La Teoria

MMP Blog #50: La MMT senza PLG? Conclusioni (parte 2)

MMP Blog #50: La MMT senza PLG? Conclusioni (parte 2)

La MMT si caratterizza per tre livelli di analisi, o aspetti: descrittivo, teorico e politico.

In quanto analisi descrittiva, essa si compone in realtà di due livelli. Prima descriviamo un caso “puro” o “ipotetico” che può essere applicato a qualunque emettitore di valuta. Iniziamo con l’imposizione di una tassa denominata nell’unità di conto di Stato; lo Stato crea valuta attraverso la spesa, trasferendo [così] risorse [reali] al settore pubblico; le persone possono quindi pagare la loro tassa. A questo possiamo aggiungere la “creazione di Moneta” da parte del settore privato come un’attività di leveraging. Discutiamo la determinazione del tasso d’interesse e lo scopo della vendita di Titoli di Stato. Notiamo che nessuno può pagare le tasse finché lo Stato non ha creato la valuta tramite la spesa. E così via. Non ripeterò in questa sede tutta l’analisi presentata nel corso dei blog precedenti.

Poi descriviamo la prassi. Qui occorre essere specifici. Introduciamo un [Ministero del] Tesoro e una Banca Centrale, visto che la maggioranza degli Stati divide le responsabilità tra queste due istituzioni. Dobbiamo anche discutere i vincoli autoimposti (il Tesoro trae assegni sul suo conto presso la Banca Centrale, alla quale non è consentito acquistare Titoli di Stato. E così via). In altri termini, analizziamo “il modo in cui lo Stato spende DAVVERO”, addentrandoci in tutti i dettagli operativi. Ciò non modifica in alcun modo le conclusioni dell’analisi di primo livello, ma risponde alle critiche [avanzate contro di essa].

Dopodiché ci spostiamo all’analisi teorica. In realtà non esiste alcuna analisi descrittiva senza una teoria [alla base]. Mi rendo conto che molte persone, economisti compresi, pensino che si possa descrivere il “mondo reale” senza una teoria o senza giudizi di valore. Lo zio Milty Friedman era celebre per il suo sostegno a questo tipo di visione – economia “normativa” versus economia “positiva”. Si tratta, nella migliore delle ipotesi, di un punto di vista naif – o, più probabilmente, di un deliberato inganno, ideato per nascondere i suoi progetti. Non si può fare. Non puoi osservare la “realtà”. Per dare un senso alle tue osservazioni, una teoria la devi avere. Non puoi usare una parola come “Moneta” senza avere una teoria della Moneta. La maggior parte delle persone ha una teoria che, secondo la MMT, è assolutamente inadeguata al tipo di economia in cui viviamo. In realtà, tutto questo Primer si riduce in sostanza ad un ragionamento sulla “natura della Moneta”.

Che è l’argomento del capitolo finale del libro che verrà presto pubblicato. Comunque, se tornate indietro al blog #30 del MMP, potete vedere che ho definito la MMT come l’integrazione di vari approcci alla teoria monetaria, includendovi il Cartalismo, la Moneta Endogena, la Teoria Monetaria della Produzione, la Finanza Funzionale, l’Approccio dei Saldi Settoriali e la Teoria del Circuito [Monetario]. Personalmente aggiungerei anche la Teoria dell’Instabilità Finanziaria di Minsky, e probabilmente qualche altro optional.

Ora, ogni MMTer deve integrare ciascuno di questi approcci nell’ambito del suo approccio MMT? No, sarebbe chiedere troppo. Il mio approccio mi piace più di quelli adottati da altri? Sì. Certo, ho bisogno di convincere gli altri che il mio è il migliore. O almeno convincerli finché non cambio idea.

Il terzo aspetto riguarda le implicazioni politiche. Finora mi sono focalizzato sul PLG solo come una soluzione alla malattia della disoccupazione. Ma questa è solo una parte della faccenda. Sin dall’inizio abbiamo sostenuto che il PLG è necessario per “ancorare” i prezzi. Il PLG è un programma buffer-stock, e come tutti i buffer-stock può essere usato per stabilizzare i prezzi. Inoltre aiuta a risolvere quel problema di Minsky – l’instabilità – contribuendo a stabilizzare (in realtà a ridurre l’instabilità, ma la stabilità è destabilizzante!) salari, consumi, occupazione e domanda aggregata.

