Eventi e Iniziative

La Teoria della Moneta Moderna: come siamo arrivati fin qui e dove siamo diretti?

La Teoria della Moneta Moderna: come siamo arrivati fin qui e dove siamo diretti?

Abbiamo tradotto l’intervento di Randall Wray nella conferenza del 13 giugno scorso in occasione dell’invito dell’Università di Trento come visiting professor. Ringraziamo Gabriele Bartoletti e l’associazione MMT Trentino per averci dato il documento originale e aver fatto in modo che venisse diffuso in italiano.

(La Redazione)


La mia carriera da economista è cominciata negli ultimi 20 anni, studiando principalmente l’approccio Istituzionalista e quello Marxista, mentre lavoravo per l’amministrazione comunale a Sacramento, in California. Ho comunque letto molto accuratamente la Teoria Generale di Keynes e, quando finalmente mi sono impegnato a prendere il Dottorato, uno dei miei professori – John Henry – ha spinto perché andassi al St. Louis a studiare con Hyman Minsky, il più grande economista post-keynesiano.

Ho scritto la mia tesi a Bologna sotto la supervisione di Minsky, concentrandomi sul sistema bancario privato, sull’ascesa di quelle che chiamiamo le istituzioni finanziarie non bancarie e sulle operazioni fuori bilancio (tipiche del cosiddetto sistema bancario ombra). Ho cominciato con una sezione sulle “origini della moneta”, sezione che ho tagliato dietro suggerimento di Minsky che non voleva scrivessi la “Genesi”.

Comunque ho trovato la Teoria della Moneta di Stato di Knapp, in cui c’era qualche ipotesi sulle origini della moneta. Nel 1990 la mia tesi divenne un libro, che fu di supporto allo sviluppo dell’approccio post-keynesiano della moneta endogena.

Quello che mancava nella letteratura era un’analisi adeguata del ruolo dello Stato – che, fino ad allora, era stato passivo – offrendo riserve nel momento in cui le banche private ne facevano richiesta. Nel corso del decennio successivo, ho lavorato con un piccolo gruppo di persone (la più importante, Warren Mosler) perché nella teoria monetaria fosse considerato il ruolo dello Stato.

Come tutti sappiamo, il mainstream attribuisce allo Stato un ruolo trascurabile e alla Banca Centrale un obiettivo (all’inizio, relativo al tasso di crescita della moneta, ora un obiettivo in termini di tasso d’inflazione). La politica fiscale dello Stato è equiparata alle decisioni di spesa di una famiglia soggetta a un vincolo di bilancio.

Ma questo è in contrasto sia con la Teoria Istituzionalista sia con quella di Keynes. Come sostiene Fagg Foster: qualsiasi cosa sia fattibile dal punto di vista tecnico è fattibile anche dal punto di vista finanziario. Come possiamo far quadrare questo concetto con la convinzione che lo Stato sovrano sia soggetto a un vincolo finanziario? E se le banche private possono creare moneta endogenamente – e senza limiti – perché lo Stato è soggetto ad un vincolo?

Il mio secondo libro, pubblicato nel 1998, offre un punto di vista differente sulla spesa di uno Stato sovrano. Ho anche ripercorso le origini della moneta. Anche se non possiamo dire con certezza come è nata la moneta, sicuramente possiamo concludere – come sostiene Keynes – che la moneta è stata una moneta creata dallo Stato per i 4˙000 anni passati, almeno.

L’ho chiamata “moneta moderna” per essere ironico. Nel 2004 ho pubblicato un libro sul lavoro di Mitchell Innes, che sviluppa più in profondità le origini della moneta.

Incredibilmente, questo lavoro è stato più controverso della ricerca portata avanti precedentemente sulla moneta endogena. Nella mia concezione, si trattava dell’estensione naturale – o più correttamente, lo consideravo propedeutico allo studio della moneta creata dal settore privato. Alla fine il nostro lavoro ha trovato un qualche consenso al di fuori del mondo accademico – specialmente nelle facoltà di legge, tra gli storici e gli antropologi.

