Eventi e Iniziative

La macroeconomia che crea il benessere per le persone

Estratto dell’intervento di Torino, 19.11.2013, nel corso del X Congresso nazionale della Società Italiana Ergonomia – Slide dell’intervento qui.

Benessere e efficienza dei sistemi: due temi che possono coesistere ma che oggi vengono rappresentati invece alternativi. È stata generata la convinzione che i due concetti siano in un rapporto inverso:

l’aumento del benessere va a discapito dell’efficienza

oppure

l’efficienza deve essere conseguita anche rinunciando a fette di benessere.

Viene invocata “maggiore efficienza” ma si tratta di “tagli”. L’obiettivo dell’efficienza diventa prioritario rispetto all’occupazione, il rigore dei conti anteposto alla finalità pubblica, il rispetto dei numeri viene prima delle persone.

L’economia della scarsità (spesa pubblica scarsa, lavoro scarso, scarsità della moneta e del credito) abbassa il livello di benessere, la cultura della scarsità impedisce ai cittadini di vedere la trappola.

La cultura della scarsità è il risvolto soggettivo dell’economia della scarsità e va ad incidere nella percezione che le persone hanno rispetto all’abbondanza/scarsità di un bene: un bene quantitativamente scarso ha un prezzo più alto di un bene quantitativamente abbondante, la sua disponibilità è limitata rispetto ai bisogni e questo amplifica il suo valore.

Un dato economico (moneta scarsa, lavoro scarso, servizi scarsi) ha dunque un risvolto soggettivo. Più un bene è percepito come scarso più aumenterà il desiderio di averlo e lo sforzo per raggiungerlo.

Ma il percepire una cosa come abbondante o scarsa può essere un processo indipendente dalla reale e oggettiva quantità di quel bene; possiamo percepire come scarso un bene che in realtà è abbondante e viceversa. La percezione ha una natura soggettiva e dunque come tale può essere manipolata. È anche possibile manipolare la realtà per modificare la percezione, per esempio quando viene ridimensionata la quantità del bene per aumentarne il valore intrinseco.

L’interazione tra la dimensione “oggettiva” e quella “soggettiva” dà origine a quattro casi (Enzo Spaltro, 1993):

  1. Prendere per scarso una cosa che lo è anche nella realtà (percezione corretta)
  2. Prendere per scarso una cosa nella realtà è abbondante (errore di sottostima di risorse)
  3. Prendere per abbondante una risorsa che nella realtà è scarsa (errore di sovrastima di risorse)
  4. Prendere per abbondante una risorsa che lo è anche nella realtà (percezione corretta)

Il come percepiamo le risorse economiche impatta sui comportamenti e le motivazioni delle persone. Le persone vengono convinte che la moneta è per definizione “scarsa” e di conseguenza fanno di tutto per procurarsi quel bene scarso, rinunciando ai diritti. In questo quadro si innesta la visione della “sacralizzazione del malessere”, per cui il malessere e la scarsità hanno un risvolto etico e di insegnamento rispetto alla pingue abbondanza e al rilassato benessere (lo Stato che fa i sacrifici si irrobustisce rispetto allo Stato che spende e fa debito pubblico). La cultura della sofferenza e della scarsità che ci viene imposta si alimenta di questa retorica.

Dal punto di vista macroeconomico non esistono reali motivi per soffrire, non è necessario che uno Stato abbandoni il perseguimento del benessere per l’efficienza (da Warren Mosler in Soft Currency Economics “nel mezzo dell’era dell’abbondanza, i nostri leader si fanno promotori della privazione”). Detto in altri termini è possibile avere benessere per tutti, subito e senza sacrifici.

Contemporaneamente è possibile avere sistemi efficienti, che funzionano bene, che creano buona occupazione per chi ci lavora e un buon livello di servizio per i fruitori. Questo è il senso ultimo della Modern Money Theory.


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