L’inflazione è l’argomento della prossima puntata. Ma, in maniera molto concisa (e qui si tratta davvero solo di un accenno alla spiegazione del buffer-stock fatta in un blog precedente), un buffer-stock che fa uso del bacino [di lavoratori impiegati nel] PLG per la stabilizzazione dei prezzi e dei salari è migliore di quanto lo possa essere l'”esercito di riserva dei disoccupati”.
Guardatela in questo modo. Il grande timore dei nostri goldbug e di altri che segnalano il pericolo della “Moneta fiat” è che non c’è alcuna commodity che agisce come ancora per mantenerne il valore. Essendo “fiat”, lo Stato può stamparne quantità illimitate, distribuirla gratuitamente e portarne a zero il valore. Zimbabwe, stiamo arrivando! Vincolatela all’oro e non ci potrà essere inflazione – e la storia continua.

I goldbug non sono completamente pazzi. La Moneta ha bisogno di qualcosa che ne garantisca il valore – e un regresso infinito, approccio secondo il quale accettiamo la Moneta e ne riconosciamo il valore perché crediamo che gli altri lo riconoscano, non è accettabile.

Secondo l’ottica della MMT, le tasse creano una domanda di valuta, ma il valore della valuta è determinato da quello che si deve fare per ottenerla.

Esiste un’antica tradizione in economia che adotta un approccio della “teoria del valore lavoro”. Come sostenevano Marx e Keynes, si può ritenere che il valore delle commodity (qui uso il termine in senso lato, intendendo tutte le cose che sono prodotte per essere vendute in cambio di Moneta – non solo le “risorse” come il petrolio e la carne di maiale) sia determinato dal lavoro. Più nello specifico, usiamo le ore di lavoro come una delle unità di misura per stimare il valore di tutte le cose prodotte mediante il lavoro (eterogeneo, a dire il vero [per essere un’unità di misura] – quindi è necessario effettuare qualche aggiustamento qualitativo). L’altra unità di misura è la Moneta, l’unità di conto dello Stato.

Ora, non voglio inoltrarmi in un dibattito sulla teoria del valore lavoro. Il mio punto è molto più semplice e fortemente intuitivo: se devo lavorare un’ora per ottenere qualcosa che vale una unità della Moneta di conto, quel qualcosa avrebbe avuto un valore più elevato rispetto al caso in cui per un’ora di lavoro avessi ricevuto due unità di Moneta. Se la Moneta crescesse sugli alberi (e le nostre mamme ci hanno sempre detto che non è così!), allora varrebbe quanto lo sforzo necessario per uscire a raccoglierla. Non molto, detto altrimenti. Chiaramente è necessario pochissimo sforzo per produrre la Moneta moderna (gli ITD dello Stato si creano digitando su una tastiera), quindi il timore del goldbug è che il suo valore si avvicini a zero all’aumentare del numero di battute.

Ma cosa succederebbe se lo Stato emettesse 1 solo dollaro in cambio di 1 ora di duro lavoro? Il numero di dollari emessi farà molta differenza nel determinarne il valore?

Alla UMKC stiamo realizzando – da circa 12 anni – proprio un esperimento di questo genere, imponendo ai nostri studenti una tassa in “Buckaroo” e pagandoli 1 Buckaroo per ogni ora di lavoro prestata ai servizi sociali della zona. [Gli studenti] pagano l’imposta usando i Buckaroo che guadagnano. Dall’inizio del programma abbiamo realizzato deficit di bilancio ogni anno, esaudendo i desideri di risparmio netto degli studenti. I nostri studenti sono pienamente occupati – loro scelgono quanto lavorare e noi facciamo in modo che ci sia sempre un posto di lavoro disponibile. Il programma ha testato i principi della MMT.

Oh, e che dire dell’inflazione? Zero, nulla, nada. Il salario è ancora esattamente 1 Buckaroo = 1 Ora di Lavoro Studentesco.

