La Teoria

MMP Blog #42: Introduzione al Piano di Lavoro Garantito o del Datore di Lavoro di Ultima Istanza

MMP Blog #42: Introduzione al Piano di Lavoro Garantito o del Datore di Lavoro di Ultima Istanza

Questa settimana iniziamo la nostra serie di blog sul Piano di Lavoro Garantito o del Datore di Lavoro di Ultima Istanza. Entrambi questi termini si riferiscono alla stessa proposta; in realtà, abbiamo provato ad usarne anche altri: Occupazione di tipo Buffer-Stock ed Occupazione di Pubblico Servizio. Ciascuno di essi ha i suoi vantaggi e svantaggi – poiché ciascuno concentra l’attenzione su un aspetto diverso del programma. D’ora in avanti, in questa serie di blog userò l’espressione Piano di Lavoro Garantito (PLG).

Procederò lentamente. C’è molta confusione su cosa verta questa proposta. Inizieremo dalle basi e procederemo a sviluppare il piano nella sua forma più generale. Quindi ci dedicheremo alle varianti dell’approccio universale, generale, relative a questa proposta. La proposta può essere, in realtà, deve essere, adattata alle caratteristiche istituzionali del Paese (o di una sua parte più limitata – città, provincia, Stato) che l’adotta.

Come sapete, qualcuno l’ha chiamata schiavitù; altri accusano i suoi sostenitori di fascismo o di comunismo. Qualcuno sostiene che vogliamo distruggere la rete di sicurezza. Altri dicono che vogliamo distruggere il capitalismo.

Queste affermazioni mi sono sempre sembrate assolutamente esagerate. Quello che stiamo sostenendo è molto semplice e non dovrebbe essere minaccioso per nessuno, indipendentemente dall’orientamento teorico.

Penso che, una volta che il piano sarà compreso appieno, gli unici che vi si opporranno saranno coloro che godono nel vedere gli altri disoccupati. Come ho affermato, non possiamo escludere la crudeltà. Fa parte della condizione umana. Quindi comprendo che ad alcune persone piaccia testimoniare la sofferenza di altre – quelle che loro considerano “indegne”. La crudeltà esisterà sempre. Ma non dovremmo mai permettere che le persone più crudeli della nostra società dettino la linea della politica pubblica.

Come i lettori ricorderanno, J. M. Keynes raccomandò di indirizzare la crudeltà alla gestione di bilancio anziché opprimere i propri simili:

“Vi sono attività umane pregevoli le quali richiedono il movente del guadagno e la proprietà privata della ricchezza perché siano poste in essere. Inoltre, l’esistenza di possibilità di guadagni monetari e di arricchimento privato può instradare entro canali relativamente innocui pericolose tendenze umane, le quali, se non potessero venir soddisfatte in tal modo, cercherebbero uno sbocco in crudeltà, nel perseguimento sfrenato del potere e dell’autorità personale e in altre forme di auto-potenziamento. È meglio che un uomo eserciti la tirannia sul proprio conto in banca che sui suoi concittadini; e mentre talvolta si denuncia il primo quale un mezzo per raggiungere il secondo, talaltra almeno ne è un’alternativa.”
(Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta, Capitolo 24)

E, come dimostra la ricerca recente, abbiamo creato un settore dell’economia che è specializzato nell’impiego di questo tipo di persone:

Gli studi condotti dallo psicologo forense canadese Robert Hare indicano che circa l’1% della popolazione può essere categorizzato come psicopatico, ma nel settore dei servizi finanziari il tasso di diffusione sale al 10%. E Christopher Bayer crede, sulla base della propria esperienza, che il tasso sia [persino] più elevato. Bayer è un noto psicologo che offre servizi terapeutici ai trader di Wall Street. La tipologia di psicopatici su cui l’autore scrive è caratterizzata dal gioco d’azzardo compulsivo. E lo psicopatico di Wall Street non si trova necessariamente in questa condizione al suo primo giorno di lavoro. Questi “psicopatici finanziari”, generalmente, mancano di empatia e di interesse rispetto a quello che le altre persone sentono e pensano. Contemporaneamente, mostrano fascino, carisma, intelligenza e qualifiche in abbondanza, un’impareggiabile capacità di mentire, costruire e manipolare ed un’inclinazione per la ricerca del brivido. Uno psicopatico finanziario può sembrare un candidato perfetto e completo per una posizione lavorativa, di CEO [Chief Executive Officer: direttore generale, NdT], di manager, di collaboratore o di membro di un team, perché le sue caratteristiche distruttive sono praticamente invisibili. Fanno carriera nelle industrie di successo e sono esperti nello sfruttare i sistemi ed i processi d’impresa, così come le debolezze comunicative e nell’alimentare i conflitti interpersonali. Sfortunatamente – scrive l’autore – i candidati migliori per molte posizioni lavorative a Wall Street, mostrano i tratti dello psicopatico finanziario.

