Abba P. Lerner (pagina)

Abba P. Lerner

Se la quantità di tassazione, spesa, debito, prestito, l’acquisto, o la vendita “dovessero entrare in conflitto con i principi della ‘finanza sana’, del pareggio di bilancio o con i limiti posti al debito nazionale, tanto peggio per quei principi”

[Lerner, 1951]

La stampa di denaro non è uno strumento di politica. È solo un servitore di queste politiche, proprio come la stampa dei moduli di cancelleria utilizzati nei vari dipartimenti governativi

[Lerner, 1944]

La finanza funzionale in 10 punti:

  1. La piena occupazione, la stabilità dei prezzi, e un tenore di vita dignitoso per tutti sono obiettivi macroeconomici fondamentali ed è responsabilità di uno Stato promuoverli e perseguirli. Lasciare questi obiettivi al libero mercato è come guidare una macchina senza volante. Le politiche dovrebbero essere valutateper la loro capacità di raggiungere gli obiettivi macroeconomici per i quali sono progettate e non per il fatto che rispettano i dogmi dell’economia tradizionale. Lo Stato ha la capacità di promuovere la piena occupazione e la stabilità dei prezzi e dovrebbe usare i suoi poteri per farlo. La politica fiscale del governo, la spesa e la tassazione, il suo indebitamento e rimborso dei prestiti, la sua emissione di nuova moneta e il ritiro di denaro, devono essere tutti intrapresi valutando solo i risultati di queste azioni sull’economia.
  2. Il denaro è una creatura dello Stato. La capacità del governo di condurre la propria politica fiscale e monetaria secondo i principi della finanza funzionale è resa possibile dal fatto che “il denaro è una creatura dello Stato”. Il governo non si finanzia con le tasse ma il principale scopo delle tasse è quello di influenzare i comportamenti dei cittadini. I soldi presi in prestito dallo Stato non sono operazioni di finanziamento. Lo scopo principale delle vendite dei titoli di Stato è quello di regolare il tasso di interesse overnight. Le vendite obbligazionari logicamente seguono dalla spesa pubblica , piuttosto che precederla.
  3. “Stampare denaro” in sé e per sé non ha alcun impatto sull’economia. Solo se il denaro stampato viene speso per beni e servizi o prestato attraverso l’emissione di obbligazioni, ci sarà qualche impatto nell’economia.
  4. Senza una politica di piena occupazione, la società non può beneficiare dei vantaggi che ne derivano dal progresso tecnico che migliora e riduce il lavoro e l’efficienza rischia di diventare inefficiente. Con una politica di piena occupazione, il progresso tecnico, mirato a ridurre il lavoro, diventa veramente utile per la società.
  5. In condizioni di continua e piena occupazione, le risorse sono scarse e quindi introdurre una innovazione tecnica oppure organizzativa che libera un po’di lavoro per altri usi costituisce un beneficio nell’utilizzo delle risorse. Invece in un’economia con disoccupazione persistente, ciò che sarebbe stato efficiente diventa inefficiente. Infatti quando c’è la disoccupazione non è importante utilizzare meno risorse per un lavoro, non ha senso riuscire a svolgere un compito con meno lavoro se ci sono lavoratori disoccupati disponibili, perché i lavoratori liberati dal miglioramento tecnologico non sarebbero utilizzati per altre attività più di quanto non si possano usare gli operai che sono già disoccupati.
  6. In caso di disoccupazione, un aumento di efficienza in qualsiasi particolare processo produttivo non comporta alcun aumento dell’efficienza nell’economia nel suo complesso.
  7. Senza una politica di piena occupazione, un paese deve subire nella sua bilancia commerciale l’aumento delle importazioni rispetto alle esportazioni; con una politica di piena occupazione, non c’è bisogno di preoccuparsi per importazione di “troppo” rispetto alle esportazioni.
  8. I tentativi di sostenere che il deficit e il debito non sono veramente grandi come sembrano, e se misurati in modo diverso non sono poi così male, è controproducente. Le “colombe” del deficit, cercando di placare le preoccupazioni sui deficit di bilancio del governo o sul debito nazionale fanno malissimo il loro ruolo di “sostenitori della finanza funzionale” in quanto questa timidezza nel non dire tutto ciò che potrebbe risultare scioccante sul ruolo dei deficit o del debito di una nazione li rende simili ai sostenitori dell’economia tradizionale mascherando la nuova dottrina così da confonderla con quella tradizionale.
  9. Quando c’è disoccupazione il lavoro e il denaro sono scarsi ma non le risorse e i beni. In un’economia di piena occupazione invece sono le risorse ad essere scarse. In un sistema economico con disoccupazione dove le merci non sono scarse, perchè se ne possono produrre di più impiegando i disoccupati. Ma ci sono altri tipi di scarsità nell’economia quale la disoccupazione e il denaro. Mancano i soldi da spendere in più per le merci che potrebbero produrre i disoccupati. Il lavoro non è più un godimento del tempo libero ma una sofferenza per la disoccupazione e la sua mancanza.
  10. Per ottenere la piena occupazione, è necessario utilizzare la spesa pubblica per creare lavoro in quanto le politiche fiscali e monetarie tradizionali possono essere inefficaci nel raggiungere la piena occupazione. La creazione di occupazione diretta in sotto forma di opere pubbliche può essere necessaria per raggiungere e mantenere la piena occupazione e la stabilità dei prezzi. Anche il pubblico impiego che non produce bene o servizi visibili è vantaggioso, in quanto crea posti di lavoro per i disoccupati e aumenta la produzione aggregata e di reddito, con tutti i loro benefici associati. Inoltre ci sono così tanti servizi e attività pubbliche e sociali, che normalmente non sono intraprese dal settore privato e che sono necessarie all’economia.

