Approfondimento

The Radical Theory That the Government Has Unlimited Money

The Radical Theory That the Government Has Unlimited Money

La versione italiana del sito Vice.com ha pubblicato la traduzione di un articolo di Tom Streithorst sulla MMT pubblicato dai loro colleghi statunitensi.

La prefazione alla traduzione in italiano risente purtroppo della critica estremamente semplificata e di parte di Michele Boldrin, ma l’articolo ha il merito di offrire una panoramica sulla nascita della MMT, sull’attivismo MMT statunitense, sulle radici e sul ruolo di Warren Mosler.

Una lettura interessante, per questo ve la proponiamo.

[La Redazione]


La teoria economica radicale secondo cui i governi hanno soldi all’infinito

Tutti credono che i governi debbano incassare denaro attraverso le tasse prima di potere spendere. Quello che la Teoria della Moneta Moderna (MMT) sostiene è che, forse, non è vero.

Negli ultimi anni, e specialmente su Internet, in Italia si è fatta strada una teoria economica piuttosto controversa chiamata “Teoria della Moneta Moderna” (Modern Monetary Theory). Di derivazione statunitense, a diffonderla inizialmente nel nostro paese è stato soprattutto il giornalista Paolo Barnard — con un picco nei momenti più acuti della crisi finanziaria.

Per alcuni economisti come Michele Boldrin, “la MMT è una di quelle strane interpretazioni del sistema economiche che diventano di moda quando c’è crisi e si sogna una facile soluzione.” Per altri, invece, continua a essere una pratica soluzione a grandi problemi economici. Visto che i nostri colleghi di VICE US hanno recentemente dedicato un lungo articolo sul tema, abbiamo deciso di proporlo ad un pubblico italiano.

 

Alto, barbuto, con occhi verdi miti, il veterano di Occupy Wall Street Jesse Myerson passa le sue giornate bussando alle porte dei quartieri scalcinati dell’Indiana meridionale, per ricordare agli elettori quanto sia ricco il loro Paese. Il suo messaggio, da animatore del movimento progressista Hoosier Action, è che gli Stati Uniti sono una nazione incredibilmente benestante e che parte di quella ricchezza può, e deve, essere distribuita ai poveri della regione.

“La gente sta soffrendo economicamente e questo ha condotto alla morte spirituale di queste comunità”, afferma Myerson descrivendo quei luoghi. La dipendenza da oppioidi è dilagante, così come i suicidi. “Non ci sono iniziative ben organizzate per permettere alle persone di capire le cause di questa sofferenza, ad eccezione di quelle messe in piedi dai gruppi xenofobi di estrema destra”.

Per Myerson, la principale competizione per vincere i cuori e la testa dei poveri dell’Indiana arriva da un gruppo di suprematisti bianchi, chiamato Traditional Workers’ Party. “Lanciano un messaggio simile al nostro — gli oligarchi ci sfruttano in maniera tirannica, abbiamo bisogno di pace e prosperità — con la differenza che si basano sul concetto di scarsità”, dice. “Loro sostengono: ‘Non c’è abbastanza lavoro e ricchezza per tutti, per cui i bianchi devono restare uniti e prendersi cura gli uni degli altri”. Invece, spiega Myerson, “noi ci organizziamo attorno al concetto di abbondanza, cioè: c’è n’é abbastanza per tutti, possiamo tutti ottenere libertà e dignità”.

L’idea che ci sia “abbastanza per tutti” non è molto popolare nella politica statunitense di questi tempi. I Repubblicani, in particolare, criticano i programmi di welfare e di stimolo economico perché questi accrescerebbero il deficit del governo federale, aumentando le spese rispetto alle entrate; e alcuni di loro hanno addirittura spinto per provvedimenti volti a tagliare radicalmente la spesa pubblica. Ma anche i Democratici sostengono talvolta posizioni anti-deficit, com’è accaduto quando i Repubblicani hanno spinto per un taglio delle tasse da oltre mille miliardi di dollari. Progetti ambiziosi e costosi, come il Medicare for all (assistenza sanitaria universale) di Bernie Sanders, sono regolarmente derisi sulla base del loro costo insostenibile.

Dal 1970 a oggi, il governo federale Usa ha chiuso quasi ogni anno con un deficit fiscale: l’accumulazione di questi deficit ha portato a un debito nazionale di oltre 20 mila miliardi. I sondaggisti hanno rilevato che la maggior parte degli elettori non è contenta di questa situazione, e vorrebbe vedere un intervento del Congresso per risolverla.

