L'Editoriale

I nostri figli pagheranno la mancanza di debito pubblico

I nostri figli pagheranno la mancanza di debito pubblico

I nostri figli pagheranno la mancanza di investimenti nell’istruzione. La capacità produttiva del tessuto economico in cui sono nati ne sarà compromessa.

I nostri figli pagheranno la mancanza di infrastrutture fisiche. La loro qualità di vita ne sarà compromessa.

I nostri figli pagheranno la deprivazione di diritti e di possibilità e saranno più esposti alla ricattabilità politica, sociale ed economica che la disoccupazione in doppia cifra comporta.

I nostri figli pagheranno le politiche di austerità della UE. Sappiamo che pagheranno i costi di queste politiche perché le stanno già pagando da vent’anni.

Non sono necessari gli investimenti esteri per costruire il progresso. Uno Stato che va alla ricerca dei finanziamenti esteri non è uno Stato, è una puttana.

Non è necessario il “consenso dei mercati” per avere sviluppo, le valute sono creazioni statali e, finanziariamente, nella valuta dello Stato nessuno è più forte dello Stato stesso. Finanziariamente, nessuno è più forte in euro dell’Unione Economica e Monetaria europea (UEM).

Abbiamo già tutto quello che occorre per garantire una vita dignitosa a tutti. Tutto tranne una cosa: la spesa pubblica necessaria a costruire il futuro. Ciò che serve è aumentare il deficit fino a mobilitare tutta la forza lavoro, indirettamente diminuendo le tasse o direttamente aumentando la spesa pubblica.

Chi parla di riduzione del debito pubblico, di contenimento del deficit pubblico o di ricerca dei finanziamenti esteri ci mette in pericolo, ci impoverisce e compromette il nostro futuro. I debiti sono un problema per chi non crea la valuta, l’UEM può creare tutto il debito pubblico che vuole per gli Stati. Invece, volutamente, si impedisce la capacità di spesa.

Le politiche vanno valutate sull’impatto che hanno sulle persone e non sui conti pubblici, cioè su semplici registrazioni contabili.

Si può scegliere di sentirsi protetti da un livello di torpore e indifferenza che consente di non essere turbati dal quadro storico e politico. È fisiologico che una fetta della popolazione viva in questo modo, in parte è anche comprensibile. Questa fetta di popolazione si orienta, decide e si muove all’interno di uno spazio definito da altri. Sono spesso brave persone che non hanno una “presunzione intellettuale” sufficiente a dire “NO. Non dovrebbe funzionare così!”.

La Storia è sempre stato il prodotto dell’azione umana. Non si tratta dell’ambito delle leggi della natura, ma della sfera dell’azione delle persone, in carne e ossa. Ognuno di noi ha iniziato da qualcosa, anche da una semplice email a Rete MMT con la domanda: “Da dove posso iniziare?”.


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