Peggiorano le stime della Commissione europea sulla crisi economica generata dall’emergenza Covid-19. La stima del PIL italiano 2020 è ora a -11,2%, mentre due mesi fa era stimato intorno al -9,5%.Dietro l’Italia, la Spagna (-10,9%) e la Francia (-10,6%). Qui i dati dei singoli Paesi.
La relazione della Commissione europea afferma che “non si prevede che il PIL reale tornerà al livello del 2019 entro la fine del 2021” ed è inutile aggiungere che il PIL italiano 2019 già non era una buona base di partenza.
I dati Istat riportano ciò che manca nel documento europeo: il 38,8% degli Italiani è a rischio sopravvivenza.
Per la Commissione europea “Cicatrici più permanenti dallo shock economico indotto da COVID-19 rappresentano un altro rischio importante come, ad esempio, distruzioni occupazionali più estese e insolvenze societarie, che causerebbero una ripresa più lenta”.
Sull’analisi possiamo concordare, ma è sulle soluzioni che i tecnocrati ci trovano in totale disaccordo. Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione europea: “Semmai, questa previsione è un potente esempio del perché abbiamo bisogno di un accordo sul nostro ambizioso pacchetto, la NextGenerationEU, per aiutare l’economia”.
NextGenerationEU. Lo abbiamo già descritto. Nei prossimi giorni verrà discusso (per l’ennesima volta) all’interno delle istituzioni europee: è poco, è uno slogan, perlopiù un prestito, è tardivo, è dilazionato, è subordinato a riforme, è ancora in discussione. E non ne abbiamo bisogno se la BCE fa il suo dovere.
Il Piano Nazionale di Riforma
Nel frattempo, nella speranza del via libera allo strumento piccolo piccolo per il problema enorme, il Governo ha presentato il PNR. Si tratta di un piano che avrebbe un senso se fossimo in una condizione economica e occupazionale positiva, che richiede il semplice mantenimento delle stesse condizioni. Non è la risposta adeguata allo scenario di guerra che stiamo vivendo.
“Modernizzazione, transizione ecologica, inclusione sociale e territoriale e parità di genere” sono obiettivi che un Paese dovrebbe già avere come manifesto d’azione in una condizione di normalità. Ma noi siamo di fronte a una tragedia. È come combattere il Covid-19 con i fazzoletti di carta.
La semplificazione delle procedure amministrative riduce i tempi delle aziende ma non aumenta il fatturato. Il potenziamento dei centri per l’impiego è un’azione inefficace per combattere la disoccupazione: ai disoccupati servono posti di lavoro che i centri per l’impiego non creano. Se i posti di lavoro sono pochi, per quanto si possa migliora l’incontro tra domanda e offerta ci saranno sempre tanti disoccupati senza lavoro. Il PNR focalizza l’azione sull’incremento della produttività, rispondendo a ciò che chiede l’Unione europea, ma così si confonde la natura del problema che è una storia di reddito non speso e non una storia di produttività delle aziende e dei lavoratori italiani.
L’annuncio trionfante di Gualtieri per cui “il PNR mira a un tasso di investimenti pubblici superiore al 3% del Pil (nel 2019 era il 2,3%)” è la più efficace dimostrazione di come l’abitudine alle regole asfittiche dell’Eurozona impedisca anche solo di progettare il rilancio di un Paese. Serve deficit, di più, e non solo per fronteggiare l’emergenza nel breve termine.
Il discorso introduttivo di Gualtieri è ancora più preoccupante del PNR:
Il quadro di bilancio definito nel Programma di Stabilità 2020 che il Governo ha pubblicato a fine aprile indica un forte aumento del deficit e dello stock di debito delle Amministrazioni pubbliche. Il Governo elaborerà pertanto una strategia di rientro dall’elevato debito pubblico. Tale strategia punterà ad una crescita economica assai più elevata che in passato, ma fisserà anche ambiziosi obiettivi per i saldi di bilancio che dovranno essere conseguiti, e mantenuti nel tempo, quando cominceremo a raccogliere i frutti degli investimenti e delle riforme che oggi ci apprestiamo ad avviare.
Come dire: sappiamo che l’aumento del deficit è la strada per rilanciare l’economia e noi, una volta salvi (se ce la faremo), ci metteremo nuovamente nelle condizioni di star male.
L’attesa di un ripristino del Patto di Stabilità (decisione da prendere nella primavera 2021) funziona bene come strumento di depotenziamento.
Nessuno di questi strumenti potrà invertire la direzione della crisi e neanche rallentarla.
Le parole di Gualtieri ci insegnano che la nostra battaglia per un reale cambiamento sarà lunga e necessita di un orizzonte d’ampio respiro. Lo sapevamo, ne siamo consapevoli. Non è semplicemente una questione di classe politica più o meno allineata a certi interessi. È un’egemonia culturale che dobbiamo smantellare.
Le nostre Riletture Estive
Nei prossimi 60 giorni ripubblicheremo gli articoli con cui in questi mesi abbiamo spiegato cosa è necessario fare per porre rimedio a una crisi dai risvolti (ahinoi!) ancora inesplorati. Per non perdere tempo, nemmeno nei mesi più caldi dell’anno.