Non dare la responsabilità agli altri delle cose che ti capitano, guardati dentro!
Se vuoi cambiare il mondo inizia dalle piccole cose!
Questi sono alcuni dei principi con i quali siamo stati educati.
Sono regole che funzionano, o meglio, nascono per funzionare: il bambino si concentra su quello che lui può fare per migliorare le cose, si attiva per superare i suoi limiti aumentando così la responsabilizzazione. A volte ci sono dei casi “limite” nei quali questi principi non hanno funzionato benissimo: persone che tendono ad attribuire sempre e solo a se stessi la responsabilità degli insuccessi (responsabili ma tormentati) e altri che l’attribuiscono solo ad eventi esterni (paraculi ma felici). Ma tutto sommato questi principi servono e funzionano.
Poi si cresce, si scopre che questi insegnamenti sono veri per alcune situazioni ma per nulla in altre. Ci si imbatte nella realtà delle cose, si studia e si capisce che alcune scelte macroeconomiche e politiche determinano così tanto il proprio destino da pensare che forse il destino non è proprio tutto nelle nostre mani. La tua azienda non vende più anche se le competenze sono sempre solide, il tuo risparmio si consuma anche se non fai una vacanza da anni, non trovi lavoro anche se ti rendi disponibile a molte condizioni. Scopri che come te ci sono i greci, i portoghesi, i francesi ecc, i ventenni come i cinquantenni, quelli del sud come quelli del nord. Ti poni il dubbio che non solo “non sei tu il problema” ma anche che non “puoi essere tu a risolverlo” se le regole del gioco restano le stesse.
Alcune persone però restano ancorate in maniera ideologica a questi principi, quasi sfidano il senso di realtà. Sono quelle che di fronte alla spiegazione sulla deflazione economica ti rispondono sicuri e pacifici come il Buddha “non dovete cercare la causa all’esterno, nella moneta o nelle scelte macroeconomiche, sarebbe troppo facile, ma in voi” oppure “chiediti cosa puoi fare tu nel tuo piccolo per migliorare la situazione” “se ognuno fa il suo piccolo insieme risolleviamo la situazione”… tanto per dirne alcune. La prima reazione è portare numeri, dati, informazioni ma l’esercito del “se vuoi, puoi, sempre” non tentenna mai ed è capace di riportare sul singolo lavoratore, la singola azienda, sullo spirito di un popolo la causa della più grande crisi del dopoguerra. I presupposti alla base di questa visione sono:
- causa interiore = positivo e progressista
- causa esterno = negativo e reazionario
- causa macro = deresponsabilizzante (dunque negativo)
- causa micro a volte nano = responsabilizzante (dunque positivo)
In realtà è una strategia comunicativa del pensiero mainstream, un messaggio fatto passare con arte e sapienza:
è troppo facile dare al colpa all’euro e all’austerità, bisogna guardarsi dentro
oppure
sulla macroeconomia non possiamo fare nulla, concentriamoci sugli aspetti micro
oppure i messaggi alla Ballarò della piccola azione positiva sul
cosa può fare ognuno di noi per uscire dalla crisi: le piccole azioni positive.
Il risultato di questa strategia è: non chiederti le cause, stai nel piccolo e pensa a cosa tu puoi togliere a te stesso per far resistere tutti. Non pensare alla macroeconomia, ma concentrati sulla nanoeconomia, l’economia del pianerottolo di casa tua e non oltre. Non sarà servito a nulla ma resterai tranquillo e passivo (anche quando sarai in fila alla Caritas).