MMP Blog #50: La MMT senza PLG? Conclusioni

MMP Blog #50: La MMT senza PLG? Conclusioni

Scusate per l’interruzione del blog. Originariamente avevo previsto 52 blog, uno sforzo valso un anno, anche se durante il percorso ne ho aggiunto qualcuno e siamo quindi arrivati a 13 mesi circa. Ecco perché: i blog sono derivati dal manoscritto di un libro, il Modern Money Primer. L’idea era che non solo sareste stati un’audience di prova, ma [anche] che le vostre domande ed i vostri commenti mi avrebbero permesso di rivedere il manoscritto nel frattempo. E ha funzionato. Penso che sia migliorato notevolmente grazie a questo blog. Mi avete aiutato a scrivere il libro.

All’inizio di maggio, tre erano gli argomenti che rimanevano per il blog:una conclusione sul PLG, una sezione sull’inflazione ed una sezione conclusiva sulla natura della Moneta. Sfortunatamente, a causa di impegni familiari non posso completare tutti i blog che restano. Scriverò un blog su ciascuno di questi argomenti. Il blog di oggi concluderà la serie sul PLG. E scriverò due blog aggiuntivi (uno sull’inflazione, uno sulla natura della Moneta) per completare i 52 promessi. Probabilmente questi non saranno pubblicati ogni settimana – credo che mi ci vorrà più di una settimana ciascuno per scriverli. Ma dovrei finirli nel corso di giugno.

Modern Money Theory - L. Randall Wray (Cover)Per farla breve: il libro sarà rilasciato tra poco (leggete qui). Pubblicherò il materiale pubblicitario su NEP, quando l’avrò. Se il blog vi è piaciuto, amerete il libro (se avete odiato il blog, odierete il libro!). Il libro contiene buona parte del materiale che manca nei blog precedenti, ed anche il materiale che non sarò in grado di trattare nel corso delle poche settimane che seguono. Inoltre l’organizzazione è stata modificata, e credo migliorata. Infine, come avrete probabilmente notato, quando NEP ha cambiato piattaforma la formattazione di tutti i blog precedenti ha subito dei danni. Mitch sta cercando di sistemarla, ma riformattare tutto manualmente gli richiede un lavoro eccessivo. Quindi, per i novellini, sarà molto più facile leggere il libro di quanto non lo sarà provare a leggere i vecchi blog.

Infine, lasciate che faccia un altro commento. Come sapete ho accumulato i vostri commenti e le vostre domande, rispondendo di mercoledì. Non sarò in grado di farlo per questi blog conclusivi. Inoltre, come sapete, non volevo che questo Primer si trasformasse in un dibattito con i critici. E di certo non volevo che diventasse una chat room con più di cento commenti ogni settimana, la maggior parte dei quali promuovono siti web personali e posizioni stravaganti su svariati argomenti non pertinenti. Non sono contrario ai dibattiti o alle chat room, ma non è mai stato questo lo scopo del Primer. Tra l’altro, siccome il manoscritto è in mano all’editore ed in fase di produzione, ora non posso riscrivere nulla – viene quindi a mancare la ragione principale del [mio] sollecitare i vostri commenti.

Concludiamo la nostra discussione sul PLG. La questione controversa è questa: si può adottare la MMT rifiutando al contempo il PLG?

Ho fatto un’analogia tra la malattia e la disoccupazione: qualsiasi persona ragionevole, se comprendesse le cause di una malattia, si opporrebbe ad una cura? Se sapeste che un vaccino può prevenire il vaiolo, vi opporreste alla sua somministrazione (quantomeno a quelli che lo vogliono – non voglio inoltrarmi in un dibattito sull’obbligo delle vaccinazioni, visto che non abbiamo mai sostenuto di voler forzare nessuno ad accettare un lavoro se non vuole lavorare)?

Ora capisco che si tratta di un paragone non proprio corretto, perché è possibile che esistano molte cure per la malattia della disoccupazione. Gli MMTer spingono per la cura PLG. Io sono aperto a cure alternative, però dai critici non ne sento arrivare nessuna.

