L'Editoriale

Le cartolarizzazioni, orgoglio o crimine?

Rete MMT pubblica oggi uno stralcio della Tesi di Laurea di Matteo Belotti in Economia Aziendale presso l’Università degli Studi di Bergamo. “Le Cartolarizzazioni, orgoglio o crimine?” è una durissima critica contro le cartolarizzazioni e l’incentivazione dell’indebitamento privato che sfociò nella crisi finanziaria del 2008.

Matteo ha deciso di sostenere la propria posizione anche di fronte alla Commissione esaminatrice di vedute diverse dalle sue, ponendo al primo posto la propria onestà intellettuale.

A Matteo ed al suo coraggio intellettuale dimostrato in un momento così delicato come la stesura e discussione della propria tesi di laurea vanno i migliori auguri di ReteMMT!

The Financial sector is a lot more trouble than it’s worth
(Il settore finanziario crea molti più problemi che benefici)

Warren Mosler

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I primi problemi sorsero quando i prezzi cominciarono a crollare, ovvero quando la bolla speculativa iniziò a sgonfiarsi.

Questo è dovuto sia al fatto che la crescente domanda di case è stata gradualmente assorbita dall’eccessiva espansione dei mutui, in quanto l’aumento del numero di famiglie che potevano acquistare una casa ha portato alla saturazione del mercato immobiliare, sia perché i costruttori, incentivati dagli altissimi prezzi delle case, hanno investito in modo drastico nella costruzione di nuovi immobili, e una volta raggiunta la saturazione del mercato stesso, non trovarono più acquirenti disposti ad acquisirli. Perciò, intorno al 2005, si assiste ad un eccesso dell’offerta nel mercato immobiliare, dato che la domanda si è stabilizzata ad un livello inferiore, il cui effetto è stato quello di far crollare i prezzi. A causa di tale svalutazione dei prezzi immobiliari, le banche furono costrette a fermare il meccanismo di finanziamento del prestito a favore dei mutuanti, in quanto si sarebbero ritrovate davanti a dei debitori che non avrebbero mai potuto ripagare il loro debito, e questo nemmeno attraverso la restituzione della casa ipotecata, dato il crollo dei prezzi degli immobili. Per questo motivo le banche, non avendo più come garanzia nemmeno la casa, non hanno più avuto nessun incentivo a concedere un prolungamento del prestito. I mutuanti, di fronte a rate insostenibili, non furono in grado di ripagare i propri debiti.

(…)

I sistemi finanziari, è ormai assodato, sono intrinsecamente instabili e hanno da sempre un comportamento ciclico in cui si alternano crescita e recessione. In queste condizioni la mancanza di regole non fa che accentuare le caratteristiche di entrambi i periodi, con anni di crescita in cui nascono e si sviluppano rapidissime le bolle speculative, alimentate da una cieca fiducia nelle possibilità future, e anni di profonda recessione, depressione e incertezza.

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Si può sostenere che la finanza non è un fine ma uno strumento, e come tale può essere creativo o distruttivo, a seconda delle intenzioni di chi lo utilizza. Stesso discorso vale anche per la cartolarizzazione: infatti, i titoli cartolarizzati non sono intrinsecamente dannosi per il mercato, né all’opposto non sono necessariamente di beneficio al sistema economico, ma tutto dipende dall’uso che ne viene fatto. Di certo l’uso e l’abuso di tale tecnica in questi anni è stato alquanto immorale, ponendo in netto contrasto l’utilità del singolo individuo con quello della società, indirizzato ad ottenere il massimo profitto disinteressandosi completamente di quest’ultima e al tempo stesso degli effetti che questi comportamenti criminali possono comportare.

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la cartolarizzazione è inutile all’economia reale, in quanto, a prescindere dall’uso che se ne faccia, questa favorisce l’espansione del debito privato. Infatti, il sistema delle cartolarizzazioni è assolutamente funzionale all’espansione di un economia basata sull’indebitamento crescente e non sulla crescita reale. Di fatto una crescita basata sull’espansione del debito privato non è sostenibile nel lungo periodo.

(…)

Creare un sistema di regole e controlli interamente gestito dallo Stato è l’unica soluzione moralmente accettabile, dato che le banche e gli attori della finanza sono (o meglio si credono) troppo importanti per essere lasciati affondare, appellandosi al principio “too big too fail”. Non si può privatizzare gli utili e socializzare le perdite: se un’istituzione finanziaria viene ritenuta così importante da avere il privilegio di essere salvata dallo Stato nei momenti di difficoltà, allora dovrebbe accettare anche il fatto di essere controllata.


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