E allora ci fu un’esplosione nella blogosfera. La Teoria della Moneta Moderna è stata creata dai blogger. Però noi non eravamo molto entusiasti del nome né di tutte le interpretazioni dei suoi sostenitori, siamo rimasti incastrati.

La Teoria della Moneta Moderna arriva a conclusioni scioccanti per molte persone che sono state indottrinate nel sapere convenzionale. Cosa più importante, la teoria sfida l’approccio ortodosso alla finanza pubblica, quello alla politica monetaria e al trade-off della cosiddetta Curva di Phillips (che mette in relazione inflazione e disoccupazione), sfida il sapere convenzionale sui tassi di cambio fissi e la follia dello sforzo per conseguire surplus di bilancio.

Per la maggior parte delle persone, la più grande sfida sta nell’affermazione che il bilancio di uno Stato sovrano non è come quello delle famiglie né delle imprese. Mentre ascoltiamo sempre l’affermazione “se gestissi il budget della mia famiglia allo stesso modo in cui lo fa Governo federale, sarei rovinato” seguita da “quindi, dobbiamo tenere il deficit di Governo sotto controllo”, la Teoria della Moneta Moderna sostiene che questa parallelismo è falso.

Lo Stato sovrano non può essere insolvente nella sua valuta; esso può sempre effettuare tutti i pagamenti dovuti nella propria valuta.

Gli Stati sovrani non hanno bisogno di prendere in prestito la loro valuta per spenderla! Offrono titoli del Tesoro fruttiferi cosicché le banche, le imprese, le famiglie e i residenti all’estero possano guadagnare un interesse. Questa è una scelta politica, non una necessità. Lo Stato non ha mai bisogno di vendere titoli prima di spendere, e infatti non può vendere titoli a meno che prima non abbia offerto la valuta e le riserve di cui le banche hanno bisogno per comprare quei titoli.

Così, come per la relazione tra tasse e spesa pubblica, con la raccolta delle tasse successiva al sostenimento della spesa pubblica, dovremmo pensare alla vendita dei titoli che avviene dopo che lo Stato ha già effettuato la spesa.

Ascoltare che le banche operano in un modo simile sorprende la maggior parte delle persone. Le banche vendono i propri IO TI DEVO e poi li accettano come mezzo di pagamento. Cento anni fa, una banca avrebbe emesso le proprie banconote facendo un prestito. Il debitore avrebbe ripagato il prestito dando indietro le banconote. Le banche dovevano creare le banconote prima che i debitori potessero rimborsare i debiti usando le banconote.

Le persone hanno grande difficoltà a capire la questione della creazione di moneta. Sembra un’alchimia o addirittura una frode. Davvero le banche creano depositi quando concedono prestiti? Davvero gli Stati creano valuta quando spendono? Cos’è la creazione di moneta dal nulla?

Sì, davvero.

Il problema non è il fatto che la creazione avvenga “dal nulla”, ma piuttosto la quantità di moneta creata e lo scopo per cui essa è creata. La spesa pubblica per l’interesse comune è benefica, almeno fino al livello di piena occupazione delle risorse del Paese. Il prestito bancario per interessi pubblici e privati benefici è anch’esso in genere desiderabile.

Alcune persone hanno perso la speranza nei confronti del nostro sistema bancario. Alcune persone vogliono persino eliminare la creazione di moneta privata! Lo Stato deve emettere moneta “senza debito”! Tali proposte sono basate su un grande fraintendimento relativamente al nostro sistema monetario.

Il nostro sistema è un sistema di moneta pubblica. Nei Paesi sviluppati abbiamo economie molto monetizzate. Gran parte (forse la maggior parte) della nostra attività economica richiede moneta e abbiamo bisogno di istituzioni specializzate che possano emettere IO TI DEVO monetari universalmente accettati per far sì che quell’attività sia avviata.