Qualcuno prova con [la tecnica del] prodotto civetta: diamo loro il RMG [1] invece dei posti di lavoro. Questo non cura la malattia della disoccupazione. È come usare antibiotici al posto dei vaccini per combattere la polio. Quindi provano a giustificare la scelta sostenendo che, se alle persone diamo il RMG, se loro desiderano, possono comunque scegliere di lavorare. No, non possono. Devono esserci i posti di lavoro. Di certo è vero che dare antibiotici a tutti non impedisce loro di cercare i vaccini. Ma i vaccini devono essere disponibili. Non discuterò ulteriormente a questo riguardo – il ragionamento è semplicemente troppo ridicolo. Sì, possiamo dare il RMG alle persone, ma questo non dà loro posti di lavoro. Se qualcuno è involontariamente disoccupato, è perché desidera un lavoro. Il RMG non curerà la malattia della disoccupazione.

Possiamo avere [contemporaneamente] RMG e PLG? Certo. Ma è il PLG che cura la malattia della disoccupazione involontaria (qualcuno sostiene che il RMG curi la malattia della povertà; io ne dubito, ma si tratta di una malattia differente).

Alcuni sostengono la tesi di stimolare solo la domanda. La teoria è che se lo Stato spende abbastanza sulla domanda “generale”, ne deriverà un numero di posti di lavoro sufficiente a che tutti (?) coloro che ne vogliono uno lo avranno. Quando messi sotto pressione, ammetteranno che non intendono proprio “tutti”. Intendono che il tasso di disoccupazione involontaria si ridurrà “abbastanza”. Abbastanza per chi? Beh, per quelli che avranno i posti di lavoro.

Leggete di seguito la citazione di Vonnegut. Chi non ottiene il posto di lavoro non lo merita. Andrà meglio l’anno prossimo. Lavorate su voi stessi così da poter ottenere un lavoro, e sarà qualche altro sfortunato imbranato a non averlo. Ci sono sempre vincitori e vinti – e a te è capitato di essere un perdente. Nella prossima vita, scegliti dei genitori migliori. La conoscete tutti la solfa. E sì, ciò significa che per le persone di colore il tasso di disoccupazione sarà tre volte più alto rispetto a quello dei più fortunati bianchi (e, nella maggior parte dei Paesi, il tasso di disoccupazione femminile sarà ancora più elevato) ma, quando si tratta della creazione di posti di lavoro attraverso lo stimolo della domanda, è solo questione di fortuna.

Di nuovo, questa giustificazione è un prodotto civetta. Lo stimolo della domanda aggregata creerà probabilmente più posti di lavoro. Per tutti? No.
Inoltre invoca la domanda: su cosa spendere? Eccetto la distribuzione casuale [mediante il lancio] da un elicottero (o le riduzioni fiscali), tutta la spesa (e le riduzioni fiscali) è mirata. L’unica domanda è: verso chi. È veramente strano che molti oppositori del PLG non gradiscano la natura mirata del programma, eppure apprezzino la natura mirata della spesa approvata dal Congresso, che nutrirà i soliti sospetti: grandi oligopoli che tendono ad avere lavoratori più qualificati, meglio retribuiti ed una forte capacità di determinare il prezzo, e così pure la strada delle marchette elettorali che non porta da nessuna parte. Ed, infine, scansa la questione dell’inflazione. Se in effetti conseguono posti di lavoro, almeno in parte è dovuto al fatto che avviare il volano “generale” [posto come] obiettivo spinge salari e prezzi verso l’alto nei settori favoriti abbastanza da far sì che i datori di lavoro ambiscano a lavoratori meno desiderabili.

Possiamo, insieme, stimolare la domanda ed avere un PLG? Certo. Ma è il PLG a curare la malattia.

Altri protestano il fatto che il PLG crea posti di lavoro a basso reddito, che non fanno uso di tutte le abilità della forza lavoro. Pertanto, non risolve davvero tutti i problemi della disoccupazione. Abbiamo invece bisogno di una combinazione di stimolo della domanda, competenze coerenti con i servizi e riqualificazione. Ancora un altro prodotto civetta.

Anche se la combinazione di stimolo della domanda e politiche del mercato del lavoro è qualcosa di desiderabile, non assicura la creazione di un numero sufficiente di posti di lavoro adatti ai lavoratori. Come discusso in blog precedenti, il PLG “impiega i lavoratori così come sono, dove sono”. Programmi di formazione formano lavoratori nella speranza che esisteranno posti di lavoro e che i datori di lavoro li assumeranno. È una politica basata sulla fede.