Lasciamo che il tasso di cambio fluttui, così da consentirci una piena indipendenza politica. Tutti quei deficit di bilancio hanno ridotto il cambio del Buckaroo rispetto al Dollaro? No – il Buckaroo si è apprezzato più del Franco Svizzero! Secondo Warren Mosler, il Buckaroo è stato il migliore investimento al mondo nel corso dell’ultima dozzina d’anni (anche se non ho verificato i fatti).

Oh, giusto, si tratta di un semplice, piccolo esperimento nel mondo reale, quindi i risultati potrebbero non riproporsi su larga scala nel caso delle valute del mondo reale, ma fa un po’ di luce sull’efficacia di un buffer-stock nel dare valore ad una valuta. Vincolate la vostra valuta al lavoro e stabilizzate i salari in quella valuta. Questo offrirà piena occupazione ed un livello superiore di stabilità dei prezzi.

Ecco dunque l’altra ragione per cui legare il PLG alla MMT: la stabilità dei prezzi.

La prossima volta dirò altro in merito all’inflazione. Ma è per questo che gli MMTer credono che il PLG sia una componente essenziale della MMT: se vi preoccupate dell’inflazione, volete un’ancora dei prezzi. Per quanto ne so, nessuno ha elaborato un’ancora dei prezzi migliore rispetto ad un’unità di salario relativamente stabile. È questo che offre il PLG.

Torniamo rapidamente al ragionamento che vede la disoccupazione servire un utile fine pubblico: non vogliamo il PLG perché influisce negativamente sugli incentivi. Per motivare i pigri abbiamo bisogno della sofferenza.

Secondo un comune modo di pensare, l’avversità è positiva. Come Joe Firestone ha scritto in un commento, molti attribuiscono il loro successo ai ceffoni che i padri gli hanno dato: “Chi risparmia la verga, rovina suo figlio”. Si ritiene che le minacce della disoccupazione e della deprivazione siano fattori motivanti essenziali.

A dire il vero, la psicologia moderna sa che questo è falso – il modo migliore per produrre persone amorevoli e produttive, persone che apporteranno contributi benefici alla società, è educarli in modo amorevole e sicuro. Il modo migliore per promuovere il lavoro di qualità è creare un ambiente lavorativo amorevole e sicuro. Come spiegherò la prossima volta, tutto ciò è ancora più importante nella nostra transizione verso l'”economia dei servizi”.

Se volete produrre psicopatici, gonfiateli di botte quando sono giovani, convinceteli che al mondo vince il più forte, fateli combattere per ogni scarto di cibo ed eliminate ogni tutela al posto di lavoro. Rendete la vita il più possibile precaria con i lavoratori che temono di poter essere sostituiti dai disoccupati – perdendo i loro posti di lavoro ed entrando a far parte delle masse di affamati. Ricompensate lautamente il forte e punite il debole (credo di aver appena descritto un intero settore dell’economia moderna, in cui gli psicopatici sono ascesi al vertice – leggete sotto). È questa l’idea che sta dietro al NAIRU [1], tanto cara alla maggior parte degli economisti.

Ecco il problema. La nostra società produce un sacco di psicopatici e, almeno in una certa misura, il loro comportamento può portare al successo individuale. Il resto di noi – il 99% circa – deve proteggersi da loro. Tuttavia, il loro relativo successo rende difficile [il nostro proteggersi da loro] non solo perché possono ottenere posizioni di grande potere ed influenza, ma anche perché li emuliamo. Nel Capitolo 24 della Teoria Generale, Keynes ha osservato che è meglio consentire a questi psicopatici di infliggere crudeltà ai loro bilanci piuttosto che ai loro fratelli umani. Detto altrimenti, lasciamo che facciano soldi ma non permettiamogli di condurre lo show. Come tutti noi ricordiamo, Keynes promosse misure politiche per assicurare la piena occupazione, per ridurre la disuguaglianza e per “sopprimere” la classe dei rentier:

“L’esistenza di possibilità di guadagni monetari e di arricchimento privato può instradare, entro canali relativamente innocui, pericolose tendenze umane, le quali, se non potessero venir soddisfatte in tal modo, cercherebbero uno sbocco in crudeltà, nel perseguimento sfrenato del potere e dell’autorità personale e in altre forme di auto-potenziamento. È meglio che un uomo eserciti la tirannia sul proprio conto in banca che sui suoi concittadini; e mentre talvolta si denuncia il primo quale un mezzo per raggiungere il secondo, talaltra almeno ne è un’alternativa”. Chiaramente il nostro 1% di psicopatici si opporrà a queste politiche, visto che gli psicopatici prosperano nell’ambiente attuale di disuguaglianza.

