuna spiegazione scientifica alla base della decisione di lasciare deperire la dotazione infrastrutturale del Paese, che sia materiale o immateriale.
La Carta di Madrid sposta il dibattito pubblico oltre l’angusto recinto della logica della scarsità che vede una priorità sempre a scapito di altre altrettanto urgenti. Il valore della Carta è un dibattito che trascende i confini nazionali e che spinge le persone a dire la propria e a guardare oltre. I commenti di chi la sta sottoscrivendo rappresentano già un prezioso segnale di speranza.
Articolo pubblicato sul numero di ottobre 2017 della rivista Bergamo Economia Magazine