Il PLG crea posti di lavoro per coloro che li vogliono, poi forma i lavoratori sul campo. Quando posti di lavoro migliori e meglio retribuiti sono disponibili, i lavoratori possono uscire dal PLG. Nel frattempo [comunque] hanno un posto di lavoro ce l’hanno e possono contribuire alla produzione sociale.

Alcuni continuano a sostenere che il PLG è “solo” lavoro socialmente utile, che obbliga le persone a lavorare. No. Offre un lavoro a chi ne vuole uno. Assume i disoccupati involontari. L’involontarietà descrive una situazione indesiderata; disoccupazione significa che non si ha un posto di lavoro. I disoccupati involontari sono persone che vogliono un lavoro. Il PLG offre posti di lavoro. Nessuno è obbligato ad accettarli.

Si può aggiungere il PLG a qualunque rete di sicurezza che la società desideri – che si tratti di programmi non basati sul reddito, come il RMG, o di programmi basati sul reddito, come i lavori socialmente utili. Per questo ho detto che il PLG è una politica “aggiuntiva”.

Ricordiamo che ho iniziato la discussione sul PLG con un’esposizione dell’approccio politico della finanza funzionale di Lerner e con una discussione sui diritti umani. Il primo si fonda sul fatto che, in base all’ottica della “Moneta di Stato”, lo Stato si può permettere di acquistare qualunque cosa sia in vendita nella sua valuta. Quindi ne deriva una politica – ossia quello che lo Stato DOVREBBE FARE: spendere di più, nel caso ci sia disoccupazione.

La seconda arriva al tema della disoccupazione partendo dai diritti umani: il diritto ad un lavoro è uno dei diritti umani riconosciuti a livello internazionale. Si tratta, di nuovo, di ciò che lo Stato DOVREBBE fare: assicurare l’accesso al lavoro a chiunque desideri lavorare. Anche se è coerente con la proposta di Lerner, la supera. Per Lerner la disoccupazione è uno spreco economico – poiché lo Stato si può “permettere” la piena occupazione, dovrebbe assicurarla. Dalla prospettiva dei diritti umani, la disoccupazione è la prova di una violazione di questi diritti.

Chiaramente questa è una violazione di un diritto umano da parte dello Stato, dato che nessuno dovrebbe aspettarsi che siano le imprese profit ad assicurare questo diritto. Inoltre, la posizione della MMT è che l’imposizione della tasse crea una domanda di Moneta – dal principio, chi deve pagare le tasse ma non ha i mezzi per farlo è in qualche modo “disoccupato”, in cerca di un modo di guadagnare la Moneta di cui ha bisogno per pagare le tasse.

Portando la logica alle estreme conseguenze, possiamo dire che la disoccupazione è creata dal sistema monetario (come Paul Davidson evidenzia sempre, non esiste disoccupazione in un convento – i sistemi economici che non si basano sulla Moneta non hanno disoccupazione), un sistema creato sin dal principio dallo Stato per dirottare risorse verso il settore pubblico. Quindi la disoccupazione non è solo un problema che dev’essere risolto dallo Stato, è un problema che è creato dallo Stato. E lo Stato sovrano ha la chiave: offrire i posti di lavoro. Warren Mosler dice sempre che i disoccupati appartengono già al settore pubblico – dobbiamo sostenerli ed in qualche modo occuparcene – quindi potremmo anche consentirgli di lavorare per il settore pubblico.

Ora, ammetto che altri sostenitori della MMT non accettano l’approccio dei diritti umani. Ma io sì. Eppure, come ho già detto in precedenza, i diritti umani sono un’aspirazione, e persino i Paesi ricchi, sviluppati e teoricamente democratici violano continuamente la maggior parte dei diritti umani riconosciuti. Secondo me, questo non indebolisce il valore del ragionamento.

Nella sezione dei commenti del blog 48, qualcuno ha riportato le seguenti affermazioni dei sostenitori della MMT:

Bill Mitchell: “La realtà è che il PLG è un aspetto centrale della MMT, perché è molto più di un programma di creazione di posti di lavoro. È un aspetto essenziale del framework della MMT per la piena occupazione e la stabilità dei prezzi”.