Abbiamo comunque bisogno di importanti riforme – compresa quella del ridimensionamento (probabilmente il frazionamento o la chiusura) delle banche più grandi – di un maggior controllo, di una maggiore trasparenza, di azioni penali contro le frodi finanziarie, di un maggior coinvolgimento del settore pubblico nelle nostre istituzioni bancarie a partenariato pubblico-privato.

E – sfortunatamente – siamo diretti verso un’altra crisi finanziaria globale. Non abbiamo fatto nulla dopo l’ultima, per limitare la finanza fuori controllo. La prossima crisi ci darà un’opportunità per ripensare il ruolo appropriato che la finanza dovrebbe avere. Avremo bisogno di ridimensionarla e limitarla. La finanza non dovrebbe costituire più del 5% dell’attività economica. Attualmente rappresenta il 20% del valore aggiunto [prodotto] e il 40% dei profitti delle multinazionali.

Non solo dovrebbe essere ridimensionata, ma lo Stato dovrebbe giocare un ruolo più importante in quest’ambito. Abbiamo bisogno di reintrodurre le Casse di Risparmio Postali e attribuire un ruolo più importante alle banche di sviluppo pubbliche. Anche Keynes argomentava che nulla è più chiaro del fatto che la finanza dovrebbe essere nazionale, non globale.

Abbiamo bisogno di ridurre i flussi finanziari globali. Sono ampiamente speculativi. Sono giustificati dalla convinzione che i Paesi hanno bisogno di più finanza a livello globale per il proprio sviluppo. Ma questo è falso. La finanza non è una risorsa scarsa. Qualunque Paese può produrre ciò di cui ha bisogno nella propria valuta. Si tratta solo di click di addebitamento e accreditamento su una tastiera. Come sostiene Fagg Foster, qualunque cosa sia fattibile da un punto di vista tecnologico, è fattibile dal punto di vista finanziario.

Cosa più importante, dobbiamo rivedere il nostro concetto di politica fiscale appropriata. Non dobbiamo fissarci sul pareggio di bilancio. Lo Stato sovrano non può restare a corto di moneta. Lo Stato sovrano si può permettere di acquistare qualsiasi cosa sia in vendita nella sua valuta.

Dobbiamo realizzare che il più grande problema che la maggior parte dei Paesi si trova ad affrontare è la disoccupazione. I costi economici, sociali e politici della disoccupazione sono elevatissimi.

Sfortunatamente, la disoccupazione è vista come uno strumento politico piuttosto che come un problema politico. La soluzione politica alla maggior parte dei problemi economici è considerata essere l’aumento di austerità per aumentare il tasso di disoccupazione. Le conseguenze sono ovvie in tutta l’Europa: un aumento di povertà in mezzo all’abbondanza.

I risultati dell’istituzione dell’Eurozona si potevano prevedere e, infatti, sono stati previsti – dai sostenitori della Teoria della Moneta Moderna e di Wynne Godley. Era una conclusione scontata che, con la prima crisi finanziaria, l’Eurozona sarebbe collassata e non avrebbe avuto strumenti fiscali per uscire dalla recessione.

Devo ammettere che sono stato sorpreso dall’imposizione spietata di austerità ai Paesi che hanno sofferto di più da parte del Centro. Mi aspettavo una crisi severa, ma ho pensato che questa avrebbe ricondotto la politica sulla retta via. Non è stato così.

Il problema consiste nell’aver pianificato l’impossibilità di godere pienamente delle opportunità della politica fiscale – questa è una “caratteristica strutturale”, non “un’imperfezione” del sistema. La politica fiscale è stata indebolita intenzionalmente e ciascuno riconosce che questo è il problema.

Il presupposto è che i Paesi periferici possono diventare come la Germania solo peggiorando gli standard di vita per competere col lavoro dei Paesi poveri in via di sviluppo. Sta funzionando, nel senso che molti Paesi che utilizzano l’Euro sono diventati sufficientemente poveri da non potersi permettere di acquistare i propri prodotti, tanto da doverli vendere all’estero.

