L'Editoriale

I privilegi delle élite: la fonte della disuguaglianza

I privilegi delle élite: la fonte della disuguaglianza

Juan Laborda è autore della rubrica Desde la heterodoxia all’interno del giornale digitale spagnolo Vozpópuli. È docente dell’Università Carlo III e divulgatore della MMT. Pubblichiamo la traduzione di un suo articolo del 7 dicembre 2017.

(La Redazione)


Le cupole imprenditoriali e bancarie sono occupate da psicopatici, capaci di rovinare le economie e le società

È un dato di fatto che la disuguaglianza sta aumentando in tutto il mondo e questo aumento è profondamente destabilizzante, autodistruttivo. Diverse domande subito ci assalgono. Possiamo evitare il destino oramai segnato dalla disuguaglianza? O saremo destinati a cadere in un futuro ombroso, simile a quello descritto in Hunger Games? Per questo dobbiamo rispondere solo ad una domanda, perché il divario tra la superclasse [ricca] e il resto della cittadinanza si è così drammaticamente ampliato? La risposta consiste in un’unica parola: privilegi.

Esistono molti tipi di privilegi, ma tutti sono accomunati da alcune caratteristiche comuni: offrono benefici, ricchezza e potere che non derivano dal lavoro. Per questo il privilegio è destabilizzante. Riduce la produttività, genera incentivi perversi e alimenta l’ingiustizia sociale. Il problema è che coloro che ottengono i privilegi non hanno lesinato sforzi perché sia ​​lo Stato a conferire loro parte di essi a spese del diritto e delle libertà del resto della cittadinanza. In che modo? Attraverso la repressione, che si presenta con diverse facce.

Ci riferiamo alla repressione dei lavoratori, attraverso il congelamento o la riduzione dei loro salari e il peggioramento delle loro condizioni di lavoro. L’obiettivo è quello di sostituire un sistema di lavoro dignitoso con il modello del Bangladesh. Ci riferiamo all’austerità, il cui obiettivo finale è quello di distruggere lo Stato sociale, sostituendo i benefici sociali con le leggi dei poveri. Ci riferiamo alla repressione finanziaria, con la quale si protegge sempre la ricchezza della superclasse. Ci riferiamo alla repressione dei contribuenti, sia sanando le perdite private con denaro pubblico, a spese della spesa sociale e degli investimenti pubblici, sia consentendo i paradisi fiscali e/o facilitando l’estrazione di rendite dalla terra, tutto questo a costo di aumentare fino a limiti intollerabili l’imposizione fiscale sul lavoro e l’IVA.

Sradicare i privilegi

Si tratta di una nuova forma di vassallaggio, attraverso la quale i signori feudali – il capitalismo corporativo – si appropriano del nostro reddito e della nostra ricchezza. L’unico modo per promuovere una stabilità sostenibile è smantellare tutti i privilegi istituzionalizzati. Pertanto, sradicarli è un imperativo morale. Il privilegio è immorale, poiché la crescente disuguaglianza è l’unica soluzione possibile per mantenere l’attuale status quo di privilegio. Il privilegio è sfruttatore, parassitario, predatore e distruttivo per la società e l’economia, e genera disuguaglianza per sua stessa natura. Spogliato della sua essenza, il privilegio non è altro che un ricatto istituzionalizzato. Ricorda l’idea sviluppata nel bel mezzo della Grande Recessione di salvare le banche per difendere i depositanti. No, grazie! Si stavano solo proteggendo i creditori e il management. Perciò l’unico modo per invertire la crescente disuguaglianza è dare un taglio netto alla sua fonte: il privilegio. Oppure si crede che la maggior parte dei miliardari siano tali per le loro capacità di lavorare? Diamo un’occhiata a quello che è successo negli ultimi decenni: pura distopia.

