Ci sono due differenze tra i soldi spesi dallo Stato e quelli creati come credito dal sistema bancario: la prima differenza riguarda le finalità, la seconda la natura dei soldi spesi.
Lo Stato spende i soldi avendo come obiettivo il bene pubblico (anche se è vero che non sempre è così), per realizzare quella dotazione di ricchezza reale che la collettività del presente lascia in eredità alla generazione successiva (acquedotti, dighe, ospedali, scuole, ferrovie, territorio non inquinato, ricerca, ecc..). L’interesse pubblico è un concetto slegato dal profitto: un servizio sanitario di alto livello erogato nei piccoli centri non può generare un profitto.
Dall’altro lato, l’erogazione del credito all’attività imprenditoriale privata è funzionale a generare profitto per attività d’impresa, e non è finalizzata al bene della collettività.
L’erogazione del credito coincide al tempo stesso con attività di spesa dei privati e con un indebitamento di soggetti privati nei confronti del sistema bancario (anch’esso collocato nel settore privato); il risultato può essere un aumento della domanda aggregata e ad un aumento dell’occupazione, ma tutto questo, per quanto positivo, non va necessariamente a vantaggio dell’interesse pubblico.
Inoltre, l’aumento dell’indebitamento aggregato da parte di famiglie e imprese (un “risparmio finanziario negativo”) non può durare lungo, e in genere si conclude con una fase di brusca e violenta riduzione del tasso d’indebitamente e del volume del debito, minore domanda aggregata, minor produzione e quindi meno posti di lavoro necessari.
In questo contesto, l’unico soggetto che può spendere in deficit per compensare la domanda aggregata che viene meno e i relativi livelli occupazionali è lo Stato.
La sintesi è che il debito, sia esso pubblico o privato, è necessario al funzionamento del sistema economico in cui viviamo. Ma, mentre l’accumulo del debito da parte dei privati non può durare a lungo ed è caratterizzato da andamento ciclico, l’accumulo del debito per uno Stato (denominato nella moneta fiat di cui è monopolista) non è un problema, perché si tratta di una figura contabile: sono soldi (passività finanziarie) che lo Stato non deve restituire a nessuno, non avendoli presi in prestito da nessuno.
Tratto dal capitolo quarto, “Qualche cosa permessa agli Stati con sovranità monetaria”, di Uccidere il dio dell’Austerità (Edizioni Sì)
[…] Fonte: Rete MMT […]