Questa deve essere la soluzione al problema della disoccupazione affrontato dai Paesi che prima erano ricchi e che ora sono troppo “al verde” per potersi permettere di impiegare la loro popolazione nella produzione di ciò di cui la loro popolazione ha bisogno. È veramente una forma di follia.

La principale politica suggerita da Minsky per combattere la disoccupazione e la povertà è stato il JG – quello che ha chiamato Piano del datore di lavoro di ultima istanza. Esso affronta direttamente il problema della disoccupazione. Aumenta il minimo salariale fissando un salario di base capace di assicurare uno standard di vita dignitoso. Gli altri datori di lavoro devono pagare quel livello salariale o un livello superiore per far sì che i lavoratori siano disposti a continuare a lavorare per loro.

E nel tempo avrebbe aumentato il livello base del salario previsto dal piano a un ritmo almeno uguale alla crescita della produttività del lavoro (per assicurare che la distribuzione del reddito crescesse a favore della base), bloccando al contempo i redditi all’apice.

Oggi, incredibilmente, negli Stati Uniti tutti i candidati democratici alle presidenziali stanno sostenendo il JG. Anche se è un programma che probabilmente non sarà approvato dal Congresso, la discussione continuerà.

Questa apertura è stata avviata da Bernie Sanders. Prima di correre per la carica di Presidente, ha formato un comitato che gli facesse consulenza per riformare il sistema bancario. Ero nel comitato insieme a Stephanie Kelton e a lui piaceva quello che diceva la Kelton, tanto da sceglierla come capo economista per il Budget Committee del Congresso.

Comunque, durante la sua campagna, Sanders si è rifiutato di sostenere la Teoria della Moneta Moderna o il JG. Ha rivendicato la sua posizione di falco del deficit e non ha voluto cambiare idea durante la campagna. Quando ha perso le elezioni primarie – con Trump all’opposizione di Hillary – ha cambiato rotta.

Bernie ha deciso di fare le cose in grande. Si è rifiutato di accontentarsi, è stato audace. Un salario minimo orario di 15$; assistenza sanitaria gratuita; ferie pagate e pensioni dignitose per tutti; college gratuiti per tutti gli studenti.

E quasi i 2/3 degli Americani è d’accordo.

È il politico più famoso del Paese.

Ho fatto discorsi per promuovere il JG in molti Paesi nel mondo nel corso degli ultimi 25 anni. Vengono fuori sempre due obiezioni: la corruzione e l’inefficienza.

In ogni Paese, qualcuno dirà “Sì che potrebbe funzionare negli Stati Uniti, ma non funzionerà mai qui perché c’è troppa corruzione”. I cittadini di ogni Paese al mondo sono convinti che la corruzione nel proprio Paese sia la peggiore del mondo.

Jamie Galbraith ha dato la riposta migliore. Stavamo parlando in un incontro di banchieri centrali, la maggior parte dei quali provenienti dall’Africa e da altri Paesi in via di sviluppo. Ognuno veniva dal Paese più corrotto del pianeta. Galbraith ha risposto: “Ho lavorato al Congresso degli Stati Uniti. Posso assicurarvi che la corruzione nel vostro Paese non è niente rispetto a quella che ho visto io”.

Il tipo di corruzione di cui parlate è quella relativa alle mazzette quotidiane, alle “ricompense” e ai favoritismi. Ho vissuto in Italia – a Bologna, a Roma e a Firenze. Può essere frustrante. Ma la posta è recapitata – il più delle volte. I treni corrono – quasi sempre. Le strade sono in buone condizioni – di gran lunga migliori di quelle di New York. Le persone vivono in buone condizioni di vita – quasi del tutto. O almeno così era prima dell’Euro.