Un editoriale sul New York Times ha posto la questione in questi termini:

“Un recente studio ha evidenziato che il 10% delle persone che lavorano a Wall Street è costituito da “psicopatici clinici”, che mostrano una mancanza di interesse e di empatia nei confronti degli altri ed “un’impareggiabile capacità di mentire, costruire e manipolare” (su ampia scala, la proporzione è [invece] dell’1%). Un altro studio ha concluso che i ricchi sono più inclini a mentire, imbrogliare ed infrangere la legge… Giustificare truffe, evasione fiscale, dumping tossici, violazioni della sicurezza dei prodotti, offerte manipolate, sovrafatturazione, falsa testimonianza. Lo scandalo della corruzione in Walmart, quello dell’hacking di News Corp. – aprite semplicemente la sezione affari in un giorno qualunque. Fregare i vostri lavoratori, danneggiare i vostri clienti, distruggere il territorio. Lasciare che siano le persone a pagare il conto. Queste non sono anomalie; è così che funziona il sistema: scappi con quello che riesci e provi a svignartela quando ti beccano.

… anche se “creatori di lavoro” potrebbe essere un termine nuovo, l’adulazione che esprime e il disprezzo che così chiaramente segnala, non lo sono. In “Mattatoio n. 5”, Kurt Vonnegut ha scritto: “I poveri Americani sono spinti ad odiare sé stessi”. Dunque “si prendono in giro e glorificano quelli che stanno meglio di loro”. La più distruttiva delle nostre bugie, ha aggiunto, “è che è davvero facile, per qualunque Americano, fare soldi”. La menzogna continua. I poveri sono pigri, stupidi e cattivi. I ricchi sono brillanti, coraggiosi e buoni. Fanno ricadere a pioggia la loro beneficenza sul resto di noi.”

Gli psicopatici a Wall Street non sono un’anomalia [che pesa per il] 10%, sono il modello di comportamento di Gordon Gekko [2]. Sono il 10% dei cani che stanno in cima all’1% che dirige lo show.

Non sorprende quindi che ci siano individui che accettano la MMT come un’analisi descrittiva eppure adottano le raccomandazioni politiche dei nostri psicopatici di successo: usare la disoccupazione e la minaccia della povertà come motivazione per “farcela da soli”. Eppure quella politica non fa altro che perpetuare la produzione di psicopatici e, più in generale, di comportamenti antisociali. Come diceva Keynes, tale politica falsa il gioco [a favore di chi ha già successo] – aumentando l’insicurezza e rendendo di fatto più difficile ottenere il successo solo con la normale fortuna. Tutto dolore, nessun guadagno.

Uno psicopatico potrebbe scoprire la causa della polio e comunque opporsi alla politica della vaccinazione. In realtà, la mancanza di compassione fa parte della definizione di psicopatologia. Di certo un economista psicopatico può accettare la spiegazione MMT della causa della disoccupazione e al contempo respingere la politica che cura la malattia.

Quindi: potete separare la teoria moderna della malattia che causa la polio dalla sua cura? Sì.

Potete separare la spiegazione MMT della causa della disoccupazione dalla politica che la cura? Sì.

Dovreste? Certo che no.

 

Note del Traduttore

1.^ NAIRU: Non-Accelerating Inflation Rate of Unemployment o Tasso Naturale di Disoccupazione

2.^ Gordon Gekko: personaggio immaginario, protagonista dei film di Oliver Stone “Wall Street” (1987) e “Wall Street – Il denaro non dorme mai” (2010), fonte: Wikipedia.org

Scarica il Pdf impaginato per la stampa!

Originale pubblicato il 28 maggio 2012

Traduzione a cura di Andrea Sorrentino, Supervisione di Maria Consiglia Di Fonzo

Pagina dell’opera


Crediamo nella libera circolazione del sapere. Ogni nostro progetto è fruibile gratuitamente e realizzato in forma volontaria dagli attivisti di Rete MMT Italia. Se ti è piaciuto, premiaci con una libera donazione.

Commenta