Myerson, invece, non è molto preoccupato dal deficit: “Siamo il più ricco Paese nella storia di tutti i Paesi, nella storia di tutte le ricchezze. È ovvio che possiamo permettercelo”. Nota poi che nessuno sembra preoccuparsi dei costi quando il Congresso aumenta il budget a disposizione del Pentagono, o decide di invadere militarmente Paesi lontani.

Il suo ottimismo sulle possibilità di spesa del governo nasce dalla Teoria della Moneta Moderna (Modern Monetary Theory), una scuola di pensiero economico secondo cui la nostra paura per i deficit di bilancio dei governi è un semplice abbaglio, un residuo intellettuale del gold standard, oggi errato e anacronistico. La MMT sta diventando sempre più influente negli ambienti di sinistra, poiché offre a progressisti come Myerson una regione per credere che il costo elevato non dovrebbe impedire agli Stati Uniti di lanciare riforme sociali ad ampio raggio, come appunto il Medicare for all.

Il principio di base della Teoria della Moneta Moderna sembra incredibilmente ovvio: in un sistema di moneta a corso legale (fiat money), come quello attuale, un governo può stampare quanta moneta vuole. Fino a che un Paese è in grado di utilizzare risorse reali, come lavoro, macchinari e materie prime, allora può anche offrire servizi pubblici ai propri cittadini. La nostra paura del deficit, secondo la MMT, deriva insomma da un profondo fraintendimento della natura della moneta.

Anche un bambino di cinque anni capisce cos’è la moneta. È quello che dai alla signora gentile in cambio di un cono gelato: è cioè un oggetto senza valore in sé, che può essere scambiato per beni o servizi. Attraverso le lenti della Teoria della Moneta Moderna, tuttavia, un dollaro non rappresenta altro che un titolo di debito emesso dal governo Statunitense, che promette di accettare quel dollaro come forma di pagamento delle tasse. La moneta che hai in tasca rappresenta così un tuo titolo di credito nei confronti del governo. La moneta, insomma, non rappresenta più una somma d’oro, o un bene reale, ma è in realtà un pagherò.

Questa distinzione, vagamente metafisica, finisce per avere enormi conseguenze pratiche. Significa infatti che il governo federale, al contrario di me e di te, non può mai finire senza denaro. Può succedere che non abbia abbastanza cose da comprare con questo denaro — il che porterà a un aumento dei prezzi e dell’inflazione — ma non può finire senza denaro. Come mi spiega Sam Levey, uno studente di economia che su Twitter usa lo pseudonimo Deficit Owls, “Macy’s non può finire senza buoni regalo di Macy’s”.

Per coloro che vogliono che il governo offra più servizi ai suoi cittadini, in particolare, questo appare come un argomento convincente, che può anche essere compreso da chi non ha un dottorato in economia. “Non ho mai sentito una spiegazione più convincente di come funzioni la moneta,” mi spiega Myerson. “Ho visto questi ragazzi dibattere con tutti i tipi di persone. Non ho mai visto nessuno avere la meglio su di loro”.

“Questi ragazzi” si sono incontrati a Settembre, in occasione della prima Conferenza della Teoria della Moneta Moderna, un evento che ha portato a Kansas City 225 tra accademici, attivisti e investitori, e che è stato seguito in streaming da migliaia di persone.

Nell’auditorium della University of Massachusetts — Kansas City, Stephanie Kelton, alta e telegenica, in passato consigliere economico di Bernie Sanders, ha spiegato a una folla entusiasta che il principale problema dell’economia statunitense oggi è una “mancanza di domanda aggregata”, che conduce a “disoccupazione cronica”. In altre parole, il problema degli Stati Uniti oggi non è un’incapacità di produrre (lato dell’offerta) ma piuttosto un’incapacità di permettersi di comprare tutto ciò che viene prodotto (lato della domanda). La capacità di produrre supera insomma la capacità di consumare.

“Il governo può permettersi di pagare per qualsiasi programma voglia. Non deve nemmeno alzare le tasse”, ha spiegato Kelton. Poiché i politici di destra e sinistra non capiscono questo fatto, “i bambini rimangono senza cibo e i ponti non vengono costruiti”.