Non porrete mai fine alla corruzione, ma la vita può andare avanti. Certo, avete la corruzione, ma le scuse non possono sostituirsi alla politica. Fatevene una ragione. Se potete ancora costruire ponti che per la maggior parte non crollano, potete pianificare un JG che può funzionare – quasi del tutto.

E l’efficienza? Sul mio volo per Milano, ero seduto vicino a una giovane donna. Si era trasferita da poco a Milano da Parigi. Mi piace scoprire cosa i passeggeri facciano per vivere. Lei disegna borse da donna. Sì, a quanto pare è una professione. Non è l’unica. Sembra ci siano migliaia di persone nel mondo che disegnano borse per donna.

È molto efficiente. Come lo so? Perché le donne la pagano molto per le sue borse, per poter portare in giro le loro chiavi e il rossetto in modo molto efficiente.

La Mummia del Similaun a Bolzano ha avuto una borsa 5 o 6 mila anni fa. Non so se sia stata disegnata a Milano. Abbiamo veramente bisogno di continuare a disegnare borse? Suppongo che non dovremmo impiegare più di una o due generazioni per farlo bene – non 5 o 6 mila anni.

Qualcuno sull’aereo aveva tatuaggi lungo il braccio, su per il collo fin sotto l’orecchio. Questa è un’altra professione – persone che infilano l’ago nella pelle per colorarla in modo completamente non naturale. O che fanno piercing alla lingua per inserirvi bottoni che li fanno parlare con la zeppola. Questo è un lavoro privato efficiente e ben pagato.

Naturalmente, le persone mutilate con tatuaggi e piercing diventano meno produttive perché non possono trovare un buon lavoro.

Ma ho saputo che non possiamo avere un JG perché i lavoratori non sarebbero efficienti. Sarebbe uno spreco impiegare un lavoratore per andare a badare a una vecchina che è tutta sola in casa. Non sarebbe efficiente per quel lavoratore dare sollievo alla sua solitudine, forse parlarci un po’ e tenerle la mano. Accompagnarla a fare una passeggiata per andare a fare la spesa.

È inefficiente perché non supera il test del mercato.

Bene, questo è folle. La maggior parte di ciò che facciamo nella nostra vita non supera il test del mercato. La maggior parte di ciò che ci rende umani non supera il test di mercato. Il mercato è il “luogo” sbagliato per testare la produttività o l’efficienza.

Il mercato è auto-referenziale. Non puoi usare il mercato come l’unico test di se stesso. E tu certamente non puoi usarlo per testare l’efficienza di un programma pubblico per l’assistenza alle “vecchine”.

Una misura varata da Trump constaterà che Trump è un Trump relativamente capace – ma questo non vuol dire che Trump è buono per qualunque altra cosa.

Siamo stati preparati dagli economisti a credere che dobbiamo affrontare un vincolo severo all’offerta. Dobbiamo razionare attentamente qualsiasi cosa e il miglior modo per farlo è attraverso il mercato. Sono bugie. Dobbiamo perlopiù affrontare un eccesso. Troppa offerta; troppa capacità; troppe persone che vogliono lavorare.

In tali circostanze, i mercati rispondono tagliando l’occupazione e la produzione – aumentando la povertà in mezzo all’abbondanza.

Gli economisti ortodossi ci riempiono la testa con assurdità. Devi ignorare quelle voci nella tua testa. Non preoccuparti di ciò che il mercato potrebbe pensare. Il mercato di solito sbaglia, 99 volte su 100. Come disse Keynes, dobbiamo riconoscere che ciò che sembra un’assurdità, è un’assurdità.

Abbiamo bisogno di essere come Bernie. Abbiamo bisogno di essere audaci. Abbiamo bisogno di regole differenti.

 

Traduzione a cura di Maria Consiglia di Fonzo

Originale:

MODERN MONEY THEORY: How did we get here and where are we going?

