Approfondimento

Cosa non va nelle riviste economiche eterodosse?

Mi sono appena imbattuto in un pezzo di ricerca molto interessante, Una guida alla Auto-Emarginazione Paradigmatica, lezioni per economisti Post-Keynesiani di Leonhard Dobusch e Jakob Kapeller; potete trovarla qui.

So che la questione non interesserà molti dei nostri lettori, dato che è una sorta di analisi “interna ai salotti dell’accademia”.

Quello che gli autori fanno è osservare le strategie degli editori che gestiscono le più importanti riviste di economia ortodossa e di economia eterodossa.

Etichettare queste strategie potrebbe essere, effettivamente, un po’ scorretto, poiché gli autori on intendono dire che la politica editoriale persegua consapevolmente le suddette strategie. Piuttosto, l’articolo osserva i risultati a posteriori.

In poche parole, ciò che riscontrano è che gli articoli pubblicati nelle riviste ortodosse non citano le ricerche pubblicate nelle riviste eterodosse. FIN QUI NESSUNA SORPRESA! Ma riscontrano anche alcune sorprendenti pratiche controproducenti perseguite dalle riviste eterodosse.

Occupiamoci innanzitutto delle citazioni reciproche tra gli articoli ortodossi e quelli eterodossi, poi spostiamoci sui problemi degli autori eterodossi.

Per quanto riguarda le relazioni fra ricerca ortodossa ed eterodossa, c’è probabilmente una qualche reciproca influenza, specialmente sulle conseguenze della Crisi Finanziaria Globale [d’ora in poi CFG, ndt].

Come tutti sappiamo, gli economisti ortodossi non riuscirono affatto a prevedere l’arrivo della CFG. Dopo che si è verificata, tutti hanno “scoperto” Minsky e forse alcune delle altre opere eterodosse. Comunque, quando un economista ortodosso “prende in prestito” un’idea da un autore eterodosso, questo non fa molte citazioni dell’opera eterodossa [di riferimento, ndt]. Spesso non ci sono citazioni, e comunque, anche se un autore ortodosso cita un paio di pezzi eterodossi, le future ricerche pubblicate in riviste ortodosse citeranno l’economista ortodosso come colui che ha “avuto” l’idea – che l’ha “legittimata” – ignorando la letteratura eterodossa.

Per certi aspetti questo è comprensibile. Perché un economista ortodosso dovrebbe citare Minsky o l’instabilità quando potrebbe invece citare un economista ortodosso che ha vinto il premio Nobel, come Krugman, il quale – una sera – ha “riletto Minsky”?

Comunque, le riviste eterodosse operano in una maniera completamente diversa. Gli economisti eterodossi sono orgogliosi di adottare un approccio “pluralista” all’economia. Perlomeno danno almeno un’adesione di facciata al concetto che l’economia è troppo complessa per essere spiegata adeguatamente avvalendosi di un solo approccio. Inoltre, gran parte della letteratura eterodossa si occupa di confutare le teorie economiche ortodosse – spiegando perché  sono sbagliate nella teoria e nella pratica. Quindi, le pubblicazioni eterodosse la citano ampiamente – mostrando quanto “pluralisti” siano gli autori mentre prendono le distanze dai loro nemici.

Perché questo è importante? Perché le riviste sono valutate in larga parte in base al numero di citazioni, con indici delle citazioni che assumono un peso in base all'”importanza” delle riviste in cui le citazioni compaiono. Non voglio entrare nei dettagli di queste valutazioni, ma è importante sapere che esse migliorano non soltanto in base al prestigio delle riviste in cui un articolo è pubblicato, ma anche in base alle citazioni di un articolo che non compare nella rivista che pubblica.

In altre parole, se un articolo è pubblicato su La Rivista degli Economisti Eterodossi (LREE – un nome fittizio) e poi viene citato centinaia di volte, ma solo in quel giornale, l’impatto dell’articolo è minore di quanto sarebbe se esso venisse citato molte volte anche in La Rivista degli Economisti Ortodossi (LREO – un’altra rivista fittizia).

E qui sta il punto. Non solo gli articoli pubblicati in LREO evitano di citare articoli pubblicati in LREE, essi citano molti articoli pubblicati all’interno di una varietà di altre riviste ortodosse.

Le riviste eterodosse adottano la strategia esattamente opposta. Esse citano molti degli articoli pubblicati in LREO, anche altre riviste ortodosse di prestigio, ma evitano accuratamente di citare articoli pubblicati nelle altre riviste eterodosse. Per esempio, articoli su LREE tenderanno a citare articoli pubblicati in LREO ma non in altre riviste eterodosse. Quindi gli economisti eterodossi migliorano le valutazioni delle riviste ortodosse mentre deprimono le valutazioni delle riviste eterodosse.

Questo ha ovvi effetti incentivanti. I giovani ricercatori hanno necessità di ottenere incarichi, e la strada per ottenere incarichi è quella di pubblicare in riviste ben valutate. Ergo, pubblicare in riviste ortodosse. C’è un forte incentivo a far sì che una persona invii le sue migliori ricerche a riviste ortodosse (per migliorare la sua stessa valutazione) e mandi la sua roba più squallida alle riviste eterodosse. (Scusate, ma andava detto.)