Anche se si sente raramente sui media, questo punto di vista non è particolarmente controverso tra gli esperti. L’economista di Oxford Simon Wren-Lewis mi ha spiegato in un’email: “La maggior part degli economisti mainstream non ideologici sarebbero d’accordo con l’idea che gli Stati Uniti hanno bisogno di più investimento in infrastrutture, e il modo migliore per finanziarlo è attraverso indebitamento pubblico”. Ha continuato: “La maggior parte delle persone pensa che l’austerità sia parte della teoria economica dominante, ma non è così. Per coloro che sono contrari all’austerità, la MMT offre una teoria alternativa”.

La disoccupazione e la sotto-occupazione causate da spesa inefficiente è un problema che gli economisti sanno come risolvere. Qualsiasi testo introduttivo di economia riconosce infatti che i governi possono aumentare la domanda o tagliando le tasse (permettendo così al settore privato di avere più denaro, e quindi di spenderlo) o aumentando la spesa direttamente (creando dollari e immettendoli nell’economia attraverso la spesa pubblica).

Il problema è che queste scelte aumentano il deficit di bilancio, che la maggior parte dei politici vede come una cosa negativa. I conservatori hanno paura che una maggiore spesa pubblica finisca per “spiazzare” gli investimenti nel settore privato, riducendone la quantità. Un sostenitore della MMT risponderebbe che lo “spiazzamento” può accadere solo quando l’economia sta funzionando a piena capacità. Oggi, invece, i salari stagnanti e i tassi di interessi bassi stanno a indicare che l’economia ha tanto spazio di crescita prima che l’inflazione inizia a correre.

I discepoli della MMT credono che, sì, un aumento della spesa può condurre a una crescita dell’inflazione, e vedono questo come l’unico rischio legato a un aumento della spesa pubblica. È quanto successo negli anni Sessanta, quando Lyndon Johnson ha rifiutato di alzare le tasse per finanziare la Guerra in Vietnam e per il suo programma di spesa domestica Great Society, nonostante l’economia del settore privato fosse già in pieno boom. Il risultato fu un aumento dell’inflazione negli anni Settanta, uno dei numerosi fattori economici che hanno condotto all’elezione di Ronald Reagan.

Nel corso degli ultimi 35 anni, tuttavia, l’inflazione è stata trascurabile. La banca centrale statunitense, la Federal Reserve, ha regolarmente mancato al ribasso l’obiettivo d’inflazione del 2 percento, che aveva adottato nel 2012. Oggi è la deflazione il principale pericolo per l’economia globale. A coloro che sostengono la MMT, appare ovvio che dovremmo spendere di più, e sono frustrati per il fatto che non abbastanza persone sembrino capirlo.

Warren Mosler nel 2010

Warren Mosler durante la campagna con cui nel 2010 ha corso, senza successo, per il Senato del Connecticut. AP Photo/Jessica Hill

Il profeta originario della MMT è Warren Mosler, un ex investitore a Wall Street che trent’anni fa cercava di ottenere un vantaggio competitivo sugli altri trader studiando esattamente le scelte di tassazione, indebitamento e spesa del governo federale Usa.

In forma, abbronzato, e al momento residente a St. Croix per pagare meno tasse, questo multimilionario di 68 anni è uno strano portavoce per un movimento di economia progressista. Come mi ha spiegato il suo amico e socio Sanjiv Sharma, “Warren è più che altro politicamente agnostico”.

Da ragazzo era affascinato dai macchinari, come funzionavano, come ripararli, come costruirli. Mosler mi ha raccontato che il suo piano era quello di studiare ingegneria, ma che è passato a economia dopo aver seguito un corso, e di averlo trovato molto più semplice. Dopo una laurea dalla University of Connecticut nel 1971 è stato assunto da una banca locale e ha rapidamente fatto carriere. Da lì a poco avrebbe lasciato il New England per sbarcare a Wall Street.

“Analizzo le cose a livello elementare”, mi ha spiegato Mosler. È sceso fino ai minimi dettagli per esaminare il modo in cui la Federal Reserve e il ministro del Tesoro americano interagiscono con il resto dell’economia. Voleva capire cosa succede ai bilanci quando il Tesoro riscuote le tasse, emette titoli, spenda e crea moneta. Facendolo, è arrivato a essere convinto che la comprensione tradizionale del rapporto tra governo e settore privato è tutta sbagliata.

