L'Editoriale

Forze dell’ordine, protestiamo!

L’austerità non risparmia nessuno e avanza. Per andare avanti spedita colpisce una categoria che la retorica dell’austerità ha ormai etichettato come la causa di ogni male: i lavoratori statali. Il Governo annuncia che i salari del pubblico impiego continueranno a essere bloccati anche per tutto il 2015.

Ma accade un evento che forse neanche il Governo immaginava: le forze dell’ordine, i cui stipendi sono fermi dal 2009, annunciano uno sciopero generale entro la fine di settembre per farsi sentire dal Governo “del fare” ma non nell’interesse pubblico.

Io sono la prima ad aver detto che non è giusto che i salari del pubblico siano bloccati dall’inizio della crisi, ma PURTROPPO questa crisi quante ingiustizie sta portando?

Così il Ministro per la Pubblica Amministrazione Marianna Madia liquida il problema, come se la crisi fosse una condizione esterna, un evento climatico catastrofico che possiamo solo subire e su cui il Governo non ha alcun potere.

Capita, che possiamo fare?

Ecco ciò che il Governo di uno Stato democratico deve fare per contrastare crisi e disoccupazione: spendere di PIÙ (fare PIÙ spesa pubblica) e tassare di MENO. Questo è l’esatto contrario di ciò che la superstizione dell’austerità impone. Una identità contabile fondamentale, la legge dei Saldi Settoriali, spiega che ogni DEFICIT del settore pubblico, quindi dello Stato, equivale esattamente ad un SURPLUS del settore privato, quindi dei cittadini e aziende.

Vale a dire che OGNI EURO SPESO DALLO STATO IN PIÙ RISPETTO ALLE TASSE CHE RISCUOTE RIMANE NELLE TASCHE DEI CITTADINI.

Deficit pubblico = Surplus privato.

E così siamo al punto dolente: l’Eurozona. Come ben sappiamo, il Trattato di Maastricht limita la possibilità degli Stati di fare deficit all’irrisoria soglia del 3% rispetto al PIL. È evidente che durante una crisi che da alcuni viene definita ancora peggiore di quella del 1929, i soldi da spendere da parte dello Stato (deficit pubblici) dovrebbero crescere ben al di sopra del 3%: dovrebbero arrivare almeno all’8%, come suggerisce Warren Mosler, fondatore della MMT, o anche di più, come è successo negli ultimi anni in Stati Uniti (12,1%) e in Giappone (9,2%), Paesi che oggi si trovano, con tassi di disoccupazione rispettivamente al 6,1% e 3,5%, in una situazione sicuramente meno grave di quella europea.

Nel nostro caso il Governo italiano, che in teoria potrebbe combattere efficacemente la crisi con questi strumenti, di fatto si trova le mani legate dai vincoli europei. Non ci vuole molto a capire che è indispensabile liberarsi al più presto di tali vincoli, è questione di vita o di morte. Ma liberarsi può accadere solamente in due modi:

  • a livello europeo vengono modificati i Trattati, in modo da permettere agli Stati di fare deficit anche con finanziamento diretto da parte della BCE;
  • oppure si rende inevitabile uscire dalla zona euro e iniziare a spendere e tassare con una valuta emessa dallo Stato Italiano, per fare il deficit necessario a far riprendere l’economia;

Se tutte le categorie di lavoratori e tra queste le forze dell’ordine conoscessero i saldi settoriali gli scioperi diventerebbero ancora di più una concreta e forte azione di protesta contro le superstizioni dell’austerità, propinate dall’Unione Europea e fedelmente (follemente) applicate dal Governo. Le forze di tutti vanno convogliate unilateralmente nella direzione più congeniale al soddisfacimento dell’interesse pubblico: la distruzione dell’austerità.


Crediamo nella libera circolazione del sapere. Ogni nostro progetto è fruibile gratuitamente e realizzato in forma volontaria dagli attivisti di Rete MMT Italia. Se ti è piaciuto, premiaci con una libera donazione.

Commenta