C’è di peggio. Leonhard Dobusch e Jakob Kapeller dividono gli articoli pubblicati fra le riviste eterodosse e quelle ortodosse in tre categorie: formali, informali ed econometrici. Ora, molte persone possono pensare che quasi per definizione, la ricerca eterodossa tende ad essere informale. Infatti, molti economisti ortodossi rifiutano gli articoli eterodossi, bollandoli come “giornalistici”. Gli autori, comunque, scoprono che molte delle migliori riviste eterodosse sono invece fortemente propense al formalismo e dall’econometria. E gli articoli così classificati tendono ancora di più a citare la ricerca ortodossa e a limitare le citazioni alle riviste eterodosse.

Infine, almeno alcune riviste eterodosse hanno adottato regole abbastanza restrittive nel rendere disponibili i documenti prima e dopo la pubblicazione. In altre parole, richiedono che l’autore eviti di pubblicare la ricerca nella forma di working paper [“documento di lavoro” disponibile pubblicamente, ndt], così da restringere la disponibilità della ricerca agli articoli della rivista. Questo rende difficoltoso reperire  il lavoro per coloro che non sono abbonati, e quindi essi sono molto meno propensi a citarla. Praticamente per definizione, coloro che pubblicano nelle riviste ortodosse non leggono riviste eterodosse. (E non è vero il contrario: gli economisti eterodossi leggono le riviste ortodosse e spesso si abbonano ad esse).

A titolo informativo, io non sono una parte disinteressata. Jan Kregel ed io siamo stati nominati i nuovi editori della principale rivista Post Keynesiana, il Journal of Post Keynesian Economics [JPKE, Rivista dell’Economia Post Keynesiana, ndt]. Dobusch e Kapeller analizzano la JPKE in dettaglio e riscontrano che essa spicca molto come un esempio di quello che identificano come

un insieme di pratiche comuni tra le scuole eterodosse che consideriamo particolarmente problematiche in termini dell’odierna lotta tra diversi paradigmi e che chiamiamo “lezioni per l’auto-emarginazione di un paradigma”: la prima lezione, “sii esclusivo”, ha a che fare con la mancanza di pluralismo e apertura all’interno e fra le diverse scuole eterodosse. La seconda lezione, “prega le divinità del tuo nemico”, indaga le conseguenze parzialmente perverse dell’economia mainstream [l’ortodossia, ndt] nelle sue tendenze a (1) matematizzare la ricerca economica e (2) identificare la “ricerca empirica” con l'”econometria”. La terza lezione, “rendi scarsi i tuoi articoli”, analizza come (la mancanza di libero) accesso alla ricerca eterodossa influenzi la sua posizione nell’odierna lotta tra paradigmi.

Questo è qualcosa su cui gli editori delle riviste eterodosse devono lavorare.

Come?

Primo, smettete di citare eccessivamente i lavori degli economisti ortodossi. Da ciò che ho visto, molti autori eterodossi fanno questo in modo automatico – suppongo per mostrare che stanno tenendo il passo degli sviluppi nel mainstream. Quello che in realtà fanno è promuovere le valutazioni delle riviste ortodosse.

Secondo, se volete essere davvero pluralisti, introducete nella vostra ricerca tutta la varietà della ricerca eterodossa. E non includete solo l’economia eterodossa. L’economia è una cosa incredibilmente complessa e la nostra comprensione sarà migliorata se si considera la migliore ricerca realizzata nelle varie discipline. Inoltre, starete promuovendo le valutazioni delle altre riviste eterodosse – che se ricambiano spingeranno le valutazioni della rivista in cui state pubblicando.

Terzo, lavorate con gli editori per assicurarvi che la ricerca sia disponibile prima e dopo la pubblicazione nelle riviste. Come notano gli autori, la ricerca eterodossa largamente disponibile sottoforma di working papers viene letta. Infatti essi notano che:

Novarese e Zimmermann (2008) segnalano che gli articoli eterodossi pubblicati sulla piattaforma RePEc e distribuiti tramite la mailing list del “New Economic Papers” (NEP) sono, in media, scaricate più spesso rispetto agli articoli mainstream. Quindi sembra ragionevole aumentare consapevolmente la diffusione del lavoro eterodosso tramite canali digitali come piattaforme di ricerca o mailing list.

Questa scoperta non è inattesa. La ricerca eterodossa è molto più interessante e infinitamente più coerente con la realtà. La ricerca ortodossa è retrograda – non fa progredire la conoscenza. Imposta una scelta, la ricerca eterodossa verrà preferita alla ricerca ortodossa.

È necessario che Gli economisti eterodossi smettano di “auto-emarginarsi”; È necessario che smettano di “escludere” gli approcci eterodossi dei colleghi; È necessario che smettano di pregare “le divinità dei loro nemici” (l’eccessivo utilizzo della matematica e dell’econometria); e È necessario che smettano di produrre “articoli scarsi”.

 

Originale pubblicato il 17 dicembre 2014

Traduzione a cura di Daniele Busi


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