L'Editoriale

Assemblea di Confcommercio, il “vero” evento di giugno

1 – Il non-evento monetario

L’evento più importante della scorsa settimana è stato oscurato dal pseudo-intervento risolutivo di Mario Draghi sui tassi d’interesse. Su quest’ultimo è stato scritto abbastanza, è sufficiente un rapido riepilogo:

I tassi d’interesse negativi su depositi e riserve delle Banche commerciali presso la BCE ridurranno il reddito netto da interesse e i margini di profitto del sistema bancario in aggregato che non può decidere autonomamente “quante riserve” detenere, essendo risultante del risultato netto dei pagamenti Settore pubblico – sistema interbancario in aggregato. Dai tassi negativi non deriveranno “più prestiti” all’economia reale. La sintesi è quella di Warren Mosler, e poi di Mike Norman:

La BCE opera in modo tale da rimuovere un altro poco di rendimento da interesse dall’economia, rendendo ancora più difficile “procurarsi gli euro”/riducendo la domanda aggregata un altro po’, etc.
(W. Mosler)

La politica monetaria in qualsiasi forma non può risolvere ciò che affligge l’Europa. Né può farlo negli U.S.A.
(M. Norman)

Per approfondimenti: A.Terzi – Domande e risposte sui tassi d’interesse negativi e M. Auerback – i tassi d’interesse negativi non saranno d’aiuto.

Il grosso problema con i tassi negativi sulle riserve è semplicemente che le banche non prestano le loro riserve (eccetto che tra loro reciprocamente), così che l’impatto del tasso di interesse negativo pone una tassa sul Sistema bancario che reduce I margini e probabilmente indurrà le banche a trasferire I costi extra ai loro client con varie modalità. (…) È la combinazione del fatto che le nazioni Eurozona utilizzino una valuta estera (l’Euro) con il fatto che l’emettitore della valuta (la BCE) non permetta che le nazioni abbiano dei deficit appropriate che costituisce il problema dell’Eurozona.
(M. Auerback)

Sulle altre misure monetarie ancora in fase d’ipotesi, come il QE, avevamo scritto qui, un mese e mezzo fa: LINK.

2 – L’evento: Assemblea generale di Confcommercio

Ma l’evento realmente importante per l’economia reale in Italia si è tenuto a Roma: l’Assemblea generale di Confcommercio, con la relazione del presidente Sangalli e la partecipazione del Ministro Guidi (Sviluppo Economico).

Confcommercio associa per la stragrande maggioranza attività imprenditoriali che operano nel mercato interno, che è quello che subisce pesantemente gli effetti del calo di domanda (volumi arretrati di 11 anni):

Meno redditi > Meno spesa > Meno vendite > Meno fatturati > Aumento fallimenti > Aumento licenziamenti > Meno redditi > Meno spesa> etc etc.

Confcommercio dovrebbe, teoricamente, essere la roccaforte che si oppone fermamente (tanto più nel contesto attuale) a:

  1. Riduzioni di spesa
  2. Riduzione dei redditi disponibili per i potenziali consumatori/clienti degli associati (– reddito = – capacità di spesa = – domanda)

Ma il volantino che promuove l’evento è questo:

assemblea 2014

In un momento in cui il settore privato è in profonda crisi e NON SPENDE, e questo paralizza e distrugge la domanda interna, è preoccupante che Confcommercio invochi ulteriori riduzioni di spesa!!!

Ogni riduzione di spesa si tramuterà in riduzione di clienti e produzione invenduta / aumento di scorte in magazzino per gli associati Confcommercio.