Pavlina Tcherneva: “Il PLG non è solo un’ulteriore riflessione sulla MMT, ma una componente cruciale che finora ha offerto il più coerente meccanismo di stabilizzazione economica anticiclico”.

Neil Wilson: “Discutere della MMT senza PLG è discutere di qualche altra teoria economica, una priva di qualunque ancora di stabilità dei prezzi nominali”.

Quindi il commentatore ha scritto: “Sembra che qui Wray si stia allontanando dai suoi colleghi. Qualcuno può chiarire questa contraddizione?”.

Anche se trovo che quest’affermazione sia sorprendente, permettetemi di chiarire.

 

La MMT si caratterizza per tre livelli di analisi, o aspetti: descrittivo, teorico e politico.

In quanto analisi descrittiva, essa si compone in realtà di due livelli. Prima descriviamo un caso “puro” o “ipotetico” che può essere applicato a qualunque emettitore di valuta. Iniziamo con l’imposizione di una tassa denominata nell’unità di conto di Stato; lo Stato crea valuta attraverso la spesa, trasferendo [così] risorse [reali] al settore pubblico; le persone possono quindi pagare la loro tassa. A questo possiamo aggiungere la “creazione di Moneta” da parte del settore privato come un’attività di leveraging. Discutiamo la determinazione del tasso d’interesse e lo scopo della vendita di Titoli di Stato. Notiamo che nessuno può pagare le tasse finché lo Stato non ha creato la valuta tramite la spesa. E così via. Non ripeterò in questa sede tutta l’analisi presentata nel corso dei blog precedenti.

Poi descriviamo la prassi. Qui occorre essere specifici. Introduciamo un [Ministero del] Tesoro e una Banca Centrale, visto che la maggioranza degli Stati divide le responsabilità tra queste due istituzioni. Dobbiamo anche discutere i vincoli autoimposti (il Tesoro trae assegni sul suo conto presso la Banca Centrale, alla quale non è consentito acquistare Titoli di Stato. E così via). In altri termini, analizziamo “il modo in cui lo Stato spende DAVVERO”, addentrandoci in tutti i dettagli operativi. Ciò non modifica in alcun modo le conclusioni dell’analisi di primo livello, ma risponde alle critiche [avanzate contro di essa].

Dopodiché ci spostiamo all’analisi teorica. In realtà non esiste alcuna analisi descrittiva senza una teoria [alla base]. Mi rendo conto che molte persone, economisti compresi, pensino che si possa descrivere il “mondo reale” senza una teoria o senza giudizi di valore. Lo zio Milty Friedman era celebre per il suo sostegno a questo tipo di visione – economia “normativa” versus economia “positiva”. Si tratta, nella migliore delle ipotesi, di un punto di vista naif – o, più probabilmente, di un deliberato inganno, ideato per nascondere i suoi progetti. Non si può fare. Non puoi osservare la “realtà”. Per dare un senso alle tue osservazioni, una teoria la devi avere. Non puoi usare una parola come “Moneta” senza avere una teoria della Moneta. La maggior parte delle persone ha una teoria che, secondo la MMT, è assolutamente inadeguata al tipo di economia in cui viviamo. In realtà, tutto questo Primer si riduce in sostanza ad un ragionamento sulla “natura della Moneta”.

Che è l’argomento del capitolo finale del libro che verrà presto pubblicato. Comunque, se tornate indietro al blog #30 del MMP, potete vedere che ho definito la MMT come l’integrazione di vari approcci alla teoria monetaria, includendovi il Cartalismo, la Moneta Endogena, la Teoria Monetaria della Produzione, la Finanza Funzionale, l’Approccio dei Saldi Settoriali e la Teoria del Circuito [Monetario]. Personalmente aggiungerei anche la Teoria dell’Instabilità Finanziaria di Minsky, e probabilmente qualche altro optional.

Ora, ogni MMTer deve integrare ciascuno di questi approcci nell’ambito del suo approccio MMT? No, sarebbe chiedere troppo. Il mio approccio mi piace più di quelli adottati da altri? Sì. Certo, ho bisogno di convincere gli altri che il mio è il migliore. O almeno convincerli finché non cambio idea.