Businessinsider.com

Io credo che Keynes potrebbe aver sottostimato il danno che, da Wall Street, questi psicopatici possono infliggere alla nostra economia. Ad ogni modo, non dovremmo lasciare che la loro crudeltà ci impedisca di perseguire programmi rilevanti quali [quelli che perseguono] la piena occupazione per chiunque desideri lavorare.

Il PLG può essere aggiunto all’insieme dei programmi sociali attualmente in essere. Possiamo mantenere il sussidio di disoccupazione, lo Stato sociale, la previdenza sociale, i buoni spesa, i programmi di formazione professionale, l’apprendistato ed i programmi di riqualificazione quali, ad esempio, quelli per i piccoli lavoratori autonomi. Non è necessario eliminare nessuno di questi programmi. Più avanti potremo discutere dell’accortezza di ridurre tali benefici – ma il PLG può essere introdotto senza alcun taglio a questi programmi.

Il PLG può essere introdotto in un’economia in cui l’intervento pubblico è significativo così come in una in cui lo è meno. Il PLG, da solo, non trasformerà un’economia caratterizzata da uno “scarso intervento dello Stato” in una in cui il peso del settore pubblico è considerevole. C’è un margine di manovra anche per la portata del PLG stesso. Come vedremo, si tratta in un certo senso di un programma “residuale” (l’espressione “ultima istanza” attira l’attenzione su questo aspetto) che assorbe i lavoratori che “escono” dal settore privato. Affinché il PLG mantenga una portata limitata, è necessario che l’occupazione nel settore privato aumenti.

Restano a disposizione tutti i programmi tradizionali – che agiscano sul lato dell’offerta o su quello della domanda – per provare ad alimentare il settore privato. Per ragioni di cui parlerò (e che sono state oggetto di un blog eccellente, scritto recentemente da Pavlina Tcherneva sulla home page di NEP), sono piuttosto scettico sulla capacità di queste politiche di ottenere qualcosa di anche solo paragonabile alla piena occupazione su base permanente.

Ma mi potrei sbagliare. Persino con il PLG in opera potremmo provare questi programmi che agiscono sul lato dell’offerta e della domanda – se davvero lo vogliamo fare.

Se i loro sostenitori avessero ragione, il PLG ridurrebbe la sua portata fino a “sparire completamente” (per prendere in prestito le parole usate da John Carney in un recente articolo). Bene. Vedremo. Io non credo che funzioneranno e penso che finiremmo con l’avere un’inflazione inaccettabilmente elevata prima di raggiungere qualcosa di prossimo alla piena occupazione.

È per questo che io credo ci sia bisogno del PLG, indipendentemente dal fatto che interveniamo sul lato della domanda o su quello dell’offerta, da quanto incentiviamo il settore privato, o da quanto aumentiamo le dimensioni del settore pubblico.

Al livello più semplice, ciò che il PLG fa, è aumentare le possibilità di scelta che chi vuole lavorare ha a disposizione.

Provate a pensarla così. Se oggi siete disoccupati involontari (o se siete bloccati in un lavoro part-time mentre vorreste in realtà lavorare a tempo pieno) avete solo tre scelte:

  1. diventare lavoratori autonomi (creando il vostro business – il numero [dei lavoratori autonomi] di solito aumenta durante le recessioni, anche se poi la maggior parte fallisce);
  2. convincere un datore di lavoro a darvi un impiego, entrando a far parte della forza lavoro di un’impresa;
  3. convincere un datore di lavoro ad assumere voi al posto di un altro lavoratore.

