ACCESSO UNIVERSALE AL LAVORO DIGNITOSO

Soffocare l’economia con l’obiettivo di creare un esercito di disoccupati in concorrenza con chi lavora è funzionale ad evitare la verticalizzazione del conflitto, promuovendo la lotta orizzontale tra poveri.

Con disoccupazione 0% intendiamo una situazione in cui è assente il fenomeno della disoccupazione involontaria, una situazione che può essere garantita in maniera persistente nello scenario macroeconomico, in cui l’irreperibilità di lavoratori disoccupati porta le aziende a “rubarsi” i lavoratori a vicenda e che consente quindi, a chi vive del proprio lavoro, di scegliere la propria attività e pretendere la condivisone dei frutti dei progressi fatti dal sistema produttivo. Perché questo avvenga è necessario che tutta la forza lavoro disponibile venga sempre comprata.

Va premesso e ricordato che l’offerta di lavoro, simmetricamente, corrisponde ad una domanda di valuta (chi vende lavoro lo fa al fine di acquisire valuta); la domanda di valuta è funzione del livello di tassazione: più alto è il livello di tassazione, maggiore sarà la quantità di valuta di cui le persone avranno necessità e, dunque, di lavoro che offriranno nel “mercato del lavoro”; proprio per via della tassazione, d’altro canto, solo lo Stato ha la possibilità di effettuare una spesa che assicuri che tutta la forza lavoro venga comprata, dato che la valuta necessaria a pagare le tasse può provenire solo dalla spesa statale.

È quindi prima di tutto necessario “regolare” i livelli di spesa e tassazione in modo tale da mantenere nell’economia un livello di spesa complessiva tale da comprare tutto il lavoro offerto. Più il privato si astiene dalla spesa, dunque, più la spesa pubblica dovrà essere alta. Più si aumenta il livello di tassazione, meno gli agenti del settore privato potranno spendere e più lo Stato dovrà aumentare la sua spesa per mantenere nel sistema un livello di spesa complessiva tale per cui tutta la forza lavoro sia “comprata”.

Non ci sono limiti alla capacità nominale di spesa dello Stato monopolista della valuta; ogni limite al deficit pubblico è autoimposto e, se lo Stato spende fissando il prezzo della propria valuta ancorando l’importo unitario di spesa ad una quantità definita e stabile di lavoro comprato, mantenendo quindi costante nella creazione della valuta  il rapporto tra creazione di ricchezza reale e di valuta, massimizza la stabilità dei prezzi.

Lo Stato realizza questo “ancoraggio” fissando la quantità di lavoro che il privato deve fornirgli in cambio di un’unità di valuta e assicurando, in ogni momento presente e futuro, che ogni soggetto privato che intende acquisire un’unità di valuta potrà sempre farlo tramite i Piani di Lavoro Transitorio, fornendo allo Stato la quantità di lavoro che ha individuato come corrispettivo stabile per l’unità di valuta.

 

Ma la libertà senza giustizia sociale
può essere anche una conquista vana.
Mi dica, in coscienza, lei può considerare
veramente libero un uomo che ha fame,
che è nella miseria, che non ha lavoro,
che è umiliato perché non sa
come mantenere i suoi figli e educarli?
Questo non è un uomo libero.
Sarà libero di bestemmiare, di imprecare,
ma questa non è la libertà che intendo io.

 

SANDRO PERTINI

Presidente della Repubblica Italiana (1978 – 1985)

 

Il problema della sostenibilità del debito pubblico non esiste per uno Stato monopolista della valuta. Per comprendere appieno quest’affermazione è anche qui necessario un salto ideologico, che verrà favorito dalla lettura della bibliografia e, in particolare, di Seven Deadly Innocent Frauds of Economic Policy di Warren Mosler.

Garantire la piena occupazione è in sé anche un meccanismo di equità territoriale, oltre che sociale.

A livello territoriale, la disoccupazione tende a concentrarsi sempre nelle stesse zone per via di logiche intrinseche al capitalismo. Ciò innesca fenomeni di spopolamento e sradicamento demografico forzato dei territori svantaggiati, con diffusione endemica di patologie sociali quali disagio psicofisico, alcolismo, violenza domestica e suicidi, che compromettono il potenziale economico delle comunità, l’equità, la dignità degli individui, la coesione e l’equilibrio sociale.

All’interno del quadro di finanza funzionale sopra descritto, al fine di stabilizzare l’economia a livello di piena occupazione, di assicurare autenticamente l’accesso universale al lavoro ponendo fuori mercato le forme di lavoro degradanti e con remunerazione da povertà, deve essere realizzato un Piano di Lavoro Transitorio.

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