Il terzo aspetto riguarda le implicazioni politiche. Finora mi sono focalizzato sul PLG solo come una soluzione alla malattia della disoccupazione. Ma questa è solo una parte della faccenda. Sin dall’inizio abbiamo sostenuto che il PLG è necessario per “ancorare” i prezzi. Il PLG è un programma buffer-stock, e come tutti i buffer-stock può essere usato per stabilizzare i prezzi. Inoltre aiuta a risolvere quel problema di Minsky – l’instabilità – contribuendo a stabilizzare (in realtà a ridurre l’instabilità, ma la stabilità è destabilizzante!) salari, consumi, occupazione e domanda aggregata.

L’inflazione è l’argomento della prossima puntata. Ma, in maniera molto concisa (e qui si tratta davvero solo di un accenno alla spiegazione del buffer-stock fatta in un blog precedente), un buffer-stock che fa uso del bacino [di lavoratori impiegati nel] PLG per la stabilizzazione dei prezzi e dei salari è migliore di quanto lo possa essere l'”esercito di riserva dei disoccupati”.
Guardatela in questo modo. Il grande timore dei nostri goldbug e di altri che segnalano il pericolo della “Moneta fiat” è che non c’è alcuna commodity che agisce come ancora per mantenerne il valore. Essendo “fiat”, lo Stato può stamparne quantità illimitate, distribuirla gratuitamente e portarne a zero il valore. Zimbabwe, stiamo arrivando! Vincolatela all’oro e non ci potrà essere inflazione – e la storia continua.

I goldbug non sono completamente pazzi. La Moneta ha bisogno di qualcosa che ne garantisca il valore – e un regresso infinito, approccio secondo il quale accettiamo la Moneta e ne riconosciamo il valore perché crediamo che gli altri lo riconoscano, non è accettabile.

Secondo l’ottica della MMT, le tasse creano una domanda di valuta, ma il valore della valuta è determinato da quello che si deve fare per ottenerla.

Esiste un’antica tradizione in economia che adotta un approccio della “teoria del valore lavoro”. Come sostenevano Marx e Keynes, si può ritenere che il valore delle commodity (qui uso il termine in senso lato, intendendo tutte le cose che sono prodotte per essere vendute in cambio di Moneta – non solo le “risorse” come il petrolio e la carne di maiale) sia determinato dal lavoro. Più nello specifico, usiamo le ore di lavoro come una delle unità di misura per stimare il valore di tutte le cose prodotte mediante il lavoro (eterogeneo, a dire il vero [per essere un’unità di misura] – quindi è necessario effettuare qualche aggiustamento qualitativo). L’altra unità di misura è la Moneta, l’unità di conto dello Stato.

Ora, non voglio inoltrarmi in un dibattito sulla teoria del valore lavoro. Il mio punto è molto più semplice e fortemente intuitivo: se devo lavorare un’ora per ottenere qualcosa che vale una unità della Moneta di conto, quel qualcosa avrebbe avuto un valore più elevato rispetto al caso in cui per un’ora di lavoro avessi ricevuto due unità di Moneta. Se la Moneta crescesse sugli alberi (e le nostre mamme ci hanno sempre detto che non è così!), allora varrebbe quanto lo sforzo necessario per uscire a raccoglierla. Non molto, detto altrimenti. Chiaramente è necessario pochissimo sforzo per produrre la Moneta moderna (gli ITD dello Stato si creano digitando su una tastiera), quindi il timore del goldbug è che il suo valore si avvicini a zero all’aumentare del numero di battute.

Ma cosa succederebbe se lo Stato emettesse 1 solo dollaro in cambio di 1 ora di duro lavoro? Il numero di dollari emessi farà molta differenza nel determinarne il valore?

Alla UMKC stiamo realizzando – da circa 12 anni – proprio un esperimento di questo genere, imponendo ai nostri studenti una tassa in “Buckaroo” e pagandoli 1 Buckaroo per ogni ora di lavoro prestata ai servizi sociali della zona. [Gli studenti] pagano l’imposta usando i Buckaroo che guadagnano. Dall’inizio del programma abbiamo realizzato deficit di bilancio ogni anno, esaudendo i desideri di risparmio netto degli studenti. I nostri studenti sono pienamente occupati – loro scelgono quanto lavorare e noi facciamo in modo che ci sia sempre un posto di lavoro disponibile. Il programma ha testato i principi della MMT.

