Il comunicato sindacale afferma che
siamo di fronte allo smantellamento della chimica italiana e ad una accelerazione del processo di trasformazione dell’ENI che vede le sue attività tutte concentrate fuori dall’Italia.
Sfortunatamente la presa d’atto dei sindacati avviene con circa vent’anni di ritardo, dal momento che il processo di dismissione delle attività ENI nel settore chimico è stato programmato e attuato nel corso degli anni ’90 come precisa linea di politica (de)industriale. Nel settore chimico, parallelamente alla retrocessione della posizione italiana si è avuto l’incremento della posizione tedesca.
Il dato è significativo, il settore è assolutamente da considerarsi strategico, più che per il numero di occupati ad esso riferibili (tra il 2006 e il 2014 il settore in Italia ha perso circa 25 mila addetti diretti), per la capacità di generare know-how, professionalità, sviluppo brevetti, etc. che sono elementi strutturali fondamentali per realizzare ciò che è definibile come “controllo delle proprie risorse strategiche” e costruzione di un sistema produttivo solido da parte di uno Stato.
I sindacati pertanto sembrano cercare di chiudere la stalla quando i buoi sono già fuggiti (e da parecchio tempo).
[…] totale incapacità dei sindacati in Italia di comprendere quale fosse il progetto di deindustrializzazione per l’Italia va sottolineato un dettaglio. La manifestazione sindacale contro la vendita di […]