La Teoria

MMP Blog #7: Cosa garantisce la valuta, e perché tutti la accettano?

MMP Blog #7: Cosa garantisce la valuta, e perché tutti la accettano?

La settimana scorsa abbiamo introdotto il concetto di valuta sovrana. Quando iniziai ad insegnare, la maggior parte degli studenti pensava che il Dollaro USA avesse una garanzia aurea – che avesse valore perché Fort Knox era pieno d’oro, e che se avessero guidato fino a lì con un mucchio di contanti avrebbero potuto riempire d’oro il baule della loro auto (furono scioccati nello scoprire che – ormai da quando erano bambini – non c’era più alcuna garanzia aurea). Oggi, davvero pochi studenti hanno ancora simili convinzioni – tutti loro hanno imparato che la nostra valuta è “fiat” – non ha “nulla” che la garantisca. Beh, magari “qualcosa” – ma non vogliamo necessariamente vedere quello che c’è dietro la “tenda” di Alan Greenspan:

greenspan-curtain

Questa settimana diamo allora uno sguardo a cosa c’è dietro [al concetto di] valuta. C’è qualcosa lì – come dire – oltre ai gioielli di famiglia del Presidente della Fed?

Cosa “garantisce” la valuta nazionale? C’è, e storicamente c’è stata, un po’ di confusione riguardo al concetto di valuta sovrana. Per esempio, molti policymaker e molti economisti hanno avuto problemi a comprendere il motivo per cui il settore privato accetta la valuta emessa quando lo Stato acquista qualcosa.

Alcuni hanno affermato che è necessario “garantire” una valuta con un metallo prezioso per poter assicurare che le persone la accettino come mezzo di pagamento. Storicamente – a volte – gli Stati hanno mantenuto una riserva d’oro o argento (o entrambi) come controvalore della valuta nazionale. Si pensava che, se la popolazione avesse potuto – in un qualsiasi momento – restituire la valuta allo Stato in cambio di metallo prezioso, la valuta sarebbe stata accettata in quanto considerata “buona quanto l’oro”. A volte la valuta stessa conteneva metallo prezioso – come nel caso delle monete d’oro. Negli Stati Uniti, durante gli anni ’60, il Tesoro teneva accantonate riserve auree per un ammontare pari al 25% del valore della valuta emessa (un fatto interessante: ai cittadini americani non era consentito barattare la propria valuta in cambio di oro; solo chi possedeva valuta USA all’estero poteva farlo).

Tuttavia, gli Stati Uniti e la maggior parte dei Paesi hanno abbandonato questa pratica da molto tempo. E, anche senza alcuna garanzia aurea, c’è ancora un’elevata domanda di valuta USA in tutto il mondo, quindi l’opinione secondo cui la valuta necessita della garanzia di un metallo prezioso [perché abbia un valore] è errata. Siamo andati oltre, verso ciò che è chiamata “valuta fiat” – cioè una valuta che non è garantita da riserve di metalli preziosi. Mentre alcuni Paesi garantiscono esplicitamente la propria valuta con riserve di una valuta estera (per esempio un regime di currency board, in cui la valuta nazionale è convertita, su richiesta – ad un tasso di cambio fisso – in Dollari USA o in qualche altra valuta), la maggior parte degli Stati emette una valuta che non è “garantita da” valute estere. In ogni caso, dobbiamo spiegare perché una valuta quale il Dollaro USA può circolare senza una “garanzia” di questo genere.

Valuta a corso legale. Una spiegazione che è stata data per spiegare l’accettabilità della valuta statale “fiat” (che non si basa su alcuna promessa esplicita di convertibilità in oro o in valuta estera) sono le leggi che ne istituiscono il corso legale. Storicamente, gli Stati sovrani hanno legiferato in modo tale che le proprie valute fossero accettate nei pagamenti nazionali. Infatti le banconote emesse dagli USA riportano la dicitura “Questa banconota ha corso legale per il pagamento di tutti i debiti, pubblici e privati” [1]; le banconote canadesi dicono “Questa banconota ha corso legale” [2]; e sulle banconote australiane si può leggere “Questa banconota australiana ha corso legale in Australia e nei suoi territori” [3]. Al contrario, le banconote del Regno Unito riportano semplicemente “Prometto di pagare al portatore, su richiesta, la somma di cinque sterline” [4] (nel caso di una banconota da cinque Sterline). E le banconote denominate in Euro non riportano alcuna promessa, né vi sono leggi di corso legale a sancirne l’uso.