Oh, e che dire dell’inflazione? Zero, nulla, nada. Il salario è ancora esattamente 1 Buckaroo = 1 Ora di Lavoro Studentesco.

Lasciamo che il tasso di cambio fluttui, così da consentirci una piena indipendenza politica. Tutti quei deficit di bilancio hanno ridotto il cambio del Buckaroo rispetto al Dollaro? No – il Buckaroo si è apprezzato più del Franco Svizzero! Secondo Warren Mosler, il Buckaroo è stato il migliore investimento al mondo nel corso dell’ultima dozzina d’anni (anche se non ho verificato i fatti).

Oh, giusto, si tratta di un semplice, piccolo esperimento nel mondo reale, quindi i risultati potrebbero non riproporsi su larga scala nel caso delle valute del mondo reale, ma fa un po’ di luce sull’efficacia di un buffer-stock nel dare valore ad una valuta. Vincolate la vostra valuta al lavoro e stabilizzate i salari in quella valuta. Questo offrirà piena occupazione ed un livello superiore di stabilità dei prezzi.

Ecco dunque l’altra ragione per cui legare il PLG alla MMT: la stabilità dei prezzi.

La prossima volta dirò altro in merito all’inflazione. Ma è per questo che gli MMTer credono che il PLG sia una componente essenziale della MMT: se vi preoccupate dell’inflazione, volete un’ancora dei prezzi. Per quanto ne so, nessuno ha elaborato un’ancora dei prezzi migliore rispetto ad un’unità di salario relativamente stabile. È questo che offre il PLG.

Torniamo rapidamente al ragionamento che vede la disoccupazione servire un utile fine pubblico: non vogliamo il PLG perché influisce negativamente sugli incentivi. Per motivare i pigri abbiamo bisogno della sofferenza.

Secondo un comune modo di pensare, l’avversità è positiva. Come Joe Firestone ha scritto in un commento, molti attribuiscono il loro successo ai ceffoni che i padri gli hanno dato: “Chi risparmia la verga, rovina suo figlio”. Si ritiene che le minacce della disoccupazione e della deprivazione siano fattori motivanti essenziali.

A dire il vero, la psicologia moderna sa che questo è falso – il modo migliore per produrre persone amorevoli e produttive, persone che apporteranno contributi benefici alla società, è educarli in modo amorevole e sicuro. Il modo migliore per promuovere il lavoro di qualità è creare un ambiente lavorativo amorevole e sicuro. Come spiegherò la prossima volta, tutto ciò è ancora più importante nella nostra transizione verso l'”economia dei servizi”.

Se volete produrre psicopatici, gonfiateli di botte quando sono giovani, convinceteli che al mondo vince il più forte, fateli combattere per ogni scarto di cibo ed eliminate ogni tutela al posto di lavoro. Rendete la vita il più possibile precaria con i lavoratori che temono di poter essere sostituiti dai disoccupati – perdendo i loro posti di lavoro ed entrando a far parte delle masse di affamati. Ricompensate lautamente il forte e punite il debole (credo di aver appena descritto un intero settore dell’economia moderna, in cui gli psicopatici sono ascesi al vertice – leggete sotto). È questa l’idea che sta dietro al NAIRU [2], tanto cara alla maggior parte degli economisti.

Ecco il problema. La nostra società produce un sacco di psicopatici e, almeno in una certa misura, il loro comportamento può portare al successo individuale. Il resto di noi – il 99% circa – deve proteggersi da loro. Tuttavia, il loro relativo successo rende difficile [il nostro proteggersi da loro] non solo perché possono ottenere posizioni di grande potere ed influenza, ma anche perché li emuliamo. Nel Capitolo 24 della Teoria Generale, Keynes ha osservato che è meglio consentire a questi psicopatici di infliggere crudeltà ai loro bilanci piuttosto che ai loro fratelli umani. Detto altrimenti, lasciamo che facciano soldi ma non permettiamogli di condurre lo show. Come tutti noi ricordiamo, Keynes promosse misure politiche per assicurare la piena occupazione, per ridurre la disuguaglianza e per “sopprimere” la classe dei rentier:

“L’esistenza di possibilità di guadagni monetari e di arricchimento privato può instradare, entro canali relativamente innocui, pericolose tendenze umane, le quali, se non potessero venir soddisfatte in tal modo, cercherebbero uno sbocco in crudeltà, nel perseguimento sfrenato del potere e dell’autorità personale e in altre forme di auto-potenziamento. È meglio che un uomo eserciti la tirannia sul proprio conto in banca che sui suoi concittadini; e mentre talvolta si denuncia il primo quale un mezzo per raggiungere il secondo, talaltra almeno ne è un’alternativa”. Chiaramente il nostro 1% di psicopatici si opporrà a queste politiche, visto che gli psicopatici prosperano nell’ambiente attuale di disuguaglianza.