I began my economics career in my late 20’s studying mostly Institutionalist and Marxist approaches while working for the local government in Sacramento, California. However, I did carefully read Keynes’s General Theory and when I finally committed to pursuing a PhD, one of my professors—John Henry—pushed me to go to St. Louis to study with Hyman Minsky, the greatest Post Keynesian economist.

I wrote my dissertation in Bologna under Minsky’s direction, focusing on private banking and the rise of what we called “nonbank banks” and “off-balance sheet operations” (now called shadow banking). I began with a section on “the origins of money” but that became truncated as Minsky warned me that he did not want me to do “Genesis”.

Still, I had found Knapp’s State Theory of Money so there was some speculation on money’s origins. My dissertation became a book in 1990 that helped to develop the Post Keynesian endogenous money approach.

What was lacking in that literature was an adequate treatment of the role of the state–which played a passive role—supplying reserves as demanded by private bankers. Over the next decade I worked with a small handful of people (most importantly, Warren Mosler) to put the state into monetary theory.

As we all know, the mainstream wants a small government, with a central bank that follows a rule (initially, a money growth rate but now some version of inflation targeting). The fiscal branch of government is treated like a household that faces a budget constraint.

But this conflicts with Institutionalist theory as well as Keynes’s own theory. As Fagg Foster put it: whatever is technically feasible is financially feasible. How can we square that with the belief that sovereign government is financially constrained? And if private banks can create money endogenously—and without limit—why is government constrained?

My second book, published in 1998, provided a different view of sovereign spending. I also revisited the origins of money. While we cannot say for sure how money originated, we can safely conclude, as Keynes put it, that money has been a state money for the past four thousand years, at least.

I called this “modern money” with intentional irony. In 2004 I edited a book on the work of Mitchell Innes that delved more deeply into the origins of money.

Surprisingly, this work was far more controversial than the earlier endogenous money research. In my view it was a natural extension—or more correctly, it was the prerequisite to a study of privately created money. Eventually our work found some acceptance outside economics—especially in law schools, among historians, and with anthropologists.

And then there was the explosion in the blogosphere. Modern Money Theory was created by the bloggers. While we are not entirely happy with the name, nor with all of the interpretations by its followers, we are stuck with it.

MMT reaches conclusions that are shocking to many who’ve been indoctrinated in the conventional wisdom. Most importantly, it challenges the orthodox views about government finance, monetary policy, the so-called Phillips Curve (inflation-unemployment) trade-off, the wisdom of fixed exchange rates, and the folly of striving for current account surpluses.

For most people, the greatest challenge is MMT’s claim that a sovereign government’s finances are nothing like those of households and firms. While we hear all the time the statement that “if I ran my household budget the way that the Federal Government runs its budget, I’d go broke”, followed by the claim “therefore, we need to get the government deficit under control”, MMT argues this is a false analogy.

The sovereign government cannot become insolvent in its own currency; it can always make all payments as they come due in its own currency.

Sovereign governments don’t need to borrow their own currency in order to spend! They offer interest-paying treasury securities so banks, firms, households, and foreigners can earn interest. This is a policy choice, not a necessity. Government never needs to sell bonds before spending, and indeed cannot sell bonds unless it has first provided the currency and reserves that banks need to buy the bonds.

So, much like the relation between taxes and spending—with tax collection coming after spending–we should think of bond sales as occurring after government has already spent.

It surprises most people to hear that banks operate in a similar manner. They lend their own IOUs and then accept them in payment. A hundred years ago, a bank would issue its own banknotes when it made a loan. The debtor would repay loans by delivering bank notes. Banks had to create the notes before debtors could pay down debts using banknotes.

People have great difficulty in getting their heads around this “money creation” business. It sounds like alchemy or even fraud. Banks simply create deposits when they make loans? Government simply creates currency when it spends? What is this, creation of money out of thin air?

Yes, indeed.

The problem is not the “thin air” nature of the creation, but rather the quantities of “money” created and the purposes for which it was created. Government spending for the public purpose is beneficial, at least up to the point of full employment of the nation’s resources. Bank lending for public and private purposes that are beneficial is also generally desirable.

