Il Fondo Monetario Internazionale fa osservazioni interessanti:
Le economie avanzate e i grandi mercati emergenti assorbono la maggior parte della risposta fiscale globale […] le loro banche centrali sono state in grado di attivare uno stimolo monetario significativo e di acquistare titoli di Stato o di società mantenendo, nel frattempo, la credibilità necessaria a garantire una bassa inflazione […] le loro tesorerie sono state in grado di finanziare deficit più ampi a tassi di interesse bassi.
Naturalmente, ogni banca centrale può acquistare il proprio debito pubblico – questione di tasca destra versus tasca sinistra.
E ogni banca centrale se lo desidera può mantenere bassi i rendimenti sul debito, il che significa che la storia del “basso tasso di interesse” è fuorviante.
Ma la parte più importante di quello che sta accadendo adesso è che:
- “La risposta fiscale sommata al brusco calo della produzione e delle entrate del governo spingerà a livello globale il debito pubblico a livelli prossimi al 100% del PIL nel 2020, i più alti di sempre”.
- E, sì, le banche centrali stanno acquistando la maggior parte del debito:
le banche centrali di molte economie avanzate e dei mercati emergenti hanno facilitato la risposta fiscale finanziando direttamente o indirettamente grandi quote del debito pubblico accumulato dai loro Paesi.
Niente da dire su questo.
Emissione record di debito, acquisto del debito di nuova emissione da parte delle banche centrali, acquisto e titolarità del proprio debito da parte del governo. Fine della storia.
Tuttavia, mentre in questo proposito non c’è niente altro da considerare in termini di “economia”, c’è un grande cambiamento nell’approccio.
Il FMI ammette che:
… il massiccio supporto fiscale fornito a partire dall’inizio della crisi dovuta al COVID-19 ha salvato vite e mezzi di sussistenza.
Quindi la politica fiscale non è inefficace come molti economisti mainstream ci hanno portato a credere negli ultimi decenni.
Ora significa salvare vite e mezzi di sussistenza.
Cambio di paradigma in corso.
Ma non è abbastanza.
Il FMI non può lasciar stare:
Livelli record di debito pubblico limitano lo spazio per ulteriore supporto fiscale.
No. Specialmente quando le banche centrali stanno comprando il debito e se il governo lo desidera possono comprarlo tutto. Tutti in Giappone!
Intanto, nell’Eurozona, i giochi devono essere agli sgoccioli.
Le proiezioni del FMI suggeriscono che entro il 2025 il rapporto tra debito e PIL nell’Eurozona sarà dell’80,9%, con la Francia al 114,6%, l’Italia al 141,5% e la Spagna al 106,4%.
Sia la Francia sia la Spagna tra i grandi 4, violeranno i vincoli al deficit imposti dal Patto di Stabilità e Crescita e sospetto che anche l’Italia lo farà (nonostante le ridicole previsioni del FMI che sostiene non accadrà).
Non riusciranno a tornare alle loro regole fiscali qualunque sia l’orizzonte temporale prevedibile.
Quindi come si andrà avanti?
Il punto è che durante la Crisi Finanziaria Globale il FMI era lì a forzare i governi a tagliare la loro spesa netta e ad accelerare il ritmo di consolidamento, il che ha significato in realtà solo il consolidamento di livelli elevati di disoccupazione e povertà.
Ora, 10 anni dopo, c’è un po’ di cedimento nella sua posizione e non stiamo leggendo nulla riguardo a concetti come “l’austerità è favorevole alla crescita”.
Nel recente World Economic Outlook, October 2020: A Long and Difficult Ascent, il FMI prevede che la produzione mondiale sarà in declino e i deficit fiscali dovranno restare a livelli elevati nel futuro prossimo.
Ho appena terminato un articolo che presto sarà pubblicato (i dettagli saranno disponibili più tardi) in cui ho sostenuto che il capitalismo è tenuto in vita ormai artificialmente dalla politica fiscale dominante.
Si renderanno necessari deficit fiscali significativamente più ampi e sostenuti per un tempo indeterminato e dovremo essere a d’accordo in questa situazione.
Concentrarsi sull’ampiezza del deficit significa concentrarsi sul problema sbagliato. La via d’uscita dalla crisi richiede uno scostamento ortogonale nell’approccio politico e una nuova conoscenza teorica.
La solita storia sui pericoli del deficit e del debito pubblico sta lasciando spazio per una nuova conoscenza.
Questo scostamento nell’approccio politico è diametralmente opposto a quello che i macroeconomisti mainstream hanno sostenuto per decenni e il loro modello analitico non può consentire una comprensione del concetto di margine fiscale a disposizione dei governi né le conseguenze di politiche diverse.
La MMT ha supportato sistematicamente un ritorno al dominio della politica fiscale e ci libera dalle affermazioni secondo le quali deficit e debito devono essere limitati.
La MMT definisce il margine fiscale in termini funzionali, in relazione alle risorse reali disponibili che possono essere riportate ad un uso produttivo piuttosto che al focus su questioni irrilevanti di insolvenza dei governi.
Conclusione
Gli economisti MMT hanno sempre ritenuto che l’attenzione su deficit e debito finalizzata alla valutazione delle soglie di solvibilità dei governi e simili non è mai giustificata e, anzi, sia alla base di interventi politici distruttivi che hanno minato la prosperità.
Attualmente, come mai prima d’ora, la portata delle sfide socio-economiche ed ecologiche che abbiamo di fronte richiede un rifiuto dell’allarmismo sul deficit / debito. Affrontare queste sfide richiederà un sostegno fiscale significativo per un periodo prolungato.
Tale sostegno fiscale è necessario per sostenere la crescita del reddito che consentirà al settore privato di ridurre i propri livelli di debito e che favorirà la crescita dell’occupazione. Ma esso dovrebbe anche mirare a sfide a lungo termine come ristabilire una certa autosufficienza nella manifattura; riformare l’economia del precariato che ha esposto milioni di persone alla povertà durante la pandemia; sostenere le regioni che hanno subito una considerevole perdita di imprese (ad esempio, le mete turistiche); affrontare la crisi degli alloggi; e, soprattutto, accelerare la transizione delle produzioni e dei consumi ad alto impatto di carbonio.
Anche prima della pandemia, le questioni climatiche richiedevano grandi deficit fiscali nella fase di transizione. La crisi sanitaria ha aggiunto un’altra dimensione a questa necessità.
La vecchia ortodossia non propone un modello affidabile per capire queste possibilità e le conseguenze che ne deriverebbero.
È probabile che fare affidamento alla “ordinaria amministrazione” si tradurrà in un livello inadeguato di sostegno fiscale e in una interruzione prematura di tale supporto con il ritorno al dibattito sui vecchi temi del debito e del deficit.
La MMT fornisce un quadro macroeconomico completo che ci permette di capire che il problema in futuro non saranno i disavanzi eccessivi e/o il debito pubblico.
Piuttosto, la sfida è generare innovazioni in termini di produttività generate da investimenti in infrastrutture pubbliche, istruzione e creazione di posti di lavoro.
E rilassatevi sui livelli record di deficit e di debito.
Per oggi è abbastanza!
Originale pubblicato il 22 ottobre 2020
Traduzione a cura di Luca Giancristofaro