La maggior parte di noi assume infatti che il governo abbia bisogno di riscuotere tasse prima di poter spendere denaro, proprio come chiunque deve guadagnare denaro prima di poter comprare qualcosa con esso. Se il governo vuole spendere più di quanto riceve dalle tasse — come accade quasi sempre — dovrà prendere in prestito denaro dai mercati finanziari. Ma, esaminando in modo granulare il modo in cui il governo rendiconta le sue spese, Mosler si è reso conto che le spese avvengono sempre prima delle entrate. Quando il Tesoro deve pagare il tuo sussidio di disoccupazione, ad esempio, non controlla prima di avere sufficiente denaro per pagarti. Semplicemente, qualcuno pigia un tasto per trasferire denaro direttamente nel tuo conto corrente. Lo Stato così si indebita, e crea moneta dal nulla.

Quanto paghi le tue tasse accade la stessa cosa, ma al contrario. Il governo federale sottrae dollari dal tuo conto corrente ed elimina la stessa quantità dalle sue passività, di fatto distruggendo la moneta che hai appena pagato. Al contrario delle famiglie, delle imprese, o anche degli stati e dei governi locali, il governo federale è autorizzato a creare dollari. Aggiunge moneta all’economia quando la spende, e la toglie dall’economia quando riscuote le tasse. Persino Alan Greenspan, all’epoca governatore della Fed, ha sostenuto una cosa del genere di fronte al membro del Congresso Paul Ryan nel 2005: “Non c’è nulla che impedisca al governo di creare quanta moneta voglia, e di usarla per pagare qualcuno”.

Wren-Lewis, l’economista di Oxford, mi ha spiegato che la MMT è in realtà molto meno radicale di quanto appaia. “Secondo me, molto di quanto sostengono è mainstream. Quando i tassi di interesse sono bassi, ad esempio, le loro teorie anti-austerità sono completamente mainstream”, mi ha detto. “Per quanto riguarda il loro quadro teorico, lo descriverei come piuttosto simile alla teoria Keynesiana negli anni Settanta, unita a una comprensione molto moderna del modo in cui il denaro viene creato dalle banche”. Kelton mi ha detto che la MMT non sta cercando di cambiare il modo in cui il governo spende e tassa, semplicemente cerca di descrivere il modo in cui già lo fa.

La comprensione di Mosler della moneta gli ha offerto un’intuizione: qualsiasi governo che stampi la propria moneta non può mai andare in bancarotta. Questa intuizione gli ha permesso di guadagnare milioni di dollari.

All’inizio degli anni Novanta, l’Italia si trovava in difficoltà a causa di un debito pubblico troppo alto e di entrate fiscali troppo basse; gli economisti e i trader di mezzo mondo temevano che il Paese potesse collassare da un momento all’altro. I tassi di interesse sui titoli di stato andarono inevitabilmente alle stelle. Mosler capì che l’Italia non poteva essere costretta a fallire: infatti, avrebbe potuto stampare quante lire avrebbe voluto (questo nel periodo pre-euro). Così, Mosler ha preso in prestito lira dalle banche italiane, a un tasso di interesse più basso rispetto a quello pagato sui titoli di stato italiani. Ha poi usato le lire prese in prestito per acquistare titoli di debito del governo, di cui gli altri investitori volevano disfarsi. Nel corso degli anni successivi, questa mossa ha permesso a Mosler e ai suoi clienti di guadagnare oltre 100 milioni di dollari.

È stato dopo questo evento che Mosler ha iniziato a dialogare con economisti accademici. Contattò Harvard, Princeton e Yale, illustrando la sua analisi dei pagamenti della Fed e le sue sorprendenti implicazioni, ma fu ignorato. Poi, sfruttando la sua conoscenza con Donald Rumsfeld, riuscì a organizzare un pranzo con Arthur Laffer (famoso per la sua influente teoria della Curva di Laffer). Laffer spiegò a Mosler che non si sarebbe dovuto aspettare nulla dai dipartimenti di economia delle università Ivy League, ma che esisteva uno stravagante gruppo di economisti eterodossi post-keynesiani, che avrebbero potuto interessarsi alle sue teorie.

Questi economisti — inclusi Randy Wray, Bill Mitchell, e Stephanie Kelton — parlarono a Mosler dei cartalisti, un gruppo di economisti di inizio Ventesimo secolo che, come Mosler, vedevano la moneta come un debito creato dallo stato. (La MMT è infatti a volte chiamata “neo-cartalismo”). Il concetto di finanza funzionale di Abba Lerner è un altro precursore della MMT.

Lerner, un economista britannico di metà Novecento, insisteva sull’idea che i governi devono ignorare il deficit e concentrarsi invece su come mantenere un livello sufficientemente elevato di domanda, per tenere l’economia a piena occupazione. Se la disoccupazione è troppo alta, i governi semplicemente dovrebbero spendere di più, o tassare di meno. Quando si materializza il pericolo dell’inflazione, i governi devono spendere di meno, o tassare di più. Per Lerner, proprio come per i sostenitori della MMT, non c’è alcuna ragione per interessarsi alla dimensione del deficit di un governo.