Some have given up hope in our banking system. Some even want to eliminate private money creation! Have the government issue “debt-free money”! Such proposals are based on a fundamental misunderstanding of our monetary system.

Our system is a state money system. In the developed nations we have thoroughly monetized the economies. Much (maybe most) of our economic activity requires money, and we need specialized institutions that can issue widely accepted monetary IOUs to enable that activity to get underway.

We do, however, need fundamental reform—including downsizing (probably breaking up or closing) of the biggest banks, greater oversight, more transparency, prosecution of financial fraud, and putting more of the “public” in our “public-private partnership” banking institutions.

And—unfortunately—we are headed for another Global Financial Crisis. We did nothing after the last one to constrain run-away finance. This coming crisis will give us an opportunity to rethink the proper role for finance. We will need to downsize and constrain it. Finance should not be more than 5% of the economy. Currently it is 20% of value added and 40% of corporate profits.

Not only should it be smaller, but the government should play a bigger role. We need to reboot postal savings banks and to give a bigger role to state development banks. Keynes also argued that nothing is more clear than that finance should be national, not global.

We need to scale down global financial flows. These are largely speculative. They are justified on the belief that nations need more global finance for their own development. But that is false. Finance is not a scarce resource. Any nation can create as much as it needs—in its own currency. It is just credits and debits—keystrokes. As Fagg Foster said, whatever is technologically feasible is financially feasible.

Most importantly, we need to revise our views of proper fiscal policy. We have to move away from the fixation on balancing the budget. Sovereign government cannot run out of money. It can afford to buy anything for sale in its currency.

We have to realize that the biggest problem faced in most countries is unemployment. The economic, social, and political costs are tremendous.

Unfortunately, unemployment is seen as a policy tool, rather than a policy problem. The policy solution to most economic problems is seen to be more austerity to boost the unemployment rate. The consequences are obvious all over Europe: enforced poverty in the midst of what should be plenty.

The results of the formation of the EZ could have been predicted, and indeed were predicted—by followers of Modern Money Theory and by followers of Wynne Godley. It was a foregone conclusion that with the first financial crisis, the EZ would collapse and would not have the fiscal tools to climb out of the downturn.

I must admit I have been surprised at the ruthless imposition of austerity by the center on the countries that have suffered the most. I expected a severe crisis, but I thought that would put policy on the right track. It did not.

The problem is the planned impotence of fiscal policy—a “feature” not a “bug” of the system. Fiscal policy was intentionally made weak, and everyone now recognizes that is the problem.

The thinking is that the periphery nations can become more like Germany if only living standards can be reduced to compete with labor in poor developing nations. It is “working” in the sense that many Euro-using nations have become sufficiently poor that they cannot afford to buy their own output, so must sell it abroad.

That is supposed to be the solution to the unemployment problem now faced by formerly wealthy European nations—who are “too broke” to afford to employ their own population to produce what their population needs. It truly is a form of insanity.

Minsky’s main policy to fight unemployment and poverty was the JG—what he called employer of last resort. It tackles unemployment directly. It raises wages at the bottom by setting a base wage at a decent living standard. All other employers need to match or beat that wage to retain workers.

And he would have grown the base—program—wage at a pace at least equal to the growth of worker productivity over time (to ensure the distribution of income toward the bottom grew), while constraining incomes at the top.

Amazingly, in the US today all of the likely Presidential candidates from the Democratic party are endorsing the JG. While a program is not likely to get approved by Congress, the discussion will continue.

This opening was created by Bernie Sanders. Before he ran for President he formed a committee to advise him on reforming banking. I was on the committee, along with Stephanie Kelton. He liked what she said and he chose her as his chief economist for the Congressional Budget Committee; eventually she became his top economics advisor.

