LA FELICITÀ SOCIALE COME FINE ECONOMICO
L’austerità impone, a chi vive del proprio lavoro, di subire la propria vita invece di guidarla. I killer sociali sanno che se non puoi scegliere sei più debole. Pretendiamo che le politiche economiche siano indirizzate all’interesse pubblico, cioè a noi tutti, garantendo sempre un’alternativa dignitosa.
È indispensabile, al fine di elaborare ricette di politica economica che rispondano nel migliore dei modi alle necessità sociali, riconoscere la valuta come creazione statale, come strumento costituito in primis per il perseguimento dei fini dell’autorità pubblica, mettendo a fuoco l’inconsistenza dei limiti alla capacità finanziaria dello Stato nella propria valuta. Lo Stato può sempre comprare tutto ciò che è in vendita nella valuta di cui è il monopolista.
Solo partendo da questa consapevolezza è possibile organizzare un progetto di politica economica all’altezza della Storia, configurando lo Stato come agente che governa l’evoluzione del capitalismo nell’interesse generale, costruendo l’avanzamento della società e garantendo sempre un quadro di piena occupazione tramite una gestione elastica del deficit pubblico che coinvolga tutto il complesso della politica economica, tra cui anche l’organizzazione di un Piano di Lavoro Transitorio.
Il salto ideologico necessario a uscire dal labirinto dell’austerità deve concretizzarsi nell’individuazione e raggiungimento di due priorità politiche e degli strumenti di politica economica necessari a realizzarle.
Innanzitutto è indispensabile restituire allo Stato il suo ruolo storico: lo Stato deve costruire il progresso, inteso come miglioramento quanto più generalizzato ed esteso possibile delle condizioni di vita della popolazione, nel corso del tempo, ricoprendo il ruolo di architetto del futuro.
Solo all’interno di questo quadro può essere definita la seconda priorità: l’accesso universale al lavoro dignitoso (l’eliminazione, quindi, della disoccupazione).
Alla base di qualsiasi elaborazione politica dev’esserci la giusta comprensione del funzionamento della valuta. Per guarire dalla piaga dell’austerità autoimposta è indispensabile adottare un approccio di finanza funzionale, in cui livello e composizione di spesa pubblica e tassazione sono regolati per il mantenimento della piena occupazione e la costruzione del progresso sociale ed economico.
Esistono sempre vincoli alla capacità produttiva nazionale: tecnologia disponibile, risorse reali, forza lavoro presente sul territorio. Questi limiti non rappresentano mai un ostacolo al raggiungimento della piena occupazione.
Le politiche pubbliche dovrebbero essere valutate esclusivamente in base ai loro effetti reali, non in base a quanto riducono il deficit pubblico.
Quanto è importante
l’innovazione, realmente?Abbiamo già la capacità di innalzare
lo standard di vita al livello che Keynes
pensava avremmo raggiunto in 15 anni?
Livello in cui tutti, e dico tutti,
possano avere cibo, vestiti, abitazioni
in misura ampiamente oltre le loro
necessità e vite felici?Assolutamente!
Non abbiamo bisogno di innovazioni,
noi sappiamo già come fare tutto ciò.
Abbiamo le tecnologie per farlo.
E possiamo farlo in un anno.
Non ho dubbi su questo.
RANDALL WRAY
Università degli studi Bergamo,
estratto da una delle sue lezioni