Il Commento

Il superbonus elvetico

Il mese scorso il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha dato il via al gioco  fantasioso della ricerca delle coperture per la finanziaria. Come i precedenti, anche il governo attuale sceglie di restare all’interno del frame della scarsità delle risorse finanziarie. Utilizza la narrazione colpevolizzante dello spreco per legittimare il taglio alla spesa pubblica e rispettare i vincoli finanziari, teorici ed astratti, delle regole europee.
I governi possono cambiare colore ma le politiche economiche sono sempre dettate dall’austerità. In questo caso è il superbonus ad essere additato come spreco inaccettabile e pericoloso.
La retorica dell’emergenza è ormai nel DNA di ogni ministro dell’Unione Europea, così anche per Giorgetti, Ministro dell’Economia e delle Finanze che afferma
la stagione del 110% non tornerà più perché non è sostenibile…siamo dovuti intervenire d’urgenza per mettere in sicurezza i conti dello Stato ed evitare che nuovi illusi venissero attratti dalla trappola dello sconto in fattura. Mi stupisco che una parte della classe dirigente non lo capisca.
Giorgia Meloni nella rubrica social ‘Gli appunti di Giorgia’ aveva difeso l’intervento del governo facendo leva sul concetto di scarsità “Se lasciassimo il superbonus così com’è, non avremmo i soldi per fare la finanziaria” e sul famigerato quanto obsoleto mito del fardello del debito sulle spalle delle nuove generazione
Il Superbonus è costato a ogni singolo italiano circa 2mila euro, anche a un neonato o a chi una casa non ce l’ha. Non era gratuito, il debitore è il contribuente italiano.
Viene soffocato così uno dei pochi sussulti di spesa in deficit per il rilancio la crescita economica, dal valore sociale non trascurabile se pensiamo all’efficientamento energetico degli edifici e la conseguente riduzione delle emissioni di CO2.
Intanto nella vicina Svizzera la banca centrale si è detta pronta a sostenere Credite Suisse in caso di bisogno. Se necessario metterà a disposizione la liquidità necessaria, fino a 50 miliardi. E infatti Credite Suisse ha già comunicato di voler utilizzare una linea di credito garantita da titoli per 39 miliardi di franchi. La crisi delle banche è artificiale, dato che una banca centrale è sempre nelle condizioni di garantire la liquidità, ma può risultare funzionale alla fusione di alcuni gruppi bancari.
Stiamo parlando di due nazioni diverse inserite in due contesti istituzionali differenti, ma il tema è un altro. La politica fa sempre delle scelte, anche quando le maschera come inevitabili soluzioni tecniche. Sceglie di aiutare la finanza e le banche oppure sceglie di interrompere l’aiuto al settore edilizio.
Per le banche svizzere resta il superbonus e per i cittadini e le imprese italiane no. Tutto il resto è narrazione.

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