Biografia

Abba Lerner (28 ottobre 1903 – 27 ottobre del 1982) nasce a Bessariabia da una famiglia ebraica, con la quale all’età di tre anni emigra in Gran Bretagna. Il primo approccio con l’economia lo ha in età adulta. Svolge numerosi mestieri tra cui quello in una stamperia di sua proprietà il cui fallimento (nel 1929) è la spinta per studiare l’economia, con l’iscrizione alla prestigiosa London School of Economics and Political Science all’età di 26 anni.

La sua prima nomina da insegnante è proprio alla London School of Economics nel 1936 come assistente docente. Nel 1937 decide di emigrare negli Stati Uniti dove insegnerà in numerose Università tra cui l’Università di Kansas City. Nonostante la quantità e la qualità dei suoi contributi non ottenne in vita un adeguato riconoscimento né purtroppo sviluppò un vasto seguito fra i suoi studenti, ma oggi è considerato come uno dei migliori economisti del XX secolo.

Tibor Scitovsky, Università di Stanford, lo descrive così:

la sua implacabile logica ha annullato qualsivoglia legame di fedeltà teorica da lui sviluppato che lo ha fatto sembrare una persona fredda agli occhi di tutti

Pesarono anche la mancata specializzazione in un dato campo economico (i suoi contributi interessano varie aree di ricerca) e la semplicità ed immediatezza delle sue intuizioni – tanto che molti economisti, che in seguito hanno adottato le sue idee, hanno omesso di evidenziare a chi davvero siano riconducibili tali concetti.

Ha pesato anche il suo look decisamente bohèmien (barba lunga, sandali aperti sul davanti, colletto della camicia sempre sbottonato e sempre privo di cravatta) e il suo viaggio in Messico compiuto per convincere Lev Trockij delle modifiche fondamentali da apportare alla sua dottrina, alla luce dei principi della finanza funzionale.

Infine per comprendere Lerner e le sue capacità vale ricordare questo aneddoto: durante la Seconda guerra mondiale, John Maynard Keynes tenne un discorso presso la Federal Reserve a Washington. Lerner, presente all’incontro, trovò la visione keynesiana estremamente convincente, tanto da contestare a Keynes stesso l’incapacità di giungere alle logiche conclusioni del suo ragionamento. L’economista britannico rispose molto piccato alle osservazioni di Lerner, ma il suo collaboratore Evsey Domar (seduto dietro Lerner) bisbigliò ironicamente

[Keynes] dovrebbe leggere la Teoria Generale

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