Un editoriale sul New York Times ha posto la questione in questi termini:

“Un recente studio ha evidenziato che il 10% delle persone che lavorano a Wall Street è costituito da “psicopatici clinici”, che mostrano una mancanza di interesse e di empatia nei confronti degli altri ed “un’impareggiabile capacità di mentire, costruire e manipolare” (su ampia scala, la proporzione è [invece] dell’1%). Un altro studio ha concluso che i ricchi sono più inclini a mentire, imbrogliare ed infrangere la legge… Giustificare truffe, evasione fiscale, dumping tossici, violazioni della sicurezza dei prodotti, offerte manipolate, sovrafatturazione, falsa testimonianza. Lo scandalo della corruzione in Walmart, quello dell’hacking di News Corp. – aprite semplicemente la sezione affari in un giorno qualunque. Fregare i vostri lavoratori, danneggiare i vostri clienti, distruggere il territorio. Lasciare che siano le persone a pagare il conto. Queste non sono anomalie; è così che funziona il sistema: scappi con quello che riesci e provi a svignartela quando ti beccano.

… anche se “creatori di lavoro” potrebbe essere un termine nuovo, l’adulazione che esprime e il disprezzo che così chiaramente segnala, non lo sono. In “Mattatoio n. 5”, Kurt Vonnegut ha scritto: “I poveri Americani sono spinti ad odiare sé stessi”. Dunque “si prendono in giro e glorificano quelli che stanno meglio di loro”. La più distruttiva delle nostre bugie, ha aggiunto, “è che è davvero facile, per qualunque Americano, fare soldi”. La menzogna continua. I poveri sono pigri, stupidi e cattivi. I ricchi sono brillanti, coraggiosi e buoni. Fanno ricadere a pioggia la loro beneficenza sul resto di noi.”

Gli psicopatici a Wall Street non sono un’anomalia [che pesa per il] 10%, sono il modello di comportamento di Gordon Gekko [3]. Sono il 10% dei cani che stanno in cima all’1% che dirige lo show.

Non sorprende quindi che ci siano individui che accettano la MMT come un’analisi descrittiva eppure adottano le raccomandazioni politiche dei nostri psicopatici di successo: usare la disoccupazione e la minaccia della povertà come motivazione per “farcela da soli”. Eppure quella politica non fa altro che perpetuare la produzione di psicopatici e, più in generale, di comportamenti antisociali. Come diceva Keynes, tale politica falsa il gioco [a favore di chi ha già successo] – aumentando l’insicurezza e rendendo di fatto più difficile ottenere il successo solo con la normale fortuna. Tutto dolore, nessun guadagno.

Uno psicopatico potrebbe scoprire la causa della polio e comunque opporsi alla politica della vaccinazione. In realtà, la mancanza di compassione fa parte della definizione di psicopatologia. Di certo un economista psicopatico può accettare la spiegazione MMT della causa della disoccupazione e al contempo respingere la politica che cura la malattia.

Quindi: potete separare la teoria moderna della malattia che causa la polio dalla sua cura? Sì.

Potete separare la spiegazione MMT della causa della disoccupazione dalla politica che la cura? Sì.

Dovreste? Certo che no.

 

Note del Traduttore

1.^ RMG: Reddito Minimo Garantito

2.^ NAIRU: Non-Accelerating Inflation Rate of Unemployment o Tasso Naturale di Disoccupazione

3.^ Gordon Gekko: personaggio immaginario, protagonista dei film di Oliver Stone “Wall Street” (1987) e “Wall Street – Il denaro non dorme mai” (2010), fonte: Wikipedia.org

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Originale pubblicato il 28 maggio 2012

Traduzione a cura di Andrea Sorrentino, Supervisione di Maria Consiglia Di Fonzo

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