Il Commento

Rogoff (e Il Sole 24 Ore) Vs Economisti “anti-austerità”

Kenneth Rogoff @ Davos World Economic Forum (WEF) 2011

Quando l’ortodosso fa il bullo, le prende, e qualcosa di inquietante non torna

Il 4 agosto project-syndicate.org ed il 7 agosto il Sole 24 Ore hanno pubblicato l’ultimo articolo di uno dei più importanti e famosi economisti ortodossi e pro-austerità della storia: K. Rogoff, ex capo economista dell’FMI.

Il titolo dell’articolo è: A New Deal for Debt Overhangs? (Un New Deal per l’eccesso di debito?).

In questo breve scritto vi proponiamo un commento a due dei passaggi chiave del suddetto articolo che, in poche righe, cerca di liquidare gli approcci critici nei confronti delle politiche di austerità.

Passaggio originale:

«…In other words, for “anti-austerians,” the Eurozone suffered a crisis of competence, not a crisis of confidence. Never mind that the Eurozone has no centralized fiscal authority and only an incomplete banking union. Never mind moral-hazard problems or insolvency. And never mind growth-enhancing structural reforms (1). All of the debtors will be good for the money in the future, even if they have not always been reliable in the past (2). In any case, faster GDP growth will pay for everything, thanks to high fiscal multipliers (3). Europe passed up a free lunch (4)…»

Traduzione:

«… In altre parole, per gli “anti-austerità”, l’Eurozona ha sofferto di una crisi di competenza (tecnica ndr), non una crisi di fiducia. Non importa che l’Eurozona non abbia un’autorità fiscale centrale e solo un’incompleta unione bancaria. Non importano i problemi di azzardo morale o d’insolvenza, o le riforme strutturali portatrici di crescita (1). Tutti i debitori potranno ottenere moneta in futuro, anche se non sono stati sempre affidabili (2). In ogni caso, una crescita economica più rapida ripagherà di tutto grazie ad un alto moltiplicatore fiscale (alias moltiplicatore Keynesiano, ndr) (3). L’Europa ha perso l’occasione per “un pasto gratis” (ottenere qualcosa in cambio di nulla, ndr) (4)…»

 Commenti:

  1. Crescita del PIL = crescita vendite. Le eiforme strutturali possono incrementare la capacità produttiva (nella migliore delle ipotesi). Tuttavia, con l’austerità che aumenta i soldi tolti dal settore privato con le tasse e, al contempo, diminuisce quelli ricevuti dal privato con la spesa pubblica, i consumi non possono crescere.
  2. Se la Banca Centrale garantisce i debiti pubblici nessuno Stato dell’Eurozona può fallire in euro. Se la BCE assicura di effettuare l’accredito corrispondente al pagamento dei titoli di Stato – cosa che tecnicamente può sempre fare – nessuno Stato dell’Eurozona potrà mai fallire in euro. Per approfondimenti, qui.
  3. È indifferente l’ammontare del moltiplicatore fiscale dato che in sé il rapporto debito/PIL è un indice irrilevante economicamente, ossia non vi è alcuna connessione tra l’ammontare del PIL e la sostenibilità del debito: lo Stato non è come un azienda che paga i suoi debiti con la vendita della produzione (e peraltro il PIL non è la produzione dello Stato). Quando lo Stato vende un titolo preleva valuta dal settore privato, in particolare riserve bancarie che ha precedentemente speso: il settore privato infatti non crea valuta, la può semplicemente ricevere dalla spesa pubblica e utilizzare. Nemmeno le banche possono creare riserve, ma soltanto depositi. Lo Stato può prelevare solo valuta che ha già speso, alias, iniettato nel settore privato.
  4. Nessun “pasto gratis” poiché quando gli Stati dell’Eurozona spendono e acquistano beni e servizi prodotti dall’economia dell’Eurozona questi sono appunto creati da e con le risorse reali europee. Se in Europa si fa spesa pubblica a deficit per scuole, strade ed ospedali l’Europa avrà ottenuto scuole ,strade ed ospedali, ma avrà anche lavorato per ottenerli: la moneta avrà solo attivato le risorse reali già presenti sul territorio. Nel caso la spesa pubblica fosse mirata ad ottenere beni e servizi prodotti fuori dalla “Zona Euro” allora possono succedere solo due cose:
    • Le maggiori importazioni porteranno ad un deprezzamento della valuta e creeranno maggiori esportazioni (l’import crea l’export) pertanto vi sarebbe sempre un pagamento in termini reali.
    • Le maggiori importazioni porteranno ad un deprezzamento della valuta che sarà subito compensato dall’acquisto di euro da parte di banche centrali straniere che mirano ad un’economia di esportazioni nette: in questo caso il “pasto gratis” è servito (ma solo per via della banca centrale straniera).

Altro passaggio:

«… A third point of view is that, given the massive financial crisis, Europe’s debt problem should have been diagnosed as an insolvency problem from the start, and treated with debt restructuring and forgiveness, aided by moderately elevated inflation and structural reform. This has been my viewpoint since the crisis began…»

Traduzione:

«… Un terzo punto di vista è quello secondo cui, data la colossale crisi finanziaria, il problema del debito europeo avrebbe dovuto essere diagnosticato come un problema di solvibilità fin dall’inizio, ristrutturato e condonato, aiutato da una moderatamente elevata inflazione e da riforme strutturali. Questo è stato il mio punto di vista fin dall’inizio della crisi…»

Come Augusto Graziani, Wynne Godley ed altri hanno evidenziato, il debito pubblico equivale alla ricchezza finanziaria privata (*). Se lo Stato spende 100 e tassa 90 per 10 anni, il debito pubblico aumenta di 100 così come il risparmio privato: il debito pubblico è il risparmio di tutto ciò che non è Stato! Di per se condonare parte del debito pubblico è una forma subdola di austerità dato che contrae il risparmio finanziario dei privati, alias, i consumi. Un soggetto che si ritroverà “annullato” il suo risparmio in euro in forma di titoli di stato è presumibile che diminuisca le sue spese in euro. Per approfondimenti, leggere qui.

Ironicamente – in realtà non troppo! – questa soluzione assomiglia a quella paventata da economisti dal make up ultra-eterodosso, ma che, ortodossamente (e anti-keynesianamente?), hanno sempre presentato il debito pubblico come qualcosa che andava ridotto, anche e soprattutto in tempo di crisi. Primo fra tutti l’ex ministro delle finanze Greco Varufakis, per cui buona parte dell’intelligentia eterodossa europea ha perso completamente la testa.

Mosler comment:

«Once again Professor Rogoff has demonstrated a fundamental lack of understanding of monetary operations and policy options»

Commento di Warren Mosler:

Ancora una volta il Professor Rogoff ha dimostrato una grave difficoltà nella comprensione delle operazioni monetarie e delle opzioni politiche

Paul Krugman (premio Nobel per l’economia):

La retorica dei dibattiti sulle finanze pubbliche è fatta in larga misura di sciocchezze


(*) Ricchezza finanziaria netta per il settore privato: credito che non ha il corrispondente debito all’interno del settore privato, bensì all’interno del settore pubblico (banca centrale o Ministero del Tesoro).


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