Le élite non hanno esitato a manipolare, infangare e mettere le loro sudice mani perfino negli immaginari più romantici, in quei sogni ed eroi della letteratura popolare presenti nel subconscio delle persone più svantaggiate, disprezzate, umiliate. I potenti si sono appropriati del mito di Robin Hood a proprio vantaggio. Nella nuova versione di Robin Hood, quelli che una volta erano poveri e deboli – le persone disoccupate, quelle con disabilità, o rifugiate… – sono stati riposizionati nel quadro concettuale in cui eravamo soliti collocare i più ricchi e potenti. Sono quelli la cui categoria sociale era precedentemente etichettata come “povera” ad essere accusati di vivere in grandi case, rotolando nel lusso e senza voglia di lavorare. Sono presentati come fannulloni, pigri, parassiti. Mentre quelli che una volta si consideravano ricchi, ora, grazie all’opera e alla grazia del linguaggio, sono presentati come coloro che lavorano molto duramente per ottenere una ricompensa più o meno giusta. Con questo linguaggio perverso, “dobbiamo sostenere questa nuova categoria di poveri” un tempo ricca. In questa nuova versione del mito, Robin Hood è colui che abbassa le tasse ai ricchi. Bisogna sabotare lo sceriffo di Nottingham e i suoi malvagi sistemi di riscossione delle tasse, inclusi quelli su eredità e successioni.

Si tratta di fare soldi a tutti i costi

Se dovessimo cercare una spiegazione “generale” del motivo per cui la stragrande maggioranza delle famiglie spagnole arrivano alla fine del mese con l’acqua alla gola, dovremmo ricorrere a due fatti. Da un lato, la stagnazione del reddito. Dall’altro, l’attivazione dei privilegi. Le élite corporative, questi nuovi ricchi che vivono di rendita, secondo l’antica usanza dei vecchi signori feudali, con il fondamentale aiuto dei politici di turno, in nome del libero mercato, esigono che le spese essenziali delle famiglie siano lasciate alla libera volontà del mercato. Ci riferiamo a quelle per gli alloggi, l’istruzione, la salute, l’energia, sul proprio lavoro (pensioni). Tutti questi costi, goccia a goccia, stanno svuotando il reddito delle famiglie, mentre un’intera generazione, la più giovane, si sta trasformando in una schiava del debito, utilizzato per finanziare l’accesso agli stessi.

L’obiettivo ideale delle élite psicopatiche è di giungere a una situazione simile a quella degli Stati Uniti. Che tutto sia lasciato alla mercé del mercato! Ne conosciamo già le conseguenze. Se lasciassimo l’istruzione al libero mercato, le famiglie verrebbero private del proprio reddito, poiché intere generazioni sarebbero trasformate in schiavitù per il pagamento del debito dei prestiti agli studenti. Lo stesso potrebbe accadere con l’assistenza sanitaria, il mercato immobiliare, ecc. In quest’ultimo caso, l’inflazione delle attività provocata dalle banche centrali ha gonfiato i prezzi delle case, in modo che la casa di proprietà sia fuori dalla portata di molti e così da sostenere la domanda di alloggi in affitto che – a sua volta – in città come Madrid o Barcellona ha portato gli affitti alla stratosfera. Esattamente come sostiene Jon Ronson, autore di “Los hombres que miraban fijamente a las cabras” [1] e, soprattutto, di “Es usted un psicopata?” [2], le cupole imprenditoriali e bancarie sono occupate da psicopatici, capaci di rovinare le economia e le società. La cosa peggiore è che alla fine non saranno obbligati ad assumersi alcuna responsabilità per le conseguenze delle loro azioni, mentre distruggono la vita di migliaia e migliaia di famiglie, così che il Totalitarismo Invertito continui ad avanzare. La domanda è: fino a quando?

 

Note del Traduttore

1.^ Gli uomini che fissavano le capre

2.^ Lei è uno psicopatico?

 

Originale pubblicato il 7 dicembre 2017

Traduzione a cura di Fausto Cavalli, Supervisione di Maria Consiglia Di Fonzo


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