Inoltre, nel corso della storia sono esistiti molti esempi di Stati che promulgarono leggi che istituiscono il corso legale di una valuta, eppure non riuscirono comunque a creare una domanda per le loro valute – le quali non erano accettate nei pagamenti privati, e talvolta venivano rifiutate persino nei pagamenti effettuati a favore dello Stato (in qualche caso la pena per il rifiuto di accettare la moneta di un Re includeva l’apposizione di una moneta metallica rovente sulla fronte del recalcitrante – ad indicare che, senza tale straordinaria costrizione, la popolazione si sarebbe rifiutata di accettare la valuta del sovrano). Perciò esistono valute che circolano senza difficoltà pur in assenza di leggi che ne istituiscano il corso legale (come l’Euro), e così pure valute che non sono entrate in circolazione nonostante ci fossero leggi a sancirne il corso legale. Inoltre, come sappiamo, il Dollaro USA circola in un gran numero di Paesi in cui non ha corso legale (e perfino in Paesi in cui il suo uso è scoraggiato, o addirittura reso illegale dalle autorità). Ne concludiamo che le leggi che sanciscono il corso legale di una valuta, da sole, non possono spiegare la questione.

Se la “Moneta moderna” essenzialmente non è garantita da alcuna valuta estera, ed è accettata persino senza leggi che ne sanciscano il corso legale rendendone obbligatorio l’uso, perché è accettata [da persone, imprese, e Istituzioni]? Sembra un bel rompicapo. La tipica risposta data dai libri di testo è che accetterai la tua valuta nazionale perché sai che gli altri la accetteranno. In altre parole, essa è accettata [da ognuno] perché è accettata [dagli altri]. La spiegazione tipica risiede pertanto in un “regresso infinito”: John l’accetta perché pensa che Mary l’accetterà, e lei l’accetta perché pensa che probabilmente Walmart l’accetterà. Che ramo sottile al quale appendere la teoria monetaria!

Personalmente sarei in imbarazzo a scrivere così nel mio libro di testo, o nel tentare di convincere uno studente scettico del fatto che l’unica cosa che garantisce la Moneta è la teoria monetaria del “più folle” o della “patata bollente”: accetto un biglietto da un Dollaro perché penso che lo potrò passare a qualche babbeo o qualche idiota.

Ora, ciò è sicuramente vero per la valuta contraffatta: l’accetterei solo se mi aspettassi che potrei farla circolare furtivamente.

Ma certamente non tenterò di convincere i lettori di questo Primer di una teoria così sciocca. La prossima settimana: un argomento più convincente. Provate ad anticipare la risposta.

Come in una buona soap opera messicana, dobbiamo lasciarvi col fiato sospeso. Conosco molti lettori che già sanno la risposta, e avrete le mani alzate in aria, dicendo “chiama me, lo so che è stato il maggiordomo”.

Ma ricordate che questo è un Primer e che non tutti i vostri compagni di classe sanno la risposta (non ancora). Quindi per favore non rivelate la trama. Nei commenti rimaniamo su “standard aureo” versus “Moneta fiat“, o teorie monetarie basate sul concetto di “corso legale” e quello di “patata bollente”. Sono certo che abbiamo almeno qualche “gold bug[5] là fuori. Probabilmente avrete sorriso quando Ron Paul chiese a Barnanke se l’oro fosse o meno Moneta. L’oro è Moneta? Può essere Moneta? Se l’oro non garantisce più la Moneta, perché la Fed continua a tenerlo? Una valuta potrebbe essere garantita solamente dalla “fiducia” – l’aspettativa che qualcuno, da qualche parte, l’accetterà?

Divertitevi a ragionare.

 

Note del Traduttore

1.^ “This note is legal tender for all debts, public and private”

2.^ “This note is legal tender”

3.^ “This Australian note is legal tender throughout Australia and its territories”

4.^ “I promise to pay the bearer on demand the sum of five pounds”

5.^ Gold bug: “Scarabeo d’oro”, è il termine con il quale si definisce la posizione di coloro che pensano che l’oro sia ancora – come all’epoca del ‘gold standard’ – il migliore fattore di sicurezza finanziaria

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Originale pubblicato il 17 luglio 2011

Traduzione a cura di Andrea Sorrentino, Supervisione di Maria Consiglia Di Fonzo

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