La seconda opzione richiede che – in un dato momento – il numero di occupati in impresa sia inferiore alle necessità – [ossia, l’impresa] non deve impiegare il numero di lavoratori desiderati, [necessari] a realizzare la produzione che l’impresa pensa di poter vendere. Non è in “equilibrio”.

Se fosse in equilibrio non vi assumerebbe, perché il costo del vostro salario sarebbe superiore al ricavo di vendita generato dal vostro lavoro. Si tratta del ben noto “Champaign” [il riferimento è alla necessità di scegliere tra due alternative, entrambe desiderabili, NdT]: a meno che non promettiate di spendere tutto il vostro salario per acquistare la produzione del vostro datore di lavoro, non c’è ragione per credere che le vendite della vostra produzione risulteranno pari al costo del vostro salario.

Se l’impresa è in equilibrio, se sta cioè producendo ciò che crede di poter vendere, vi assumerà solo alle condizioni espresse nel terzo caso – per sostituire un lavoratore esistente. Forse promettete di lavorare più duramente, o meglio, o ad un salario inferiore. Ma, ovviamente, questo non fa altro che trasferire [il problema del] la disoccupazione a qualcun altro.

Si tratta del problema “dei cani e degli ossi”: se sotterrate 9 ossi e mandate a cercarli 10 cani, sapete che almeno un cane tornerà a “bocca asciutta”. Potete prendere quel cane ed insegnargli un sacco di nuovi trucchi per cercare gli ossi ma, se sotterrate di nuovo solo 9 ossi, qualche cane sfortunato tornerà indietro senza il suo.

L’unica soluzione è offrire un decimo osso. È questo che fa il PLG: assicura un osso a ciascun cane che voglia cercarlo.

Aumenta le opzioni aggiungendo:

  1. C’è un datore di lavoro “residuale” che offrirà sempre un posto di lavoro a chiunque si presenti pronto a lavorare e desideroso di farlo.

Aumenta la [possibilità di] scelta. Se volete lavorare e le prime 3 opzioni non sono praticabili, ce n’è una quarta: il PLG.

Aumenta la [possibilità di] scelta senza ridurre le alternative. Potete ancora provare le prime 3 alternative. Potete sfruttare tutte le alternative offerte dalla rete di sicurezza. O potete decidere di non far nulla. Sta a voi.

Lasciate che concluda con una lunga citazione di J. M. Keynes, una delle mie preferite:

“Il credo Conservatore secondo cui c’è una qualche legge di natura che impedisce agli uomini di essere occupati, che sia “incauto” impiegarli e che, in termini finanziari, sia “sano” mantenere un decimo della popolazione inattivo per un periodo di tempo indefinito, è follemente improbabile – [è] il genere di cose a cui nessun uomo potrebbe credere, a meno che la sua mente sia stata confusa sciocchezza dopo sciocchezza, anno dopo anno.

Le obiezioni che vengono sollevate non sono, per la maggior parte, quelle di uomini pratici o che derivano dell’esperienza. Sono fondate su teorie molto astratte – venerabili invenzioni accademiche, per metà fraintese da coloro che le applicano al giorno d’oggi, e fondate su assunzioni che sono contrarie ai fatti…

Il nostro principale compito, pertanto, sarà quello di confermare l’istinto del lettore sul fatto che ciò che sembra ragionevole è ragionevole, e che ciò che sembra privo di senso è privo di senso. Dovremmo provare a mostrargli che la conclusione, cioè che se verranno offerte nuove forme d’impiego allora saranno impiegati più uomini, è tanto ovvia quanto sembra e non nasconde imprevisti; che mettere al lavoro in compiti utili uomini non impiegati fa ciò che sembra, accresce la ricchezza del Paese; e che la nozione secondo cui, per ragioni complesse, potremmo andare in rovina in termini finanziari se usassimo questi mezzi per accrescere il nostro benessere, è ciò che sembra – uno spauracchio.”

 

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Originale pubblicato il 18 marzo 2012

Traduzione a cura di Andrea Sorrentino, Supervisione di Maria Consiglia Di Fonzo

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