Mosler spiegò ai post-keynesiani che non sono tassazione e indebitamento a finanziare la spesa dei governi. Inizialmente, Kelton non ci credeva. “Warren stava dicendo tutte queste cose anticonvenzionali, l’opposto di quello che ci hanno sempre insegnato”, mi ha detto. Decise così di scrivere un articolo per smentire le teorie di Mosler ma, alla fine, dopo aver studiato a fondo il modo in cui interagiscono Fed, Tesoro e banche private, giunse alla conclusione, sorprendente, che Mosler aveva ragione. “Dopo tutto quella ricerca sono arrivata esattamente alla stessa conclusione a cui era arrivato Warren, ma con un sacco di complicati dettagli in più”. Tasse e titoli di debito davvero vengono dopo la spesa; il loro compito non è quello di finanziare il governo ma piuttosto quello di togliere moneta dal sistema, per evitare che si surriscaldi.

Nonostante Mosler provenisse da circuiti non accademici, le sue teorie si incastravano con lavori fatti da altri economisti. “Da un certo punto di vista, quello che Warren ha fatto è ricordare cose che avremmo dovuto già sapere”, mi ha spiegato Kelton. “Ha di certo offerto contributi originali, ma ci ha anche ricordato cose che, nella letteratura economica, erano date per assodate fino a 60-80 anni fa, lezioni che semplicemente avevamo dimenticato”.

Kelton e Wray introdussero Mosler all’analisi dei saldi settoriali di Wynne Godley, che suggerisce che i deficit di bilancio non solo sono innocui, ma addirittura benefici. Per semplicità, nelle teorie di Godley ogni economia ha solo due settori: il settore privato e quello pubblico. Quando il governo spende più di quanto tassa, c’è un deficit. Ma il deficit nel settore pubblico significa inevitabilmente che si sarà un surplus nel settore privato.

Kelton mi ha spiegato la cosa in questo modo: immagina che io sia l’intero governo e tu l’intero settore privato. Io spendo 100 dollari per andare in guerra, o ristrutturare ponti, o migliorare il sistema educativo. Il settore privato fa il lavoro richiesto per ottenere questi obiettivi, per cui il governo pagherà 100 dollari. Di questi 100, ne richiede indietro 90 in tasse, lasciando 10 dollari nelle mani del settore privato. Ecco cosa significa che il governo ha un deficit. Sta spendendo più di quanto riceve in tasse. Ma tu, il settore privato, hai appena ottenuto 10 dollari che non avevi prima. Per accumulare denaro, il settore privato ha bisogno di un governo che sia in deficit.

L’hedge fund di Mosler ha guadagnato molto denaro a partire da questa teoria. Alla fine degli anni Novanta, quasi tutti pensavano che il surplus di bilancio dell’amministrazione Clinton stesse rafforzando l’economia Usa. Ma Mosler si rese conto che il surplus di Clinton significava che il governo stava prelevando dal settore privato più denaro di quanto non ne stesse immettendo. Mosler pensava che questo deficit del settore privato (l’altro lato della medaglia del surplus del governo) avrebbe inevitabilmente condotto a una recessione, per cui decise di scommettere su una caduta dei tassi di interesse (cosa che accadde nel 2001) e, ancora una volta, il suo hedge fund ottenne profitti stellari.

Stephanie Kelton nel 2015

Stephanie Kelton nel 2015. Foto di Tom Williams/CQ Roll Call

In questi giorni, i sostenitori della MMT si interessano a questioni più grandi dei loro portafogli. Per Kelton, il principale problema dell’economia americana è la disoccupazione e la sotto-occupazione. Mi ha spiegato che 20 milioni di americani vorrebbero un lavoro a tempo pieno, ma che non riescono a trovarne uno. Per lei, questo è uno spreco sconvolgente di risorse e di talento. Per creare lavoro, sostiene, occorre spingere la domanda aggregata, e l’unico modo di farlo è aumentare la spesa pubblica. “Non puoi considerare la spesa il tuo nemico in un’economia che si basa sul consumo”, mi ha detto. “Il capitalismo si basa sul consumo. Per cui ciò che devi fare per far crescere l’economia, e il PIL, è aumentare la spesa”.

