L'Editoriale

Dove c’è da proteggere l’Euro c’è Tsipras?

Il sostegno all’eventuale “ristrutturazione del debito” proposta da un ipotetico governo Tsipras potrebbe essere l’ultima spiaggia dei sostenitori del regime di austerity dell’Eurozona sprovvisti di sufficiente coraggio per manifestarsi come tali.

Storicamente il meccanismo di “Giubileo” (una qualche forma di periodico condono di parte dei debiti in favore dei soggetti indebitati) si è presentato in più forme. Non ha mai avuto, come esito, una trasformazione del sistema che aveva generato l’accumulo debitorio divenuto insostenibile.

La struttura socio-economica che aveva generato l’indebitamento diffuso ed insostenibile tornava ad operare immediatamente dopo il “reset”. Chi disponeva di risorse materiali, continuava a disporne ed essere ricco. Chi non ne disponeva, continuava a non disporne, restando povero e nella necessità di indebitarsi verso il “blocco sociale” possidente.

E gli Stati? Cosa accadeva in epoche più civili dell’attuale? Come scriveva Giovanni Zibordi qualche anno fa

Fino al 1700 prestare soldi ai governi e stati era molto pericoloso, rischiavi anche la vita. I re, principi, imperatori o sultani quando non riuscivano a pagare i debiti contratti con banchieri esteri li espellevano, arrestavano e anche impiccavano
(da “Gli Stati Sovrani Possono non Pagare i Debiti Esteri?” su www.monetazione.it)

Oggi nell’ipotesi in cui uno Stato dell’Eurozona avesse accesso a una “ristrutturazione del debito” non sembrano essere previste modifiche all’architettura istituzionale dell’Eurozona stessa, né ci sarebbero arresti o impiccagioni. Presumibilmente:

  1. La ristrutturazione dovrebbe essere accompagnata da un programma di “riforme e privatizzazioni”, con la funzione di proseguire il trasferimento di risorse reali (infrastrutture strategiche, pubblici servizi e oligopoli naturali) dal soggetto Pubblico a soggetti privati;
  2. Lo Stato greco continuerebbe a non poter emettere né una propria valuta né (ovviamente) l’euro;
  3. Lo Stato membro dal debito “ristrutturato” continuerebbe ad essere utilizzatore di valuta, privo di una garanzia formalizzata (da parte del monopolista della valuta stessa) sui futuri bond emessi, che non potrebbero essere considerati “incremento della base monetaria” come riformulata da Warren Mosler in riferimento ad una moneta in regime di cambi flessibili; questo comporterebbe il perdurare del potere dei mercati di determinare il tasso d’interesse dei titoli di stato di nuova emissione;
  4.  L’emissione dei titoli di Stato continuerebbe ad essere necessaria e non rinunciabile, insieme all’elevata e crescente pressione fiscale;
  5. L’intera struttura istituzionale ed economica Eurozona (e del paese “ristrutturato”) continuerebbe ad essere fondata sui principi del limite alla spesa in deficit pubblico e del divieto di intervento diretto del settore pubblico nell’economia, con la persistenza del quadro che ha generato l’attuale situazione da crisi umanitaria. Su questo punto risulterebbero dichiarazioni dello stesso Tsipras per cui

    Il pareggio di bilancio è un punto nodale della nostra strategia

    rafforzate dal suo portavoce Pappas

    manterremo i conti pubblici a posto

    e

    spenderemo soltanto quello che riusciremo ad incassare

Per cui la soluzione “ristrutturazione debito pubblico” in questo scenario istituzionale potrebbe essere un buon sistema per rendere digeribile un processo di spoliazione dei beni pubblici che concentrato in un tempo troppo ristretto diventa una polveriera sociale, mentre diluito nel tempo permetterà alla popolazione di abituarsi alla povertà (?).


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