Diverse discipline tra le scienze sociali si sovrappongono su vari argomenti. Temi economici come moneta, produzione, consumo, distribuzione del reddito cadono all’interno del campo dell’economia come all’interno di altre discipline (storia, archeologia, sociologia, filosofia o antropologia). Eppure, ognuno dei diversi ambiti attraverso la propria lente osserva una specifica dimensione del mondo; la specifica lente attraverso cui guarda l’economia nello studio del mondo sociale definisce la dimensione economica dei problemi sociali.
Si assume una “visione economica” dei problemi quando l’attenzione viene focalizzata su quanto tali problemi si identifichino negli atti di fornire qualcosa a qualcuno o di ottenere qualcosa da qualcun’altro. Tali atti sono rilevanti nella misura in cui interessano la sfera individuale in quanto, dando o ricevendo, l’individuo sente una qualche conseguenza derivante dalla propria azione. In questo senso l’economia studia le circostanze e le conseguenze degli atti di dare e ricevere da parte delle persone.
A dir la verità c’è una condizione speciale estratta dal mondo sociale che molti economisti includerebbero tra gli argomenti economici. Si tratta dell’acquisizione e dell’uso individuali delle risorse naturali dedicate al consumo personale; ciò è esemplificato dal problema di allocazione di tempo e risorse disponibili di Robinson Crusoe secondo la propria volontà. La teoria sviluppata sulla pista battuta da Arrow e Debreu si basa sull’ipotesi che esista un approccio ottimale al problema di allocazione (i.e. massimizzazione dell’utilità) indipendentemente dal fatto che interessi un singolo individuo in natura o un individuo nella società. Per contro, l’approccio scelto in questo tutorial è quello di considerare solo i sistemi sociali, e più in particolare le economie monetarie.
Dare e ricevere comporta una misura personale del valore
Il punto di vista della dimensione economica in quanto associata al dare e ricevere apre la strada all’introduzione della nozione di valore. Quest’ultimo è una misura della conseguenza del dare e del ricevere, è qualcosa che l’individuo ottiene dagli altri o trasferisce agli altri. La nozione di valore è stata fatta risalire alle prime civiltà conosciute, quando sacrificare agli dei significava una qualche distruzione di valore, quando portare beni al tempio era considerata una forma di rispetto verso gli stessi dei e quando le regole sociali prevedevano valori compensativi per evitare la vendetta.
Le persone accettano di dare o di ricevere se pensano ne valga la pena. Una decisione del genere è basata su una valutazione del beneficio netto atteso derivante dal dare o dal ricevere. Un individuo accetta un regalo se, al momento dell’atto, si manifesta un beneficio netto ad esso associato (e alle conseguenze da esso derivanti). Anche l’atto di uccidere un animale di valore può valere la pena se chi compie il sacrificio è convinto che le conseguenze future di quell’atto varranno di più della perdita dell’animale oppure, ad esempio, se si crede che il sacrificio sia il giusto pagamento alla lealtà degli dei per la venuta al mondo. Essere forzati a pagare dazio a un sovrano o a un’autorità ha valore se l’individuo, pagando, permette di evitare future conseguenze negative o se, semplicemente, esso si sente bene per aver soddisfatto un obbligo. Il valore di qualunque cosa o atto è commisurato al gradimento individuale che quella cosa o quell’atto riveste.
Originale pubblicato il 21 novembre 2011
Traduzione a cura di Marco Medici