Un modo per farlo è attraverso i tagli alle tasse, specialmente quei tagli che beneficiano l’americano medio invece dell’1 percento più ricco. “Una riduzione di tasse per chi lavora ha lo stesso effetto di un aumento del salario”, argomenta Kelton. “Quando è stata l’ultima volta che il tuo datore di lavoro ti ha concesso un aumento?”.

Anche se la MMT sostiene qualsiasi tipo di stimolo fiscale, inclusi spese per infrastrutture o tagli alle tasse, la sua politica preferita è un impiego garantito a livello locale, finanziato con fondi del governo federale. Chiunque voglia lavorare, a tempo pieno o part-time, sarebbe pagato 15 dollari all’ora e occupato in progetti considerati utili dalle comunità locali. Questo potrebbe essere costruire strade, o anche prendersi cura degli anziani, o lavorare negli asili. I servizi che servono sarebbero così messi a disposizione di tutti, e i disoccupati o i sottoccupati potrebbero finalmente trovare lavoro.

“Si tratta”, ha spiegato Randy Wray durante la conferenza di Kansas, “di un programma anti-povertà estremamente efficace”. A tempo pieno, questi lavori pagherebbero più di 31 mila dollari l’anno, quanto basta per portare una famiglia di cinque persone al di sopra dalla soglia della povertà. Wray e Kelton hanno spiegato durante la conferenza che questo programma creerebbe tra i 14 e i 19 milioni di lavori, aumentando il Pil statunitense di 500-600 miliardi di dollari, e aumentando l’inflazione di meno dell’1 percento. Mosler chiama questo un “programma di lavori temporanei”, perché è certo che la domanda extra creata dalla spesa aggiuntiva condurrebbe a un boom di assunzioni nel settore privato.

A dieci anni dalla crisi finanziaria, l’economia americana rimane in uno stato pessimo. Kelton la chiama “economia spazzatura”. Nonostante la disoccupazione ufficiale sia piuttosto bassa, questi numeri nascondono una stagnazione di lungo periodo nei salari e un numero elevatissimo di lavoratori scoraggiati, che non vengono conteggiati nelle statistiche sulla disoccupazione perché smettono di cercare lavoro. Il salario medio reale di oggi è più basso di quanto non fosse quando Jimmy Carter era presidente. Per la prima volta nella storia, è probabile che la maggior parte degli Americani si trovino in una condizione economica peggiore rispetto a quella dei loro genitori. Donald Trump ha vinto le elezioni l’anno scorso almeno in parte perché riconosceva che, per molti di noi, il sogno americano è morto e la nostra economia è a pezzi.

Il messaggio della MMT è che questa situazione si deve e si può risolvere, e che per creare lavoro e costruire un’America migliore basterebbe che smettessimo di preoccuparci del deficit pubblico. “Si sente di continuo dire che il governo sta spendendo al di la dei propri mezzi,” ha detto Kelton. “Non è assolutamente vero. Stiamo vivendo ben al di sotto dei nostri mezzi.”

Mosler sostiene che i politici sono ossessionati dal deficit solamente perché lo sono gli elettori: “Abbiamo creato un elettorato che crede che il deficit sia troppo grande e che debba diminuire”. Gli accademici che sostengono la MMT, e gli attivisti di sinistra, sperano che — cambiando il modo in cui pensano le persone — si possa trasformare l’America. Mosler è sicuro che, una volta che la gente avrà compreso le intuizioni della MMT, non se ne dimenticherà. “Nessuno torna indietro”, mi ha detto.

Myerson non è così ottimista. Non è convinto che vincere il dibattito intellettuale sarà sufficiente. “I miliardari hanno il potere, per cui la scienza economica che sostiene la loro agenda sarà sempre quella dominante”. Se la MMT diventasse mainstream, e aumentare la spesa pubblica diventasse la norma, il potere e la ricchezza svanirebbero dalle mani della classe dominante. Myerson sospetta che questo non potrà accadere senza una lotta. Ricorda qualcosa che Ann Larson e Laura Hanna, del gruppo Debt Collective, hanno detto a Kansas: “Non ci sarà una MMT organizzata dall’alto. Il cambiamento dovrà arrivare dalle persone e dalla mobilitazione dal basso”.

 

Originale di Tom Streithorst pubblicato il 28 febbraio 2018

Traduzione di Nicolò Cavalli, Illustrazioni di Lia Kantrowitz


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  • Michele Boldrin il liberista? E che ci azzecca con la MMT? Mescolare il diavolo con l’acqua santa è sempre controproducente. Sempre!

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