I Premier di Francia, Germania e Italia sfilano davanti alla tomba di Altiero Spinelli promettendo, dopo la Brexit, il rilancio del progetto d’integrazione europea.
Un esercito di disoccupati europei, ripresa (così la chiamano) debole, fragile ed incerta, deflazione a go-go. La causa del perdurare del ciclo economico avverso ormai la conoscono anche gli asini: è l’austerità. Non esiste una sola ragione conforme all’interesse generale che possa giustificare il mantenimento di politiche fiscali restrittive, la deflazione in atto in molti Paesi dell’Eurozona ne è una prova molto evidente. È sin troppo palese che la precondizione necessaria a realizzare l’Europa dei popoli che ci è stata promessa è il rifiuto dell’austerity come modello permanente di politica fiscale. Per contro, invece, la Merkel ha messo fine a qualsiasi tentativo di blando ripensamento sull’austerity con la frase
la flessibilità nei Trattati è già prevista
Hollande, Merkel, Renzi: di quale Europa volete parlarci? Non fate finta di non sapere, di non capire. L’attuale modello produce vantaggi solo a pochi esportatori e favorisce i grandi capitali privati al costo di smantellare lo stato sociale. Cedere sovranità nazionale a queste condizioni, proseguendo negli attuali termini il progetto d’integrazione europea, non è ammesso dalla Costituzione Italiana come dalle altre. Non è questa l’Europa che vogliamo e che potete propinarci.