However, during his campaign for President he refused to embrace MMT or the JG. He had staked out a claim as a deficit hawk and didn’t want to reverse himself during the campaign. When the primary was stolen from him—Trump is right about Hillary—he changed course.

Bernie decided to go Big. He won’t settle for anything but Bold. $15 an hour minimum wage; universal health care; paid vacations and decent retirements for everyone; free college for all students. And almost 2/3 of all Americans agree. He’s the most popular politician in the country.

I’ve given talks promoting the JG in many countries around the world over the past 25 years. Two objections always come up: corruption and inefficiency.

In every country, someone will say “Yes that could work in the US, but it will never work here because there’s too much corruption.” Every citizen of every country in the world is sure that the corruption in his country is the worst in the world.

Jamie Galbraith had the best response. We were giving talks at a meeting of central bankers, most of whom were from Africa and other developing countries. Every one of them came from the most corrupt country on the planet. Galbraith responded: “I’ve worked in the US Congress; I can assure you that the corruption in your country is nothing relative to what I’ve seen.”

The kind of corruption they—and you—talk about is the day-to-day bribe, pay-off, favoritism. I’ve lived in Italy—Bologna, Rome, and Florence. It can be frustrating. But the mail gets delivered—mostly. The trains run—mostly. The roads are good—much better than what we’ve got in New York. People live good lives—mostly. Or at least they did before the Euro.

You’ll never end corruption, but life can go on. Yes, you’ve got corruption, but excuses are no substitute for policy. Get over it. If you can still build bridges that mostly don’t fall down, you can design a JG that can work—mostly.

What about efficiency? On my plane ride to Milan, I sat next to a young woman. She had recently moved to Milan from Paris. I like to find out what fellow passengers do for a living. She designs handbags. Yes, that is apparently a profession. She’s not the only one. It seems there are thousands of people around the world designing handbags.

She’s very efficient. How do I know? Because people pay her a lot for her handbags so they can carry their keys and lipstick around in a highly efficient manner.

The Bolzano Similaun Iceman had a handbag 5 or 6 thousand years ago. I don’t know if it was designed in Milan. Do we really need to keep designing handbags? I’d guess that it shouldn’t take more than one or two generations of humans to finally get it right—not 5 or 6 thousand years.

Someone across the aisle from me on the plane had tattoos running up his arm all the way up his neck to his ear. That’s another profession—people who poke needles into perfectly healthy skin to give it completely unnatural colors. Or poke holes through people’s tongues to insert studs so they talk with a lisp. This is all well-paid and highly efficient private sector work.

Of course, the people who are mutilated with tattoos and piercings become less productive because they cannot get good jobs.

But I’m told that we cannot have a JG program because the workers wouldn’t be efficient. It would be wasteful to employ a worker to go check-in on a little old lady who is all alone in her home. It wouldn’t be efficient for that worker to relieve her loneliness, maybe talk a bit and hold the old lady’s hand. Help her take a walk to the grocery store.

It is inefficient because it doesn’t pass the test of the market.

Well, that is crazy. Most of what we do in our lives doesn’t pass a market test. Most of what makes us human won’t pass a market test. The market is the wrong test for determining productivity or efficiency.

The market is self-referential. You cannot use the market as the sole test of itself. And you certainly can’t use it to test the efficiency of a government program to help little old ladies.

A Trump measure will find that Trump is a relatively good Trump—but that doesn’t mean he’s good for anything else.

We’ve been trained by economists to believe that we face severe supply constraints. We have to carefully ration everything and the best way to do that is through the market. Both of those are lies. We mostly face excess. Too much supply; too much capacity; too many people who want to work.

In such circumstances, markets respond by cutting employment and production—increasing poverty in the midst of plenty.

Orthodox economics fills our head with nonsense. You have to ignore those little voices in your head. Don’t worry about what the market might think. The market is usually wrong, 99 out of 100 times. As Keynes said, we have to recognize that what seems like nonsense is nonsense.

We need to be like Bernie. We need to be bolder. We need to play by different rules.


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