3 – La contrazione del credito bancario

Nella sua relazione il Presidente Sangalli lamenta che

il sistema bancario continua ad essere troppo rigido e timido

ma anche questo discende dalla contrazione dell’economia reale:

  1. Nella prima fase della crisi chi è indebitato cerca di ripagare i propri debiti e di non contrarne nuovi, e questo riduce “i soldi” in circolazione e quindi la spesa aggregata;
  2. Le banche irrigidiscono i propri parametri nella concessione del credito, in risposta a fatturati che complessivamente calano, clienti che diventano “peggiori, più rischiosi“;
  3. Nella seconda fase sono gli stessi potenziali clienti che non chiedono l’erogazione di credito, a causa di aspettative negative verso il futuro;

4 – Le “riforme” e la distruzione del mercato interno

La soluzione, nella proposta Confcommercio, sono la riduzione della spesa, il taglio delle tasse e le

riforme: farle è la parola d’ordine”, oltre che “l’unica strada per presentarci in Europa con dignità.

Il taglio delle tasse sarebbe un intervento utile. Il problema in Italia sono i deficit troppo bassi, che causano produzione invenduta. La soluzione è ampliare i deficit, e questo può avvenire con meno tasse a parità di spesa, più spesa a parità di tassazione, o un mix di meno tasse e più spesa.

Ma quali sono le “Riforme”?

Qui entra in gioco il Ministro Guidi e il suo blocco socio-economico di riferimento. Le “riforme” proposte dal Governo Renzi e dal Ministro Guidi sono quelle che mirano a deflazionare il mercato del lavoro interno, a ridurre i redditi interni; sono ampiamente sponsorizzate da Confindustria, in cui è predominante il blocco delle imprese/Società manifatturiere esportatrici, che spingono per poter pagare salari più bassi e produrre così a prezzi più bassi. Ma le “riforme” che precarizzano i lavoratori e li mettono in condizione di accettare una lenta cinesizzazione hanno l’effetto, ovvio, di impoverire i potenziali clienti per gli associati Confcommercio: chi ha meno reddito spende meno, contrae meno prestiti bancari, e questo si traduce in meno clienti.

In ultima analisi, le RIFORME saranno uno strumento che avvantaggerà il blocco dei produttori esportatori (Confindustria), e colpirà chi lavora nel mercato interno (Confcommercio). Le “Riforme” RIDURRANNO LA SPESA AGGREGATA. Sono due esigenze che non sono conciliabili. Se prevarrà la linea pro-export, il mercato interno sarà distrutto. Se prevarrà la linea Confindustria, gli associati Confcommercio saranno colpiti sempre più duramente, aumenteranno le sofferenze e i fallimenti.

Sì, l’attività commerciale potrà pensare ad un illusorio giovamento dal poter licenziare con maggior facilità, ma avrà un enorme danno da tutti i clienti che perderà perché a causa delle “riforme” spenderanno sempre meno perché percepiranno il proprio ridotto reddito come sempre più incerto.

5 – Il Ministro Guidi e le tasse. Proclami e realtà.

E questo ovviamente avverrà nonostante il Ministro Guidi abbia rassicurato Confcommercio:

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Il Ministro procede, infine, parlando di riduzioni fiscali:

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che nei documenti del Governo non esistono. Il Documento di Economia e Finanza di Aprile 2014 certifica che il Governo, tra il 2013 e 2018, ha previsto di:

  1. aumentare le entrate tributarie di oltre 66 mld di €
  2. aumentare il SALDO PRIMARIO (differenza tra quanto lo Stato tassa e quanto spende)di oltre 44 mld di €!!!

guidi tabella

Mentre il Ministro Guidi rassicurava Confcommercio a parole, nella realtà il Governo ha già programmato di aumentare le tasse e ridurre i soldi in circolazione!

La reale linea di politica economica del Governo, quindi, è questa:

  1. Lavoratori più “competitivi”, con redditi più bassi e più precari (che spenderanno meno)
  2. Stato che aumenterà le tasse e ridurrà la spesa.

Quale sarà l’esito di questa politica-killer nei confronti della domanda interna? Aumenterà la miseria e accadrà quello che abbiamo già segnalato su Twitter a Rai Economia, durante l’Assemblea:

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Ed è questo il vero, grave, evento accaduto la settimana scorsa. Non ha la faccia elegante di Mario Draghi, è un evento fatto da numeri nascosti oscurati da proclami fasulli e distruttivi. E avrà conseguenze pesanti ma, è chiaro, tutt’altro che imprevedibili.


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