L'Editoriale

I multi-deprivati

I multi-deprivati

Multi-deprivati. Così l’Istat definisce le persone “che si trovano in una condizione di deprivazione rispetto a due o più dimensioni di benessere” relativamente alle cinque dimensioni Salute, Lavoro istruzione e formazione, Benessere soggettivo, Coesione sociale e Territorio che ha individuato. L’indagine dell’Istat rientra nella ricerca sul Bes, il Benessere equo e sostenibile.

2 milioni di giovani, ovvero il 18,7% del totale, risulta multi-deprivato rispetto a due o più dimensioni

Per tre delle cinque dimensioni l’intervento dello Stato gioca un ruolo determinante. La scelta politica di abdicare al ruolo di architetto del futuro genera deprivazione e mortifica le potenzialità delle nuove generazioni. Servono politiche orientate all’interesse collettivo, serve deficit! (Qui il link alla completa ricerca Istat sul Bes).

Lavoro istruzione e formazione

Accanto al dato Istat sul miglioramento degli indicatori relativi al tasso di occupazione (che in realtà è un mero +0,7% rispetto al 2017), c’è un indicatore che più di altri evidenzia l’effetto (e le intenzioni) delle politiche di austerità: la qualità del lavoro che peggiora su tutti i fronti. Sono sempre meno i giovani che hanno visto trasformato il proprio contratto di lavoro da temporaneo a permanente, così come resta invariata la quota di lavoratori con bassa paga. Inoltre si rafforza la quota di occupati sovra-istruiti, peggiorando il mismatch tra le competenze possedute dal lavoratore e quelle richieste per la posizione che occupa. Peggiora anche il dato del part-time involontario, ovvero aumentano le persone costrette ad accettare un part-time perché non trovano un lavoro full time (leggi il dettaglio).

Benessere economico

Nel 2018 la grave deprivazione materiale si è ridotta dell’1,6% rispetto al 2017 (si parla di grave deprivazione materiale quando si manifestano quattro o più sintomi di disagio economico su un elenco di nove) ed è aumentato dell’1,9% il reddito lordo disponibile delle famiglie consumatrici. Un aumento così lieve, però, non inverte la tendenza dei consumi.

Stabili i dati sulla povertà: la quota di popolazione in condizione di povertà assoluta è dell’8,4% e le persone a rischio di povertà reddituale sono il 20,3%. Tutti gli indicatori mostrano livelli ancora decisamente più bassi di quelli del 2010 (leggi il dettaglio).

Istruzione e formazione

Si riduce dello 0,7% rispetto al 2017 la quota di Neet, ovvero i giovani tra 15 e 29 anni che non lavorano e non studiano, ma sempre con una performance peggiore rispetto ai valori del 2010.

Resta critica la situazione della dispersione scolastica: nel 2018 il 14,5% dei giovani tra 18 e 24 anni non ha conseguito il diploma di scuola superiore di secondo grado e non frequenta altri corsi (leggi il dettaglio).

Conclusioni

Nessuna delle cinque aree del Benessere equo e sostenibile potrà mostrare un’inversione netta di tendenza senza un intervento significativo dello Stato. La qualità del benessere dipende dall’entità e dalla qualità degli interventi statali; servono un sostegno diretto all’occupazione, investimenti nel campo della formazione, l’accesso ai servizi. Oggi questo è impedito dai vincoli al deficit imposti dalle politiche di austerità.

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